Le due vite: una storia al margine

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Merano, Theater in der Altstadt – Non accade spesso che nella nostra provincia lo stesso testo teatrale venga proposto in due lingue, italiano e tedesco, con la stessa interprete - precisissima nel suo difficile lavoro, Johanna Porcheddu, e lo stesso ensemble musicale. "Le due vite", spettacolo tratto dal libro Autobiografie della leggera di Danilo Montaldi, è un’eccezione significativa e speriamo un ottimo punto di partenza. Presentato la scorsa settimana in lingua tedesca e il 14 maggio nella sua versione italiana, lo spettacolo si muove su due binari di domande: una riguarda il linguaggio, l’altra la morale.
Il primo livello di riflessione riguarda la lingua. Tradurre un testo come quello di Cicci – una testimonianza tragica, sporca e ironica – significa ripensarlo, cercare le parole giuste, trasporlo in un'altra sensibilità. La doppia regia di Christina Khuen (per la versione tedesca) e Flora Sarrubbo (per quella italiana), unita alla traduzione curata da Gabriele Montaldi-Seelhorst, evidenzia come il linguaggio influenzi la percezione. Cambia il ritmo, cambiano le sfumature, forse cambia anche il modo di comprendere. Questa operazione è possibile perché si tratta di una storia italiana, ambientata nella pianura padana tra le due guerre, che però possiede una forza intrinsecamente universale, capace di attraversare culture, contesti e traduzioni differenti.
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"Le due vite" segue Cicci, una donna che racconta la sua esistenza divisa in due fasi: la prima, vissuta nella prostituzione per necessità; la seconda, come madre e moglie in una situazione "regolare", secondo i codici della società borghese. Il racconto, accompagnato dalle musiche originali del Trio Conductus (Marcello Fera, Nathan Chizzali, Silvio Gabardi), è costruito nella forma del melologo, dove musica e parola si intrecciano in un tessuto emotivo unico.
Il secondo asse dello spettacolo è quello più scomodo. La riflessione su chi vive ai margini, su chi sopravvive grazie a compromessi, scelte non sempre legali, esistenze considerate da moltissimi "indecorose". In un tempo come il nostro, sempre più ossessionato da legalità e decoro - dove anche sdraiarsi su una panchina o sedersi per terra diventa reato - "Le due vite" ci ricorda che spesso non sono regole e leggi a definire la dignità di una persona, ma le condizioni in cui si trova a vivere, spesso senza alternative, e come le affronta. Cicci guadagnava bene nella sua prima vita, era indipendente e forse a tratti, soddisfatta; nella seconda, pur dentro i binari del rispetto sociale, si ritrova senza autonomia economica, con tre figli (uno malato), fatiche e rinunce.
E allora la domanda scomodissima: stava meglio prima?
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Non è una provocazione o un elogio alla prostituzione o all’illegalità, ma un invito a guardare con più lucidità la zona grigia della moralità. Cosa è davvero decoroso? Una donna che cresce figli e tiene casa senza possibilità di scelta e senza ritorno economico è davvero più rispettabile o auspicabile di chi si garantisce autonomia in modi discutibili - purché nel rispetto delle vite altrui? Lo spettacolo ovviamente non fornisce risposte esatte, ma mantiene viva la domanda, e questo è sufficiente.
Nelle analogie e nei contrasti tra le due versioni linguistiche si rivela tutta la forza di una storia radicata in un’Italia del passato, ma ancora straordinariamente attuale. Quella di Cicci è una voce che anticipa la questione femminile oltre che quella degli emarginati, dei balordi e dei ribelli, per usare le parole dell'autore Danilo Montaldi. È la voce degli ultimi e di chi sopravvive come può, senza fare del male agli altri. È anche la voce di chi ci obbliga a interrogarci su cosa significhi davvero vivere una vita dignitosa, quali siano i parametri e quali siano i veri pilastri su cui costruire una società.
Lo spettacolo sarà nuovamente in scena al Theater in der Altstadt di Merano venerdì 16 maggio alle ore 20 e domenica 18 maggio alle ore 18.
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I biglietti si possono prenotare sul sito del Tida.