Environment | BENI UNESCO E NON

Calabria in bianco e nero

Viaggio al termine della notte: seconda puntata
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MASCHERA NON COVID
Foto: RICCARDO DI VALERIO

....continua...

Ed eccoci finalmente in Calabria alle falde orientali del Pollino e a pochi chilometri da Sibari. Le Gole del Raganello una riserva naturale segnata sulla carta del Touring, non sono accessibili. Nel 2018 un gruppo di escursionisti venne sorpreso da una piena improvvisa del torrente e ci furono dei morti. Sono passati tre anni ma pare che la zona sia ancora off-limits.

Ovviamente dispiace per i morti ma è come chiudere un sentiero di montagna che può sempre costituire un pericolo per l'escursionista, anche il più esperto. Diciamo che la cosa è seguita da avvocati e giudici e dunque il Raganello andrà in secca.

Cambiamo itinerario e risaliamo il monte fino o Cerchiara Calabra posta a quota 650 m. Diamo così un'occhiata alle ultime propaggini del Pollino anche se questo non rientra nei piani. Nel paese c'è un'area di sosta attrezzata ma pare chiusa. C'è un numero telefonico ma chi risponde dice che bisogna rivolgersi al comune ma è sabato ed è tutto sprangato e deserto.

Provo muovere la sbarra e una delle due si alza con il minimo sforzo. Il parcheggio è assicurato....vediamo se qualcuno viene a dirci qualcosa. Chiedo alle persone lì vicino ma mi ri-assicurano.....si serva e vada tranquillo.

Ecco, ho capito come funzionano le cose da queste parti: bisogna arrangiarsi.

Trascorreremo tranquilli due notti nell'area camper, provvista di acqua corrente e scarico wc.

Costo zero. Il tutto rientra nella logica dell'organizzazione del turismo calabro.

Bella l'escursione al Santuario di S.Maria delle Armi che non è ben chiaro se la Madonna assomigli più a San Michele che alla madre di Gesù.

Abbiamo avuto qualche problema con la variante relativa al sentiero di ritorno; in alcuni punti se ne perdevano le tracce e se non fosse stato per Komoot sarei ancora lassù o forse caduto in un baratro dove sul fondo scorre il torrente Caldanello fratello cugino del Raganello.

Qui la tecnologia può davvero essere utile, non altrettanto quella per le così dette " carte " .

Nuova carta d'identità digitale con 4 firme su 4 fogli diversi l'ultimo dedicato alla donazione organi in avanzato stato di decomposizione vista l'età del richiedente.... 

Gita a parte c'è come sempre il cibo a tirare su il morale: un vasetto di marmellata artigianale alle fragole di bosco al costo di 2 Euri, quello al bergamotto acquistato al Santuario 4 Euri, più caro ma la curiosità per questo celebrato frutto della costa ionica era tanta!

Un po' asprigno a dir la verità vista la parentela stretta col limone!

La vita nel Sud è meno cara che da noi e forse è questo il motivo per rimanere qui e non abbandonare questa terra pur con tutti i problemi legati alla sanità, al lavoro, alla malavita, ai disservizi e a tutto il resto.

I problemi sono cominciati nella piana di Sibari dove abbiamo fatto una puntata nella zona scavi. I cartelli qui vengono posti dopo l'ingresso delle aree archeologiche. Non ben segnati, costringono l'autista ad una brusca frenata con conseguente sterzata. Se non che, tra il manto stradale e il parcheggio c'era e presumo c'è ancora, un salto di una decina o più di centimetri che pensavo di aver distrutto le sospensioni del mezzo in affitto.

Ben incazzato mi dirigo all'ingresso e chiedo ai dieci custodi virtualmente disoccupati se non è il caso di telefonare all'ANAS, al direttore o altra persona per evidenziare la cosa e metterci una pezza....d'asfalto.

Anche nel parcheggio si corre il pericolo di rovinare la macchina che una griglia in ferro è stata asportata dai soliti cinesi sempre alla ricerca del prezioso metallo.

