Politics | Ponte Morandi

“Un disastro per Genova”

Martin Kucera, giornalista sudtirolese alla Rai di Genova, sulle drammatiche conseguenze del crollo di Ponte Morandi – un anno dopo averne messo in dubbio la stabilità.
ponte morandi
Foto: Twitter

Salto.bz: In un’intervista a salto.bz si domandò un anno fa: “E se succede qualcosa al ponte Morandi sul torrente Polcevera? È l'unica strada che collega l'est all'ovest. Ero sempre contrario alla tangenziale detta ‘Gronda’, ma se ipotizzo la chiusura di questo ponte, Genova è completamente ferma – e non solo lei, ma tutta la Liguria”. Purtroppo quel suo timore si è rivelato profetico.

Martin Kucera: Bisogna forse essere di Genova, vivere a Genova per rendersi conto dell’impatto di una tragedia del genere. È una città spezzata in due. Ieri ho letto un’agenzia secondo cui, stando alle stime dell’ex presidente dell’autorità portuale, sono in ballo 50mila posti di lavoro a Genova. Se fossi un’azienda che ragiona non troppo a lungo termine, direi che in questo momento da Genova devo andarmene via. È evidente che per mesi, anzi, più anni che mesi, ci sarà una situazione disastrosa. 70 mila veicoli passavano ogni giorno sul ponte Morandi, di cui 14mila tir al giorno. I tir ora fanno il giro da Voltri per la A26 e la bretella di Novi Ligure, ritornando a Genova attraverso Serravalle e Busalla e proseguendo infine per Livorno. Sono 120 km in più per i tir. La “Serravalle” (ovvero la A7 tra Serravalle Scrivia e Genova, ndr) sembra una strada di campagna, tante sono le curve: sarà stracarica di tir. Stamane c’era una riunione tra i sindaci e l’assessore regionale ai trasporti per capire un po’ cosa fare.

E quali possono essere le soluzioni nell’immediato?

Il problema è che le alternative non ci sono. Si può e si dovrà potenziare i treni: già da oggi ci sono 46 treni metropolitani al giorno in più. La nuova strada lungomare – stanno lavorando per prolungarla sino all’inizio della sopraelevata – è l’unica arteria percorribile da ponente a levante per chi scende dal casello dell’aeroporto, ovvero per tutto il traffico autostradale che arriva da Spagna, Portogallo e Francia diretto a Genova e non vuole fare 120 km in più: entra lì ed è evidente che è un delirio. Al casello c’è una rampa con una sola corsia che si immette in una strada con doppio semaforo. Per chi non vive qui è quasi impossibile percepire le dimensioni di questo disastro logistico, al di là di tutto l’aspetto della tragedia umana, con 39 morti accertati e 630 sfollati che non rivedranno mai più la propria casa.

Un dramma nel dramma, quello degli edifici sotto al ponte che dovranno essere abbattuti. Intanto il governo annuncia l'intenzione di revocare la concessione alla Società Autostrade, gestrice dell'infrastruttura.

Dove vanno gli sfollati? In questi giorni ci sono le forze dell’ordine che hanno il compito ben preciso di evitare casi di sciacallaggio. Sono case vuote, c’è tutto in queste case, gli abitanti non hanno neanche avuto il tempo di farsi una valigia. È un aspetto drammatico. A livello di reazioni delle istituzioni sono rimasto sconcertato dal fatto che non si voglia neanche aspettare un minimo di indagini, di perizie per capire cosa possa essere successo. Si spara su Società Autostrade, forse anche a ragione, ma senza forse pensare che togliendo la concessione adesso, con una revoca ci saranno penali da pagare, possono bloccare tutto per anni con ricorsi a tribunali, e la lentezza della giustizia... La situazione resta in uno stallo totale, senza nessun miglioramento per i genovesi che in questo momento più della torre dei piloti, più delle alluvioni, affrontano un disastro per la città.

Quando ho visto la foto del ponte crollato, ho capito subito la gravità per quanto riguarda le vittime – e quel che riguarda il futuro di Genova. Bisogna forse essere di Genova per rendersi conto dell’impatto di una tragedia del genere.

Senza scivolare sul terreno delle responsabilità, quando lo scorso anno citò il ponte Morandi, parlava di un problema conosciuto. Si è rimandato tanto, si è temporeggiato troppo? E perché?

