Politics | Bolzano

Una festa per Berta Cáceres

Domani al Pippo la festa (con cucina e raccolta fondi) per il COPINH, l'organizzazione dell'Honduras fondata dalla leader ambientalista e femminista assassinata nel 2016.
Berta Càceres
Foto: fidh.org

Una festa in piena regola in onore di Berta Cáceres, leader ambientalista e femminista assassinata nel 2016, cofondatrice del “Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras” (COPINH). Organizzata dal Comitato Italia-Centro America (CICA) e dalla Biblioteca Culture del Mondo con il sostegno del Comune, la festa si terrà domani (domenica 16) al “Pippo Stage” di Bolzano, a partire dalle 11 e fino alle 18. Con possibilità di pranzare (cucina sudtirolese, centroamericana, asiatica), musica dal vivo e un momento di discussione per chi desidera saperne di più sulla figura di Cáceres, che per la sua resistenza allo sfruttamento delle risorse naturali e la difesa dei diritti del popolo Lenca, fu insignita del Premio Goldman.

 

 

L’idea, spiegano gli organizzatori e le organizzatrici, è di inaugurare un nuovo ciclo, riprendendo in mano uno dei progetti finanziati in passato da Los Quinchos, attraverso ad esempio le feste del primo maggio. “Vogliamo ricordare la figura di Berta Cáceres e raccogliere fondi per le lotte del COPINH, l’organizzazione di cui è stata fondatrice in Honduras” spiega l’antropologa e attivista femminista Marina Della Rocca, tra le promotrici dell’iniziativa. Nato nel 1993, il COPINH ha alle spalle quasi trent’anni di battaglie contro il potere coloniale e l’espropriazione delle terre (e delle acque) dei popoli indigeni in America Latina, “un potere politico e delle multinazionali, che agiscono insieme”. Il COPINH ha fatto rete anche al di fuori del Sudamerica, “con contatti con il popolo palestinese e curdo, per la simile lotta portata avanti”, ricorda Della Rocca. E con un intreccio tra vari tipi di lotte: quella ambientalista, per i popoli indigeni e contro il patriarcato. “È un’accezione nostra, ma si tratta di una lotta necessariamente intersezionale e anti-patriarcale, nel senso più ampio del termine. Non solo rispetto alle discriminazione e allo sfruttamento dei corpi delle donne, ma anche anti-coloniale e anti-imperialista”, sottolinea l’antropologa.

 

Lotte antipatriarcali

 

C’è un coordinamento femminista del COPINH, prosegue Dalla Rocca, e “un tribunale contro il patriarcato, con giornate di denuncia e di processo contro il sistema patriarcale”. Molte donne hanno preso il coraggio di denunciare violenze vere e proprie: se un compagno del COPINH viene denunciato, si tiene un processo pubblico, con una condanna sociale e materiale, “perché il COPINH non può accettare la violenza di genere”. Inoltre, “Cáceres ha sviluppato con le sue compagne diversi progetti, all’interno delle comunità, per la convivenza e la vita familiare quotidiana nel COPINH e nei confronti del governo e delle multinazionali”. È stata fondata una casa rifugio per proteggere le donne che subiscono violenza, con un progetto (ancora in via di implementazione) di assistenza medico-legale. Ci sono infine campagne di sensibilizzazione trasmesse dalle radio comunitarie, molto utilizzate nell’attivismo politico dei paesi sudamericani.

Per Della Rocca “lo sfruttamento culturale ed economico dei corpi è legato a un potere del simbolico dell’uomo bianco occidentale borghese su tutti i soggetti che non rientrano in questa categoria”. Alla festa di domani, l’idea è di “trasmettere contenuti e una visione politica”. Queste lotte intersezionali, che si intersecano tra loro e che sono anche anticapitaliste, antirazziste, contro le discriminazioni di classe, ci toccano e ci riguardano, perché anche noi siamo corresponsabili. La vicenda di Berta e il lavoro del COPINH ci possono insegnare molto. E dalle loro pratiche impariamo la necessità di lottare in forma intersezionale”.