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Family does it better

Lo studio dell’Unibz su 43 paesi: le imprese familiari crescono più delle altre. Il prof. De Massis: “Indicazioni utili anche per l’Alto Adige”.
Alfredo De Massis
Foto: unibz

Chi ha detto che le imprese familiari crescono meno delle loro controparti? A smontare una vecchia convinzione è una ricerca del professor Alfredo De Massis e del ricercatore Ivan Miroshnychenko, rispettivamente docente di Imprenditorialità e responsabile del Family Business Management Center al Parco tecnologico NOI e ricercatore alla Facoltà di Economia unibz. Allo studio hanno partecipato anche Danny Miller, uno dei top scholar nel campo del Family Business e Roberto Barontini, ordinario di Finanza aziendale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

La ricerca, Family Business Growth Around the World, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifico-economica Entrepreneurship Theory and Practice, dimostra, grazie a un modello di crescita testato in diversi ambienti istituzionali, che le imprese familiari vantano tassi di crescita mediamente più elevati rispetto alle concorrenti non familiari. “Fondamentalmente abbiamo preso in esame il dato riguardante la crescita delle vendite e il totale degli attivi, considerate le misure più veritiere e meno soggette a manipolazioni di tipo contabile”, spiega De Massis, “abbiamo quindi correlato questi dati a un indice relativo alla governance del Paese basandoci su alcuni indicatori – come stato di diritto, efficienza della pubblica amministrazione, controllo della corruzione o tasso di inflazione (Worldwide Governance Indicators della Banca Mondiale) – che ci sono serviti per catturare l’eterogeneità degli ambienti istituzionali delle 43 nazioni esaminate. Abbiamo condotto questi test per imprese di diversi settori produttivi e lungo diversi cicli economici. Infine, abbiamo condotto numerosi test di robustezza dei dati raccolti usando diverse misure della crescita e molteplici variabili di controllo aggiuntive”.

La maggior parte della letteratura economica, finora aveva analizzato la performance finanziaria delle aziende familiari in base alla loro redditività e i pochi studi sulla crescita avevano dato risultati contraddittori. Gli autori della ricerca hanno esaminato un ampio campione di imprese (5265) con sede in 43 Paesi in tutto il mondo su un periodo di 10 anni (2007-2016). I numeri che emergono da questa ricerca parlano chiaro. L’impatto economico del controllo familiare sui tassi di crescita delle imprese è sostanziale. In media le imprese familiari - con un tasso di crescita medio del 6% - crescono il 2% in più rispetto alle imprese non familiari, che presentano un tasso di crescita medio del 4%: una differenza quindi del 50%. Un ambiente istituzionale stabile e democratico è legato a una differenza di crescita ancora più elevata, vicina al 3%. “Questi risultati dimostrano l’effetto significativo del coinvolgimento anche transgenerazionale della famiglia fondatrice all’interno dell’azienda”, aggiunge il docente unibz.

La ricerca, secondo De Massis, contiene possibili indicazioni utili per i decisori politici, soprattutto in un territorio come quello altoatesino. “Il Family business è un tipo di business su cui scommettere localmente, per la tipologia di aziende presenti e l’ambiente istituzionale - afferma il professore -. Tra le indicazioni più importanti che mi sentirei di proporre, rientrano certamente la promozione del passaggio intergenerazionale, il fattore più critico nella sopravvivenza e nella crescita dell’impresa stessa, e la gestione dell’innovazione nella tradizione”.