Chronicle | Trentino

Olivi contro i 'conservatori pantirolesi' del Patt

Il vicepresidente lancia la volata lunga per le Provinciali 2018 durante una settimana di pura follia per il Pd Trentino. Italicum e nuova geografia locale dei partiti.

Il Pd non dà spettacolo solo a Bolzano, ma anche più giù, lungo l'Adige, fino a Rovereto. Quella appena conclusa è stata una settimana da fuochi d'artificio, tanto che il titolo dell'editoriale domenicale del direttore de L'Adige è stato “Una maggioranza che gioca col fuoco”.
In casa Pd appunto la segreteria di Giulia Robol è saltata, stasera (lunedì 16 febbraio) nella sala rosa della Regione si discuterà la mozione di sfiducia e si cercherà di trovare una soluzione-ponte di qui alle Comunali del 10 maggio, per poi rieleggere i vertici del partito. Vertici frutto di un particolare equilibio, visto che alle primarie la Robol era arrivata seconda con 21 delegati assembleari su 64. Grazie ad un accordo con i 19 delegati che supportavano Vanni Scalfi (l'area “storica” Pci-Pds-Ds) la Robol si era garantita la segreteria, nonostante la più votata fosse stata la “renziana” Elisa Filippi.
Giulia Robol, assessora all'urbanistica nella giunta guidata da Andrea Miorandi a Rovereto, ha provocato questo “terremoto” annunciando sabato mattina la sua discesa in campo come candidata sindaco della città della Quercia. In alternativa a Miorandi, che come Spagnolli è designato per il bis.

Pd "renziano" anche in Trentino?
Per l'immediato futuro quindi è inevitabile che anche in Trentino ci sia una “fase renziana” nella gestione del Partito democratico. Anche il lessico va in quella direzione. Tanto che giovedì il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi ha voluto girare pagina, a un anno e mezzo dalla sua cocente sconfitta alle primarie di coalizione per la presidenza della Provincia.
La volontà di Olivi è quella di prendere in mano le redini del partito e quindi quelle della Provincia a ottobre 2018. In stile “renziano”. Anche se Olivi alle primarie di partito aveva appoggiato la Robol, dalla quale si è però subito distanziato dopo l'autocandidatura di sabato. Quindi verranno rimescolate le carte.
Durante l'incontro di giovedì Olivi non ha avuto peli sulla lingua, basti leggere una sequenza di 7 “cinguettii” dal profilo @AleOlivi66.

1. …basta con chi, pur di non far vincere qualcuno, fa perdere il PD! (vedi primarie luglio 2013, ndr)
2. Non serve un PD pacificato e imbalsamato, ma un PD coraggioso e innovativo!
3. No al contenitore magmatico del “Partito dei Trentini”. Sì ad un PD territoriale!
4. Il PD è la risposta alla deriva conservatrice di stampo pantirolese (leggi evoluzione del Patt, ndr)
5. La sfida di Dellai? Il progetto politico di Rossi? Io rispondo che sarà il PD a costruire un nuovo progetto per la coalizione
6. Un progetto senza integralismi di partito ma con la schiena dritta
7. Questo partito ha consumato tante persone che han cercato di dare qualcosa di più: io in questo tritacarne non ci voglio finire! (come il presidente da febbraio a ottobre 2013 Alberto Pacher, ndr)

Olivi e Dellai sono così lontani?

Non sono mancate le reazioni di sdegno da parte degli autonomisti, ma un punto interessante da analizzare potrebbe essere il quinto, il rapporto tra Pd e Dellai.
Dellai vuole infatti far confluire l'Upt in un soggetto che possa essere compatibile con il quadro di raggruppamenti nazionali che verrà a crearsi dopo l'approvazione definitiva dell'Italicum. Più che la “Casa dei Trentini” che vorrebbe il Patt quindi un qualcosa che potrebbe assomigliare al Pd, ad una riedizione della Margherita o a un modello alla Csu bavarese.
Olivi vuole prendersi la rivincita delle primarie del 13 luglio 2013, ma non è detto che alla fine il suo progetto politico non coinciderà con quello di Dellai. L'uno a Trento, l'altro a Roma.