Si capisce che il luogo è più o meno in abbandono; tavolini da picnic KO, rami d'albero che ostruiscono la lettura dei cartelloni illustrativi, area degli scavi che non entusiasma nessuno stante le idrovore con relativi tubi di raccolta d'acqua di falda che percorrono come serpenti verdi le antiche vie di Sibari - Thurii - Copia.

Sono infatti tre le città che nei secoli si sono sovrapposte data l'usanza dei coloni greci di ammazzarsi in patria e anche fuori regione.

A pensarci bene trattasi di pura follia alche la mia fiducia nell'Homo Sapiens una fissa del geologoTozzi Mario, si sta riducendo a zero; come se lo spazio sul suolo italico nel 7 secolo a.C. non fosse stato abbastanza vasto da render tutti felici, meno i residenti leghisti s'intende.

Siccome a quanto pare non era così, Sibari distrusse Siri e Crotone distrusse la prima facendoci passare sopra il Crati che avevano tanto di quel tempo a disposizione per deviare pure il corso del fiume che scorreva lì vicino.

E pensare che le due colonie calabre furono fondate da genti provenienti dalla stessa città greca solo che i sibariti erano della corrente epicurea mentre i crotonesi di quella pitagorica con una visione geometrica della vita.

Come dire morotei e dorotei pronti a farsi la pelle....pur essendo tutti cristiani democratici.

Pare che qualche sibaro scappasse verso il Tirreno e fondasse più a Nord Paestum.....una perla preziosa in questo faticoso viaggio di 3600 km.

Trasferimento con slalom tra i cassonetti della indifferenziata all'abbazia del Patirion, pregevole santuario basiliano dell'anno 1000 e l'indomani, dopo la salita al Cozzo del Pesco (m.1184) per visitare l'oasi del WWF con i castagni monumentali vecchi di otto secoli, scendiamo a Rossano Calabro.

Scrive Douglas che la città posta su una roccia a 300 m. di quota fu costruita dai romani e divenne una fortezza importante nel periodo bizantino.

Diede i natali a papi e giustamente antipapi, a San Nilo, a poeti e oratori, a accademie di letterati che si chiamarono da sè " I SPENSIERATI ".

Ecco forse dovrei essere più spensierato che son ben più critico del Norman il quale affermava che gli alberghi di allora ospitavano più cimici che visitatori.

Il panorama da Rossano al tempo che fu, doveva essere magnifico estendendosi dal Pollino alla piana di Sybari, lì dove la Calabria si butta a Est e la stella polare appare sopra lo Ionio mentre il sole tramonta sul Pollino!

Il tutto crea qualche problema di orientamento anche all'escursionista provetto!

Oggi il paesaggio è interrotto dai camini della centrale termoelettrica dell'Enel mentre sulla costa, Rossano Stazione identifica il classico non luogo corredato da brutte costruzioni in cemento, monnezza diffusa e traffico caotico.

Se almeno la centrale la bruciasse......parlo della monnezza ma non vorrei sollevare qui la questione del trattamento dei rifiuti che sommergono la Calabria e l'intero pianeta. 

Rossano ospita due perle: il Codex Purpureo e la Madonna Achiropita ossia non dipinta da mano....umana!

Dubbio: esiste una mano non umana?

Il codice oggi monumento Nazional - Unesco scoperto nel 1879 da due tedeschi tali Gebhardt e Harnack è un manoscritto greco anteriore al VII secolo con illustrazioni della vita di Cristo.

Calcari grigi sopra e arenarie rosse sotto .....purtroppo ad un occhio attento i puntini bianchi sono costituiti dalla solita immondizia di cui è comodissimo sbarazzarsi gettandola direttamente dalle finestre.

La mia cattiveria fu tale che dopo aver visto il filmato-documentario-basiliano alla chiara d'uovo su Rossano e le sue bellezze feci un appunto alla guida che ci accompagnava.

Nel filmato Rossano viene ripresa esattamente da qui e appare la monnezza bianca chiropita!

