Economy | Turismo

Welcome to Dolomites Land

Il paradosso turistico in Alto Adige – Südtirol, ma soprattutto nelle Dolomiti, continua a ostentarsi sempre di più. E intanto, tutto rimane come prima, anzi.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Turisten am Petilerkofel
Foto: Elide Mussner
  • sovraffollamento turistico

    Il paradosso turistico in Alto Adige – Südtirol, ma soprattutto nelle Dolomiti, continua a ostentarsi sempre di più. Da una parte le affermazioni per un turismo meno impattante, più consapevole, che miri alla qualità, si moltiplicano, dall’altra però tutto rimane come prima, se non peggio.

    Durante questa stagione estiva abbiamo raggiunto un altro tipping point, un punto di non ritorno. Dopo l’escalation post serie televisiva al Lago di Braies, l’assalto alla chiesetta di Ranui in val di Funes ora arriva l’hot-spot Seceda. Da diversi anni ormai meta ambita di cacciatori di selfie, come se le Odle fossero semplicemente uno sfondo fotografico davanti a cui mettersi in posa. Non ci si è mai preoccupati di prevenire il peggio finché il peggio non è arrivato. L’afflusso eccessivo alla funivia del Seceda ogni giorno, day-in day-out, blocca completamente il paese di Ortisei. Tutti fermi. E non è una questione né di parcheggi che mancano né di mobilità che va ripensata, o addirittura di portata della funivia, che a dire del proprietario dovrebbe quasi triplicare. Alla radice la questione è molto semplice: SOVRAFFOLLAMENTO. È questa la parola che possiamo usare, se non ci piace parlare di “overtourism”, perché troppo trash. Troppe persone in uno spazio troppo piccolo mandano in tilt il sistema. In teoria è un quesito banale: se verso troppa acqua in un recipiente troppo piccolo, dopo un po’ straborderà… elementare Watson.

    E devo dire che da gardenese mi facevano quasi tenerezza i politici provinciali che tutto ad un tratto si sono accorti che, ops, forse anche in Val Gardena abbiamo un problemino di sovraffollamento. E ora cosa facciamo? Ma la politica dovrebbe essere l’arte del prevenire, non del reagire.

    E poi, come ogni estate si fa un gran parlare del problema del traffico nelle Dolomiti e sui suoi passi. Come se ogni anno di nuovo ci si svegliasse di soprassalto a luglio, accorgendosi che, oh mamma mia, anche quest’anno abbiamo questo problema?! Questa volta si sono movimentate anche le organizzazioni turistiche locali della Val Gardena e della Val Badia, con una lettera aperta alla provincia. Dall’altra parte però anche loro continuano a farsi sponsorizzare da case automobilistiche, e a poco servono gli scongiuri che l’uno non ha a che fare con l’altro. È un po’ come lamentarsi di avere qualche chilo di troppo continuando a mangiare oltre la fame. 

    L’associazione degli albergatori continua a ripetere a mo’ di mantra che no, non abbiamo un problema di overtourism in Südtirol. Una voce che sembra arrivare da un pianeta lontano. Anche se bisogna ammettere che un passettino è stato fatto, quando qualche settimana fa il suo presidente si è ricreduto dicendo che, beh, forse sì, in qualche luogo come al Seceda, questo problema potrebbe anche esserci.

    La giunta provinciale sembra semplicemente sopraffatta. Non c’è una chiara strategia per approcciare una questione che sta davvero deragliando, soprattutto in termini di mood diffuso tra la popolazione. Un deragliamento che in primis va proprio a nuocere all’immagine dello stesso settore turistico locale. Autolesionismo. Dopo l’importante passo del limite ai letti, il così detto “Bettenstop”, che avrebbe potuto essere davvero una pietra miliare per una nuova direzione nella gestione del turismo provinciale, non è successo più nulla. Anzi. L’impressione è che l’attuale giunta provinciale abbia cambiato completamente rotta. Il mantra lo conosciamo da mo’: il turismo ha portato benessere, abbiamo bisogno del turismo, tutti viviamo del turismo, il turismo è un’importante colonna dell’economia locale, per qualche mese all’anno bisogna avere pazienza… e fin qui tutto chiaro. Ma non è certo guardando indietro che si riesce ad andare avanti. Qual è la visione? Proprio perché il turismo è importante per l’economia della nostra provincia, abbiamo urgente necessità di averne una chiara. In quale direzione vogliamo evolvere? Perché attualmente stiamo andando a tutto gas con la musica a palla dritti verso il dirupo.

    Sotto il mantello del “turismo di qualità” si continua a rincarare i prezzi, un rincaro che non va soltanto a toccare il turista stesso ma anche e soprattutto la popolazione locale. Siamo arrivati ad un punto in cui le organizzazioni turistiche avviano progetti di local-card per la popolazione, dei sistemi attraverso i quali le cittadine e i cittadini possono accedere a offerte e sconti. Una specie di carta vantaggi. La situazione evidentemente si è ribaltata: oggi del benessere che arriva dal turismo, ben poco sembra rimanere al cittadino comune, che anzi necessità di un sostegno per riuscire a vivere nel “Tourismusland Südtirol”. Senza parlare della grande emergenza in termini di abitazioni. Un tema che soprattutto per la popolazione ladina, segna una cesura nello sviluppo storico: i ladini che devono lasciare le loro valli perché non riescono più a sostenere i costi di vita, sono ladini che lasciano la loro terra, la loro cultura, le loro scuole. È un’emigrazione interna le cui conseguenze potranno essere drammatiche per la più piccola minoranza linguistica dell’Alto Adige-Südtirol.

    Dall’altra parte le nostre valli si riempiono di turisti asiatici, arabi e americani, che lasciano un’amara sensazione di colonialismo in bocca. Arrivano, consumano, investono, invadono gli spazi mistici della montagna senza avere la più pallida idea di come ci si comporti, di quali siano le tradizioni, l’etichetta locale. Volano i droni e si piantano le tende nei parchi naturali, si sfoggiano abiti da sposa a 2.500 metri e dello spirito del luogo chi se ne importa. Anche la Fondazione Dolomiti UNESCO in tutto questo aleggia solo come un fantasma tra i monti. Nessuno la sente, nessuno la vede. E intanto le Dolomiti si sgretolano, si riempiono di rumore e di folla, si svuotano della loro anima. Welcome to Dolomites Land!

    Snocciolando tutti questi pensieri mi ritrovo sconsolata. Riusciremo mai a riprendere coscienza, a togliere l’acceleratore dal gas, a comprendere che qui si tratta della nostra terra e della nostra vita?