Culture | Salto Afternoon

I gerani di Bolognesi

A un certo punto della sua scrittura, l’esigenza diventa quasi irrefrenabile.
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Foto: La Vita Felice

L’autore resiste ancora un po’, ma poi asseconda quel folletto gentile e creativo che si muove accanto a lui. E nascono alcune frasi paratattiche eleganti, misteriose e avvolgenti. Che “precipitano” felicemente nelle poesie di Stefano Bolognesi, ormai alla sua quinta raccolta in versi e che con “I gerani di Iskra” (Ed. La vita Felice, euro 10) riconcilia la sua Merano con la ricerca poetica.
A Merano Bolognesi lavora come addetto stampa dell’amministrazione comunale e la sua stanza gli assomiglia: discreta, luminosa, ospitale. Essenziale anche, però, come quella sponda di Maia Alta dove ha deciso di vivere quando non viaggia, non scatta foto, non passeggia per la città o per il mondo.
Le note critiche del volumetto – andatene a caccia nelle librerie meranesi e bolzanine: lo troverete – parlano di poesie (e di poetica) correlata a "La gente dei paesi, della periferia, la gente che ha perso chissà quale cielo o sogno, o li ha trovati in chissà cosa o chi…”.

Nessun ermetismo ma anche, all’opposto, nessuna mitologia poetica trionfante oppure disperata. Piuttosto, un minimalismo che in poesia e in musica vorremmo incontrare più spesso.
Scrive ancora Alberto Bagnoli nella sua post-fazione critica: “Stefano Bolognesi accoglie i suoi eroi fin dentro le stonature più evidenti, li tiene in un abbraccio che sa di riconoscenza e di riconoscimento insieme. Riconoscenza nei confronti di una realtà che sa essere così strampalata e vera. Riconoscimento invece di ciò che, nel fondo del loro cuore indifeso, risulta completamente anche nostro”.
Ma c’è di più. Che i versi siano uno per uno indipendenti e “assoluti” anche se inanellano una storia, o che invece siano tessere, legate fra loro, della commedia umana contemporanea, quotidiana ma segreta, ebbene questi versi sono anche da leggere e rileggere poesia dopo poesia. Come davanti a una scrivania con tanti piccoli cassetti di quercia.
Una piccola pratica quotidiana. Con un esperimento (allegorico) che suggeriamo: se si legge il contenuto di uno di questi cassetti virtuali mantenendo aperto un altro cassetto, le due poesie inizieranno a dialogare o almeno a cercarsi.
E chissà se anche questo fa parte della scrittura dell’autore.  

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