A Trento una politica sotto la sufficienza?
Prima gli scontri nella giunta comunale di Trento. Poi gli scombussolamenti nell’Upt con la corrente di Lorenzo Dellai messa in un angolo. Poi il congresso del PATT con tensioni senza precedenti per la segreteria seguite da strascichi velenosi. Come il ‘vecchio’ saluto romano del neopresidente poi dimessosi, il siluro a Lorenzo Baratter per i suoi accordi firmati con gli Schützen. E poi - nelle ultime ore l’inchiesta che vede coinvolto il presidente della provincia Ugo Rossi in merito ad un appalto vinto dal cognato.
Negli ultimi tempi la politica trentina non si sta facendo mancare nulla. Dipingendo un quadro fortemente problematico. Per definirne i contorni e tentare in qualche modo anche un parallelismo con la situazione del vicino Alto Adige, abbiamo interpellato il giornalista Zenone Sovilla, un collega di origine bellunese che lavora per l’edizione online del quotidiano L’Adige.
salto.bz: Non era ancora scoppiato il nuovo scandalo legato a Ugo Rossi e già nei giorni scorsi il vostro direttore Pierangelo Giovannetti aveva scritto un editoriale durissimo. Il suo giudizio, lapidario, parlava di un decadimento della politica trentina ormai giunto oltre il livello di guardia. Ma il punto qui è se la vostra legislatura provinciale riuscirà a restare in piedi… Non è un problema da poco.
Zenone Sovilla - Penso che in un contesto di maggiore interazione democratica fra eletti e elettori probabilmente la legislatura finirebbe. E credo che ciò valga anche per la situazione nazionale.
Ma vedo anche scarsa volontà di mettere il dito nella piaga della pochezza e inadeguatezza della classe dirigente. In Trentino in questi giorni anche le minoranze appaiono alquanto timide.
Può essere che ci si preoccupi della scarsità di offerte politiche di un certo spessore alternative all'esistente. Ma in realtà credo che sia in ambito locale sia nazionale prevalgano l'attaccamento al ruolo e il timore di perderlo in caso di elezioni anticipate.
Ergo, credo che salvo sviluppi significativi e di rilevanza giudiziaria, la sola questione "politica" non condurrà allo scioglimento dei consigli.
Ma di là da questa previsione, ciò che sconcerta è l'assenza di elaborazione politica che vada oltre il piccolo cabotaggio o le faide interne ai partiti o alle coalizioni (nel caso trentino di un centrosinistra sfilacciato e dall'identità evanescente).
Prima l'Upt, poi il PATT. Tra poco toccherà al PD. Anche lì se ne vedranno delle belle oppure prevedi che in questo caso i democratici trentini possano uscirne bene, anche per gli attuali demeriti rissosi degli altri partner di maggioranza?
Mah, dipende da che cosa si intende per "uscirne bene". Noto in tutte e tre le forze politiche una prevalenza di personalismi che aggregano fazioni, più che un confronto serio sulla condizione del territorio e sulle visioni politiche necessarie per darsi un progetto di futuro.
Forse non si stanno rendendo conto fino in fondo di quale sia l'impatto che i processi economici globali sta avendo anche qui.
Così come non mi pare abbiano messo del tutto a fuoco che in quest'epoca è in gioco lo stesso assetto istituzionale differenziato che ha garantito una posizione favorevole alla provincia di Trento, in virtù dell'affiancamento storico al Sudtirolo.
La politica del navigare a vista induce probabilmente anche il Pd trentino a ritenere che si possano perpetuare soluzioni estemporanee rappresentate dalle intese romane sui pacchetti di voti parlamentari in cambio delle cosiddette "norme di garanzia" per l'autonomia speciale.
Così come reputo illusorio ritenere che l'abbraccio con Bolzano sia un'assicurazione sulla vita della specialità trentina.
Ho forti dubbi e fuori di questi asfittico steccato "ideologico" non vedo nulla, nessuna visione per così dire propulsiva che possa aiutare il Trentino a immaginare, elaborare, costruire percorsi meno sterili e ripetitivi al limite del pavloviano.
Nei giorni scorsi in consiglio regionale è stata in qualche modo riaffermata la divisione esistente tra AA e Trentino per quanto riguarda il percorso di revisione dello statuto di autonomia. Ci puoi spiegare qual è secondo te la sostanza della preoccupazione del Trentino in questa fase? I legami storici tra SVP e PATT che fine hanno fatto. O, meglio, qual è la loro sostanza oggi?
Riallacciandomi alle osservazioni precedenti, credo che la preoccupazione della classe dirigente trentina sia sempre la stessa e alquanto banale, forse pure ingenua: restare sul vagone del treno con il Sudtirolo perché si ritiene che sia l'unico che certamente resterà per sempre attaccato alla locomotiva.
Da questo punto di vista mi pare che, di là dalla facciata, non manchino attriti di fondo fra Patt e Svp.
Personalmente considero debole una visione politica, peraltro generalizzata nei partiti trentini salvo forse il M5S, che sul fronte delle criticità istituzionali sostanzialmente si limita a investire quasi tutto nel rapporto con Bolzano, malgrado la notoriamente scarsa ricettività, per così dire, dell'interlocutore.
Il fallimento dell'ipotesi di un percorso regionale condiviso per il terzo Statuto credo sia la conferma di una relazione non certo simmetrica fra le due province, con Trento preoccupata più di stare al traino di Bolzano che di darsi una propria connotazione forte nel percorso verso un futuro denso di incognite istituzionali (anche perché a Roma non ci sarà per sempre un governo che per quanto centralista ha bisogno di voti autonomisti e fa concessioni).
In questo contesto trovo allarmante, per i trentini, il vuoto che caratterizza, per esempio, il ruolo di Trento nell'ambito delle aree alpine italiane. Trento potrebbe fungere da catalizzatore di un percorso sulla questione delle popolazioni montane, aprendo una prospettiva postmoderna di autonomia. Invece larga parte del potere locale preferisce inscenare nostalgiche e illusorie rievocazioni politiche e sociali dell'impero che fu e del Tirolo meridionale.
Qual è la vista da Trento sulla politica altoatesina? E su quella bolzanina in particolare? Che impressione hai del 'come siamo messi'? Spesso le cose da fuori si vedono in modo molto diverso. E saperlo aiuta...
Per quanto riesca a seguire da fuori, devo dire che l'impressione non è particolarmente appassionante.
Noto, da un lato, la replica di alcuni vizi della politica italiana.
Peraltro anche in Sudtirolo, così come in Trentino, la presunta "diversità" non sfugge, in realtà, ai meccanismi del mercato, agli affari, a dinamiche spesso socialmente negative assecondate anche dalle istituzioni.
Dall'altro lato, vedo alcune peculiarità che reputo deludenti: il permanere di pulsioni nazionalistiche; un certo ostracismo verso le visioni che promuovono il meticciato invece della rigidità degli steccati etno-linguistici; il problema serio, in questo contesto etnico, della relazione di potere in ambito locale fra minoranza e maggioranza.
In definitiva, la mia sensazione è che il Sudtirolo abbia scelto di vivere un po' in una gabbia, il che può dare protezione, ma impedisce di volare malgrado le ali forti di cui si dispone...