La guida dapprima cortese cambiò umore....ma che dire? Costruiamo un bel museo per il Codice Purpureo mentre tutto il resto e dunque anche il paese da l'idea dell'abbandono e dell'incuria?

Che dire di San Marco che ha la stessa pianta della Cattolica di Stilo e che qui vi propongo come forse Douglas la vide 100 anni orsono?

Attualmente il punto di ripresa della fotografia è occupato da una fontana con immondizia distribuita e ci sono decine di cubi di cemento di qualche tonnellata perché pare che tutto sia pericolante e usando in modo appropriato il principio della leva si mantiene in piedi la chiesa.

Ovviamente vedere l'interno fa parte dell'oscura teoria delle stringhe!

La realtà campeggia in una via di Rossano:

Mi par giusto però allegare almeno un'immagine purpurea. Il prezioso libro è tenuto in una stanza a temperatura controllata; le pagine vengono girate una alla volta ogni tre mesi. Sullo schermo è possibile sfogliarle e vederle in grande.

Lasciamo Rossano in mano a Rifondazione Comunista di cui è rimasta solo la targa; prossimo obiettivo è la Sila Grande.

Superato Longobucco saliamo faticosamente lungo la S.S.177 strada con decine di tornanti che pare non finisca mai. Siamo al tramonto quando raggiungiamo il valico.  

Il centro visita del parco si chiama " Cupone ", solo che sembra deserto. Alla mattina si scopre che c'è una guardia in una piccola baracca.

Ci sono un giardino geologico con alcune targhe ancora leggibili, diverse costruzioni chiuse che dovrebbero ospitare qualche mostra a carattere didattico-naturalistico, un percorso per disabili, diversi recinti con rapaci diurni e una con il Lupo Alberto che col cavolo si fa vedere.

Infine c'è il bar dei motociclisti ivi presenti perché dove ci sono mille tornanti i centauri sono di casa.

Sul lago dove ho fatto una capatina ci sono le violette multicolor ma anche la monnezza che se la forestale oggi appartenente alla " Benemerita " facesse ogni tanto un giretto con la mitragliatrice abbatterebbe sul posto i dementi che lasciano i loro schifosi resti sul prato. 

Che dire del parco e della Sila Grande? Il centro visita praticamente non c'è e la Sila Grande è per l'appunto un grande altipiano granitico ondulato coperto di pino laricio e prati senza particolari emergenze naturalistiche che non siano i grandi laghi artificiali di cui è costellato.

La ricchezza d'acqua superficiale dovuta al substrato granitico ha permesso di realizzare i numerosi invasi dell'altopiano che dissetano questa parte della Calabria.

Ci concediamo una passeggiata nel bosco; gli alberi più alti presentano profonde incisioni da cui si ricava la famosa  pece dei Bruzi citata da Strabone.

La usarono gli ateniesi, i siracusani, i tarantini e i romani per calatafare le loro navi.

Douglas lamenta che la vegetazione primordiale che ancora ai suoi tempi era visibile è stata depredata nel corso dei secoli e nel dopoguerra aggiungo io.

L'Italia mascelluta uscita sconfitta nella seconda guerra mondiale ha dovuto regalare lembi di foresta alle potenze vincitrici. Buona è stata l'opera di rimboschimento negli anni 50 che altrimenti ci troveremo davanti ad un altopiano desertico.

E' un miracolo se un ettaro di terreno con i famosi Giganti della Sila è lì a stupire il visitatore: alcuni arrivano a misurare 40m di altezza con una circonferenza di 5m; la loro età media si aggira sui 350 anni.

Di ettari ce ne sarebbero voluti molti di più che non è detto che quegli alberi possano sopravvivere a lungo.

Questa riserva è gestita dal Fondo Ambiente Italiano dal 2016.

….continua.... 

Riccardo Di Valerio

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Heinrich Zanon Mon, 11/15/2021 - 14:48

Ottima e suggestiva, seppure anche critica, la presentazione di una terra qui al nord sconosciuta. Aspetto con curiosità eventuali ulteriori puntate.

Mon, 11/15/2021 - 14:48 Permalink