Una ricetta per Bolzano
Si ragiona in termini di soluzioni possibili, a Bolzano, in tema migranti. Il Comune, infatti, insieme al Commissariato del Governo, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con Caritas e Consorzio “Joti” (di cui fanno parte le cooperative sociali “Acquarius”, “Eureka”, “Oasis”, Il Ponte”) per promuovere l’iniziativa di servizio volontario prestato da alcuni profughi accolti nel capoluogo e già realizzata lo scorso inverno. Si tratta di una decina di richiedenti asilo di età compresa fra i 20 e i 28 anni, provenienti da diversi paesi dell’Africa e dell’Asia che hanno dovuto abbandonare a causa delle persecuzioni politiche. I migranti, che l’assessore al sociale Sandro Repetto ha provveduto a incontrare e salutare, sono ospitati dalla Caritas presso Casa Aaron e casa Sara e si sono offerti volontariamente per svolgere servizi di pubblica utilità, a favore della comunità cittadina che li ospita.
“La Caritas si occupa di fare una preselezione all’interno della loro struttura fra le persone che rimarranno più a lungo sul nostro territorio e che hanno espresso la volontà di rendersi utili visto che il lavoro è a titolo gratuito - spiega Alessandra Berloffa, presidente del Consorzio Joti -, e vengono poi distribuiti nelle varie cooperative”. I migranti seguono successivamente un corso di 8 ore relativo alla sicurezza sul lavoro ricevendo dalle cooperative stesse il materiale per lavorare in sicurezza (vestiario e scarpe). “A quel punto vengono impiegati nelle aree verdi cittadine insieme al nostro personale - prosegue Berloffa - si occupano di tenere puliti e sicuri i parchi, controllano i giochi dei bambini, si accertano ad esempio che i dadi delle altalene non siano svitati (succede che a volte la sera qualcuno infatti si ‘diverta’ a svitarli), o che non ci siano siringhe o pezzi di bottiglie nelle sabbiere”.
Risolti anche gli impedimenti burocratici che sembravano ostacolare fino a questo momento l’avvio dell’iniziativa. “C’è stato un problema con l’Inail - chiosa la presidente del Consorzio -, fino al 31 dicembre dell’anno scorso infatti il Ministero aveva attivato un codice particolare per poter coprire anche i volontari, l’Inail infatti assicura solo i lavoratori dipendenti. Ci sono voluti però 5 mesi per ripristinare quel codice, ecco perché abbiamo dovuto sospendere tutto fino al nuovo via libera”. Berloffa interviene inoltre sulla polemica montata negli scorsi giorni a Laives, con il sindaco Christian Bianchi che si era detto disposto ad accogliere un’eventuale quota di profughi a patto che questi venissero impiegati in lavori di utilità pubblica: “I profughi sono esseri umani e hanno diritti a prescindere da un eventuale impiego lavorativo, è necessario garantire loro sussistenza, poi è chiaro che è utile e sano innescare processi di inserimento nella società anche al fine di evitare situazioni di ozio che notoriamente conducono a cattivi pensieri. Questa è inoltre un’occasione per loro di imparare una lingua e un mestiere e di relazionarsi con più facilità”.
Buona infine, secondo Berloffa, la proposta della Provincia - che recentemente ha aperto un nuovo centro di accoglienza in via Galilei - di cercare spazi più raccolti per ospitare al massimo una sessantina di persone. “L’importante è non creare dei ghetti, ad Appiano, ad esempio, in una casetta sono stipati solo uomini, una cosa pericolosissima perché così si spezzano le relazioni sociali con il rischio che si generi rabbia. Occorre invece che si sviluppino legami fra di loro senza spezzare il collegamento con l’esterno, serve uno scambio reciproco perché l’integrazione è il futuro”.