Molto rumore per nulla?
La data del referendum sul Jobs Act è stata fissata: il 28 maggio. Ma l’opzione sul tavolo del governo ora è un’altra, ovvero quella della cancellazione totale dei voucher (come del resto chiede il quesito referendario), o di limitarne l’uso alle sole famiglie, senza quindi arrivare al voto. Se l’ipotesi dell'abolizione passasse significherebbe vittoria su tutta la linea per la Cgil. Un’extrema ratio che annullerebbe dunque l’appuntamento referendario, temuto dal governo e dal Pd perché rischierebbe di coalizzare tutte le forze politiche di opposizione e di bissare il risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Worst-case scenario che il partito democratico non può permettersi.
Domani, venerdì 17 marzo, l'esecutivo potrebbe quindi presentare una proposta per modificare il funzionamento dei voucher - fenomeno nato per combattere il lavoro nero e poi diventato un pretesto per farlo fermentare -, o meglio, come pronosticano diversi quotidiani nazionali, abolirli del tutto per decreto. Spetterà comunque alla corte di Cassazione stabilire se le eventuali modifiche introdotte dal governo saranno sufficienti ad annullare il referendum. Quanto agli appalti, l’idea è quella di recepire del tutto il quesito referendario. Il problema tuttavia rimane: se i voucher verranno eliminati come saranno pagati in futuro i lavori occasionali? La teoria inevitabilmente più plausibile è che si ritorni al nero. Molto rumore per nulla, quindi.
"Sui voucher siamo preoccupati perché è un paradosso tutto italiano: quando non si riesce a colpire gli abusi, si toglie lo strumento"
In Alto Adige il sindacato giovani-ASGB e i giovani SVP si dicono contrari all’abolizione totale dei voucher a patto che venga garantita la protezione dei lavoratori contro l’abuso di tale strumento e anche semplificato il suo utilizzo al fine di assicurare una valida alternativa al lavoro nero. A dire la sua è anche Claudio Corrarati, presidente CNA: “Sui voucher siamo preoccupati perché è un paradosso tutto italiano: quando non si riesce a colpire gli abusi, si toglie lo strumento. Le parti sociali più radicate a vecchi schemi di contrattazione cerchino nello strumento un’opportunità da migliorare più che un male da debellare”.
Il sistema delle piccole imprese, soprattutto dell'artigianato, spiega Corrarati, fa un uso modesto dei voucher solo in pochi settori quando c'è un picco di lavoro o una necessità improvvisa. “Siamo contro l’ipotesi che vengano tolti questi strumenti. Qual è l'alternativa oggi se vogliamo colpire il lavoro nero e favorire l’elasticità di quello regolare?” E infine: “Errore sarebbe vietarlo alle piccole aziende e a persone di età superiore ai 24 anni. Toglierebbe opportunità a chi ha perso un lavoro e non riesce subito a trovarlo in forma stabile. Sicuramente sono necessari correttivi che non portino a considerare il voucher alternativa ai rapporti a tempo determinato e indeterminato”, così Corrarati.