Society | Cooperazione

Costruiamo dei "ponti generazionali"

Intervista a Simone Gamberini, presidente di Legacoop nazionale, organizzazione alla quale aderiscono circa dodicimila imprese cooperative, con oltre otto milioni di soci
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Monica Devilli, presidente di Coopbund, Mauro Lusetti ex presidente di Legacoop nazionale, Stefano Ruele, direttore di Coopbund e Simone Gamberini, presidente di Legacoop nazionale.
Foto: Coopbund
  • Bolognese, 49 anni, Simone Gamberini, è presidente di Legacoop nazionale dal 2023. Dal 2020 Direttore generale di Coopfond, il Fondo mutualistico di Legacoop, di cui è ora presidente, negli anni precedenti Gamberini è stato Direttore di Legacoop Bologna e, dal 2008 al 2014, Sindaco di Casalecchio di Reno. 

    Poco prima della sua nomina a Presidente di Legacoop Nazionale, è stato in visita a Bolzano e ha avuto modo di ascoltare le testimonianze di alcune nostre cooperative associate. Che impressioni si è fatto della cooperazione in Alto Adige?

    Mi sembra una realtà ricca di energie positive e ben radicata nelle comunità in tutti i settori di intervento. Ho colto anche come si stiano rafforzando percorsi di innovazione e di ampliamento della presenza cooperativa in ambiti nuovi, come quelli delle cooperative di comunità e delle comunità energetiche, sicuramente favoriti dall’attività di organizzazione e di promozione di Coopbund, che ha saputo cogliere le opportunità di sviluppo della cooperazione legate anche ad una sensibilità diffusa sul territorio per la sostenibilità e la tutela dei beni comuni. 

    Recentemente è stato pubblicato dal Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite il Rapporto 2023 sul ruolo delle cooperative per lo sviluppo sostenibile. In che modo le imprese cooperative contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030? 

    “Confermando ed innovando i valori che praticano nei mercati da più di 150 anni, una ferma critica all’avidità e all’estrattività dell’economia capitalista fondata sul mero profitto. Persone, comunità, territori, ambiente, generazioni future, per le cooperative non sono strumenti di marketing, ma l’essenza del proprio agire. La sostenibilità, quindi, è un aspetto costitutivo della strategia cooperativa. Per questo, l’adesione del movimento cooperativo all’agenda 2030 è stato un naturale riflettersi nella propria immagine. La collaborazione delle cooperative con l’ONU poggia sulla naturale affinità sui valori fondanti della propria vita -pace, benessere diffuso, lotta alle ingiustizie e alle diseguaglianze, tutela delle comunità- per la costruzione di un mondo sostenibile e quindi migliore”.

    Al congresso nazionale ha parlato degli impegni che attendono Legacoop per essere sempre più adeguata ad affrontare la sfida del cambiamento e a costruire risposte per i nuovi bisogni che emergono nella società. Quali sono le sfide più attuali per il mondo cooperativo e quali sono i presupposti per essere imprese cooperative innovative?

    “La sfida decisiva riguarda la nostra identità distintiva, la vocazione a tenere insieme interessi individuali di socie e soci e quelli collettivi delle cooperative e delle comunità, per rispondere a bisogni di uguaglianza e di tutela delle persone più deboli. Con la scommessa di sempre: generare quotidianamente efficienza e solidarietà, continuare l’esercizio della funzione sociale che ci è stata affidata dalla Costituzione, promuovere un diverso rapporto tra qualità della vita e qualità del lavoro, ridurre gli attuali gap di genere e generazione e favorire pari opportunità di partecipazione e crescita per tutti. Sono qui i presupposti per un percorso di innovazione che deve vederci impegnati per proporci come attori della transizione ecologica e della sostenibilità, della transizione energetica e di quella digitale. In sintesi, vogliamo candidarci a rappresentare un’opportunità per la crescita inclusiva e sostenibile del Paese”.

    A che età si è avvicinato al mondo della cooperazione?

    “Molto presto, ma quasi per caso. Con altri ragazzi gestivamo un circolo ARCI a Bologna, volevamo sviluppare nuove attività e dimostrare che era possibile gestire uno spazio culturale libero senza percorrere la strada più facile delle occupazioni. Ma al terzo sfratto stavamo per rinunciare alla sfida. Vicino ai nostri locali c’era, casualmente, l’ufficio di Luciano Calanchi, figura di spicco della cooperazione bolognese, che ci avvicinò e ci consigliò di costituire una cooperativa. Diventò la nostra guida in un percorso che mi ha portato a essere socio, presidente e poi dirigente del movimento cooperativo”.

    Qual è attualmente il ruolo dei giovani nelle imprese cooperative e quale ruolo si auspica che ricoprano in futuro?

    “I giovani sono portatori di nuove culture e sensibilità, di nuovi approcci al lavoro, di nuove scale valoriali. Per questo sono in grado di portare un contributo originale ai processi di innovazione indispensabili per riaffermare l’utilità sociale dell’impresa cooperativa. È un ruolo che va alimentato favorendo il loro protagonismo con percorsi di affiancamento e di ricambio generazionale e con supporti di formazione coerenti con i principi e i valori della cooperazione”.

    Quali strategie ha messo in atto Legacoop nazionale per avvicinare i giovani al mondo della cooperazione?

    “In passato i giovani incontravano i valori distintivi della cooperativa perché diffusamente presenti nei contesti sociali, culturali e politici in cui si formavano. Oggi, invece, è necessario che l’impresa cooperativa vada nei luoghi dove le giovani generazioni hanno cittadinanza. Scuole, università, istituti di ricerca, sono alcuni dei contesti in cui abbiamo indirizzato la nostra attenzione in questi anni. Con una scoperta positiva: i valori cooperativi di inclusione, sostenibilità, giustizia sociale non solo sono attuali, ma sono un criterio di scelta del proprio futuro lavorativo. Abbiamo attivato progetti, ad esempio Coopstartup, che ogni anno coinvolgono migliaia di giovani e sono l’occasione per aggiornare idee e lessico in costante mutamento; così come i progetti del servizio civile universale sui temi di inclusione sociale, educazione e cultura. E, ancora, l’esperienza di Generazioni che valorizza entusiasmo e competenze di giovani cooperatrici e cooperatori per accompagnarli a ruoli futuri nella loro impresa. Costruiamo dei “ponti generazionali”, perché da un lato dobbiamo garantire la crescita dell’impresa per non pregiudicarne il patrimonio intergenerazionale; ma al contempo abbiamo la responsabilità di far crescere una classe dirigente di nuove cooperatrici e cooperatori”.

    Quali consigli darebbe a dei giovani che desiderano costituire una cooperativa?

    Credere sempre nelle proprie aspirazioni e capacità e avere voglia di condividerle con altri. Condividere le responsabilità, partecipare, dare valore alle relazioni, essere aperti al confronto sono gli elementi che danno forza all’esperienza cooperativa e sono indispensabili per garantirne la crescita”.