Society | Tempi di crisi

La carezza della gelida Angela

Le crisi che tagliano a fette il nostro mondo mettono in questione ogni nostra certezza e pregiudizio. O almeno, dovrebbero farlo.

Postumi purtroppo inevitabili di quanto accaduto a Bruxelles. Gli eventi, complessi, vengono semplificati mediante una lettura che è un impasto di pessimo antropologismo culturale, condito da pregiudizi inossidabili: alla piccola Grecia tsiprasiana, considerata come innocente culla di democrazia umanista, si opporrebbe la colpevole grande Germania merkeliana, tecnocrate e nazista. Il resto (e noi siamo il resto, né sommersi, né salvati e tanto meno salvatori) per il momento sia considerato semplice contorno.

Persino chi bazzica da anni la cultura tedesca (e dunque avrebbe gli strumenti per differenziare, o almeno tenere a freno il cane di Pavlov che gli scondinzola dentro) si arrende e pronuncia affermazioni da autobus: sono i tedeschi, in quanto tedeschi, che stanno uccidendo l'Europa utilizzando il loro efferato e ottuso senso di superiorità. Salvarsi dalle generalizzazioni è sempre la cosa più difficile di tutte. Ci ha provato Gennaro Carotenuto, con un articolo che consiglio a tutti di leggere con attenzione. Magari due volte.

Piccola nota al margine. In rete sta girando un video che non esito a definire impressionante. Una bambina palestinese, proveniente dal Libano, chiede alla Cancelliera perché non può rimanere in Germania oltre i termini previsti dalla sua condizione di rifugiata. Una bambina perfettamente inseritasi nel nuovo contesto, come si evince dall'ottimo livello linguistico mostrato, e sinceramente sconcertata per non poter continuare ad usufruire del sostegno del Paese che la sta ospitando. Per noi è doloroso, dice la bambina, vedere come ad altri è concesso di godere la propria vita, mentre noi dobbiamo essere rispediti indietro, dove ciò non è possibile. A questo punto la Merkel risponde da politica, affermando che consentirle di restare significherebbe aprire le porte a tutti. Le lacrime della bambina costituiscono un “fuori programma” che illustra come meglio non si potrebbe il contrasto tra Lebenswelt e System (Habermas: qui, per chi volesse almeno farsi un'idea della dicotomia) che rappresenta un nodo quasi impossibile da sciogliere. Come interpretare quindi la carezza che la Cancelliera rivolge alla bambina? Un gesto di inutile compassione, visto che tanto la situazione non cambierà? O il segno che dalle contraddizioni del presente non si esce davvero con le categorie secondo le quali ci siamo addestrati a comprendere il mondo?

Il video della Merkel che accarezza la bambina palestinese è intanto diventato virale e su twitter, in un apposito Hashtag, fluiscono copiosi i commenti.