Society | Accoglienza

Fila allo sportello

Flusso costante di profughi ucraini al centro di prima assistenza a Bolzano Sud. Molti i minori non accompagnati. E sull'organizzazione non mancano le critiche.
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Foto: Salto.bz

Dopo una prima registrazione e la consegna dei documenti da compilare, si viene inviati al tampone per il Covid e al colloquio col medico, per approfondire le condizioni di salute. Superato questo filtro sanitario, si può accedere alla struttura. C’è un piccolo ristoro e un’attesa, dopodiché si entra nella zona degli sportelli: lo sportello “anagrafico” dell’Azienda Sanitaria, che formalizza le prescrizioni e fa la tessera sanitaria, quello dell’ufficio immigrazione della Questura che registra le generalità e fissa gli appuntamenti per ulteriori pratiche, infine quello “sociale” gestito da Volontarius, che si occupa di dare un aiuto più generale. È questa la (tra)fila che attende i profughi ucraini in arrivo al centro di prima assistenza della stazione di Bolzano Sud, vicino alla Fiera. Ma non solo: per ottenere la tessera della mensa ci si deve rivolgere alla consulenza profughi di Caritas ai Piani di Bolzano. Un ping-pong frutto di non troppa concertazione.

 

“Vado in sala attesa ad aiutare”: Lyudmyla Solomon aiuta a “spiegare com’è più veloce compilare le carte. Con la Consulta immigrati della Città di Bolzano, che rappresento, e ovviamente l’Associazione degli Ucraini in Alto Adige Soniashnyck (girasole in ucraino, ndr) stiamo cercando di aiutare con le traduzioni simultanee. Mettendo le voci insieme saremo un oceano”. “Ci sono tanti bambini senza genitori, ospitati da conoscenti delle famiglie di origine: c’è timore di registrarli, ma è necessario farlo”, aggiunge Solomon, sebbene le procedure non siano ancora definite in modo così chiaro. “La questione dei minori non accompagnati è un po’ delicata” conferma un responsabile della Protezione Civile, “ma è una problematica che filtrano Questura e Sociale”. I numeri restano comunque gestibili: “L’altro ieri eravamo in un giorno sulle 120-130 persone, ieri più o meno sulle stesse cifre. Speriamo resti un flusso costante e di questo tipo, allora dovrebbe funzionare tutto. E finché sarà possibile, utilizziamo i servizi esistenti, dovesse esserci la necessità ci si attiva verso altre soluzioni”.

 

Tra le persone in attesa all'esterno c’è Tetiana, tornata più volte qui a Bolzano Sud: “Ho parenti a casa del mio compagno, sono arrivati la settimana scorsa e devono fare tutta questa procedura di registrazione, dal tampone allo sportello della Questura”. Certo, “il servizio è ben organizzato, però manca uno sportello in più, due-tre rispetto a uno solo. In Polonia, sostengono i parenti che ospito, sono organizzati meglio”. Molti i genitori con i bambini, e i bambini senza genitori: “Da me - racconta Tetiana - c’è un padre con due figli che stiamo aiutando a cercare lavoro, e un nipote 16enne di cui io ho preso la responsabilità perché i genitori sono rimasti a Kharkiv: il padre è soldato e la madre volontaria. A mio nipote ho trovato una sistemazione nella scuola: un’insegnante russa che lavora al liceo linguistico delle Marcelline lo ha accolto, tanto di cappello”. Molto ricade sulle spalle della comunità ucraina, le istituzioni contano sulla ospitalità dei connazionali. La gente è stressata, dice Tetiana, “ci sono anche i primi screzi tra chi, dall’Ucraina di lingua russa, accusa la parte di lingua ucraina di avere responsabilità nello scoppio del conflitto. Ma non è così, tutti vogliamo la pace”.