Il perché è una domanda che resta senza risposta. Di sicuro negli anni novanta ci sono stati grossi lavori di consolidamento degli stralli (i “tiranti” del ponte, ndr), perché il ponte era considerato un prodotto degli anni cinquanta come idea e del 1967 come inaugurazione. Il cemento armato non è rinomato per la sua flessibilità, col senno di poi l’acciaio usato per altri ponti sarebbe stato più flessibile. Dopo i lavori degli anni novanta, tre anni fa un ingegnere ha manifestato forti perplessità sulle condizioni del ponte, e avevano ricominciato con dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Stando a quanto dice il direttore di "Autostrade per l'Italia" per il Tronco 1 di Genova, anche oltre le revisioni trimestrali hanno applicato i concetti della legge. Non sta a me cercare i responsabili.

Qual è stata la reazione dei genovesi a questa tragedia? E la sua?

La cosa impressionante per ogni genovese, un po’ come per l’11 settembre, quasi tutti si ricordano dove hanno sentito la notizia. Tutti i genovesi si sono chiesti quando l’hanno attraversato l’ultima volta, il ponte. Lo passavo quasi tutti i giorni e spesso mi sono chiesto – come nell’ultima intervista - “ma è sicuro?”, spesso sono rimasto fermo lì in coda con il traffico mattutino e pomeridiano di andata/ritorno, stracarico di tir e di macchine, spesso quando pioveva con pozzanghere d’acqua. Poi uno magari è paranoico… Volendo ragionare a livello egoistico, invece, vivendo a ponente della città e lavorando a levante, per me i prossimi anni saranno impossibili a livello logistico. Rischio di perderci quattro ore in macchina, se devo andare in macchina al lavoro andata e ritorno.

Lo passavo quasi tutti i giorni e spesso mi sono chiesto “ma è sicuro?”. Tutti i genovesi si sono chiesti quando l’hanno attraversato l’ultima volta, il ponte.

Il già citato progetto della “Gronda” di Genova, il nuovo raccordo autostradale a nord della città che avrebbe dovuto alleggerire il ponte Morandi da questo flusso di traffico, è davvero la panacea di tutti i mali?

Casomai, se non dovessero esserci altri ricorsi, ripensamenti, dibattiti politici, attivisti contro… Si parla dell’apertura della Gronda tra 10 anni, opera conclusa. Come soluzione a questa emergenza non c’entra. Adesso il tema è ricostruire il ponte, se ne sta parlando. Autostrade in modo ottimistico ha annunciato che entro sei mesi saranno in grado di ricostruire il ponte, ma se viene revocata la concessione non ci pensano neanche: andranno per le vie legali, ci saranno penali per la revoca. La situazione è molto confusa, ho sentito molte persone commentare arrabbiate il fatto che siano stati stanziati solo 5 milioni, una cifra che copre sì e no la rimozione del ponte, anzi, nemmeno… una parte. Sarà solo per l’emergenza più immediata, a lungo termine si spera che arrivi qualcosa di più.

Dopo il crollo ha visto il ponte da vicino?

Sono partito alle 12, quando era uscita la notizia, e sono andato sotto il ponte o quello che restava, traballante anche quello ormai. Da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio sono rimasto attaccato al telefono per le varie dirette radiofoniche, cercando di capire cosa si poteva raccontare di questa tragedia. Paradossalmente quando sei sul posto è difficile a volte avere informazioni, nessun volontario ti sa dire senza l’autorizzazione di un responsabile quanti morti ci sono al momento, quante vittime si temono. Ci sono stime, senti voci… Ma la sensazione è stata subito quella di un disastro terribile. Il bilancio non è ancora evidentemente concluso, c’è una tale massa di cemento venuta giù e ci sono ancora dispersi.

Quando le è stato detto “è crollato il ponte Morandi” cosa ha pensato?

L’ho capito mentre ero sul taxi per andare sul posto. Prima avevo sentito parlare, quando sono partito, di un crollo a Ponte Morandi, “si teme ci siano delle persone sotto”. Quando ero sul taxi e ho visto la foto su internet ho capito che non si trattava di un crollo al ponte Morandi, ma del ponte Morandi, e ho capito subito la gravità per quanto riguarda le vittime – e quel che riguarda il futuro di Genova.

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Günther Mayr Sat, 08/18/2018 - 16:12

Beschämend di Mario und salvini: wie die Leichenfledderer, noch bevor die toten beerdigt sind, streiten die um des Bären Fell!
Mit den Manieren, gute Nacht!

Sat, 08/18/2018 - 16:12 Permalink