“A pagare sono sempre gli stessi”

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La chiamata all’appello è per il prossimo 25 ottobre a Roma: una giornata di mobilitazione nazionale indetta dalla Cgil contro le politiche economiche del governo Meloni. “Una manifestazione – sottolinea Cristina Masera, segretaria generale della Cgil/Agb – il cui intento è quello di continuare ostinatamente a spiegare all’esecutivo che se non si riesce a trovare una soluzione ai problemi cronici di questo Paese il divario fra le classi sociali e l’impoverimento generale non faranno che aumentare”.
SALTO: Segretaria Masera, il 25 ottobre si torna in piazza con quali proposte?
Cristina Masera: La mobilitazione serve a puntare i riflettori sulla legge di bilancio di prossima approvazione, e include temi come il contrasto alla precarietà, la necessità di un ragionamento strutturato sulle politiche industriali, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Intanto, per quanto ci riguarda, il confronto di qualche giorno fa fra i sindacati e il governo è stato tutt’altro che fruttuoso, non c’è stata risposta alle nostre richieste. Un esempio su tutti: chiediamo di fermare la corsa al riarmo. Far fronte agli impegni presi dall’Italia – già gravata da un debito elevato – per aumentare la spesa militare richiederà grossi sforzi economici e di fatto un taglio di risorse in settori chiave come sanità, istruzione, servizi pubblici.
Quelli che stiamo sollevando non sono problemi nuovi ma problemi ancora irrisolti di cui una legge di bilancio dovrebbe tenere conto
La Cgil rilancia anche la “patrimoniale” per i super ricchi.
Quello che chiediamo è l’introduzione di un contributo di solidarietà da parte delle grandi ricchezze, i redditi sopra i 2 milioni di euro. Negli ultimi anni il potere d’acquisto del ceto medio è drasticamente diminuito e nel contempo salari e pensioni hanno subìto un aumento delle imposte dovuto al mancato adeguamento degli scaglioni Irpef all’inflazione, soffrendo l’effetto del cosiddetto drenaggio fiscale.
Che il sistema fiscale italiano sia iniquo è inoltre evidente poiché, a parità di reddito, lavoratori dipendenti e pensionati pagano molte più imposte dei professionisti autonomi, senza contare che il fenomeno dell’evasione fiscale nel lavoro autonomo continua ad avere dimensioni importanti. In aggiunta chi opera in regime di flat tax non paga né le addizionali regionali né quelle comunali, cioè non contribuisce ai servizi pubblici locali di cui beneficia.
Reclamiamo quindi non solo la restituzione del drenaggio fiscale già subìto da lavoratori dipendenti e pensionati ma anche la neutralizzazione di quello futuro sollecitando l’introduzione dell’indicizzazione automatica dell’Irpef all’inflazione – ovvero se quest’ultima aumenta le aliquote si devono parallelamente ridurre. Fra le altre cose chiediamo che nella manovra economica vengano stanziate risorse per finanziare la detassazione degli aumenti contrattuali da Ccnl. E c’è poi un’altra questione fondamentale da non trascurare.
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Quale?
Manca una visione di futuro sulla salvaguardia dei giovani rispetto al loro pensionamento. Per questo avevamo già proposto una pensione di garanzia al fine di dare una protezione previdenziale a chi ha impieghi precari e discontinui.
In sostanza quelli che stiamo sollevando non sono problemi nuovi ma problemi ancora irrisolti di cui una legge di bilancio dovrebbe tenere conto.
Ci sono in Alto Adige diversi pilastri positivi che vanno difesi poiché il rischio di vederli crollare esiste sempre
Temi come la difesa del potere di acquisto di salari e pensioni, il rafforzamento dello stato sociale, il contrasto alla precarietà e alle disuguaglianze sono prioritari anche in Alto Adige sebbene qui lo scenario generale sia meno grave che altrove. Come si declinano le rivendicazioni avanzate dalla Cgil nel quadro locale?
La Provincia possiede un buon bilancio, soprattutto non ha i debiti che invece opprimono lo Stato, e questi sono punti di forza. Ci sono in questo territorio diversi pilastri positivi che vanno difesi poiché il rischio di vederli crollare esiste sempre. Lo stato della sanità, per esempio, che è pubblica al 95% e vogliamo che resti tale anche in futuro. Inoltre abbiamo una legge sull’autosufficienza all’avanguardia rispetto alle altre realtà italiane, ma il timore è che questo sostegno stabilito giuridicamente possa essere cancellato.
Voglio poi ricordare che ci sono questioni ancora aperte. Non bisogna per esempio mollare la presa sul fronte della contrattazione nel pubblico impiego e delle altre contrattazioni territoriali che devono proseguire. In questo senso tanto c’è ancora da fare proprio perché l’inflazione in Alto Adige è più alta rispetto al resto d’Italia e il costo dell’abitare è molto elevato. Due fattori, questi, che allargano la forbice delle disuguaglianze sociali e aumentano la possibilità che i giovani vadano a cercare fortuna altrove, in contesti più attrattivi.
Il corteo del 25 ottobre può dare continuità all’iniziativa di milioni di persone che hanno riempito le strade d’Italia dopo l’abbordaggio israeliano della Global Sumud Flotilla. Cosa ci dice questo movimento spontaneo che abbiamo visto imporsi per chiedere la fine del genocidio in Palestina?
La portata della reazione che c’è stata per Gaza testimonia l’esistenza di una forte coscienza collettiva che molti credevano sopita a favore di un individualismo imperante. La paura diffusa era che l’indifferenza facesse ormai parte dell’agire quotidiano della stragrande maggioranza delle persone, vedere invece questa tenace volontà di restare umani di fronte a una fortissima ingiustizia è di per sé un segnale di proporzioni enormi.
La portata della reazione che c’è stata per Gaza testimonia l’esistenza di una forte coscienza collettiva che molti credevano sopita a favore di un individualismo imperante
Riaffiora la contraddizione “piazze piene urne vuote”.
Il nodo è questo. Il moto a cui assistiamo non si traduce purtroppo in una partecipazione al voto altrettanto massiccia, infatti anche le ultime elezioni in Toscana hanno registrato un forte astensionismo.
Noi siamo scesi in piazza per esprimere solidarietà al popolo palestinese e il prossimo 25 ottobre scendiamo in piazza al fianco dei lavoratori e dei pensionati – per i quali non abbiamo mai smesso di muoverci e del resto la piattaforma della manifestazione è pubblica da settimane – per trovare una soluzione alle criticità persistenti. Si tratta di due piazze diverse ma ferma è la speranza che questo movimento possa fungere da sprone per iniziare a prendersi cura della propria situazione di lavoratori e pensionati in modo continuativo, partecipando alle proteste quando le decisioni prese da chi ci governa non ci sembrano giuste, fino al passo successivo: andare a votare.
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