Un'università può essere libera e autonoma?
Cos’è un’università? Può essere uno strumento di garanzia dell’autonomia?
E ancora: un’università può dirsi autonoma quando è formalmente ‘libera’ come a Bolzano, ma è comunque sottoposta ad un controllo surrettizio degli enti pubblici tramite i mutevoli criteri di erogazione dei fondi?
Il tema sopra citato, in cui il concetto di autonomia viene ‘smontato’ dalla funzione 'totem' tipica delle dinamiche politiche altoatesine, è oggetto in questi giorni di un interessante convegno in tre giorni proposto dall’Istituto Internazionale di Studi Europei ‘Antonio Rosmini’.
I lavori del convegno si svolgono utilizzando differenti prospettive.
La prima visuale è quella della ricerca universitaria. Gli operatori attivi in questo settore vengono chiamati a svelarne l’essenza, funzione, metodo ed obiettivi.
Poi vengono coinvolti naturalmente gli stessi operatori del mondo universitario, che sono chiamati a testimoniare il funzionamento dell’apparato, verificandone potenzialità e limiti in termini di autonomia.
A prendere la parola sarà quindi il mondo dell’informazione, anch’essa intesa - come affermano gli organizzatori - quale “forma di creazione e di trasmissione della conoscenza”.
L’ultima prospettiva protagonista del convengo sarà quella della ‘formazione’, intesa come momento di acquisizione e di trasmissione di competenze e di capacità operative. Ma anche di ‘problem solving’, cui segue la verifica, ovvero il riscontro qualitativo e cioè il tentativo di rendere omogenei e comparabili profili metodologici distinti, propri di distinte discipline.
Particolarmente interessante appare la riflessione proposta in merito alla ‘libertà della ricerca’.
“La ricerca è libera se e nella misura in cui possa dirsi davvero funzionale al territorio: solo la sua capacità di confrontarsi con le esigenze espresse dal substrato primo di riferimento nel tentativo di saziare la fisiologica domanda di indagine scientifica (che è domanda di conoscenza), può generare ricadute positive, anche di ordine economico. In ciò si può intravedere il legame indissolubile che avvince la libertà di ricerca con il finanziamento della ricerca “utile”.”
Ma per Salto ancora più importante e centrale è l’accento posto sull’essenza dell’informazione che - per gli organizzatori del convegno - “è tale se e in quanto sia obiettiva ed informi nel plurilinguismo”.
“L’informazione però sconta l’innato e apparentemente indissolubile scontro tra la riservatezza e la trasparenza: principi che il Legislatore non pare aver riordinato gerarchicamente, con ciò lasciando aleggiare sulla materia gli effetti perversi del principio di contraddizione.”