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Peeters, la neuropatia e la rinascita

L'incredibile storia del giocatore arrivato in prestito dalla Juve: un giorno si è risvegliato semi-paralizzato a causa di un batterio. Recupero durato un anno e mezzo.
Peeters
Foto: SALTO

Tra tutti in nuovi innesti dell’FC Südtirol ce n’è uno che ha una storia davvero particolare. Parliamo di Daouda Peeters, centrocampista arrivato in prestito dalla Juventus. Nato in Guinea  nel 1999, il ragazzo a sei anni viene adottato da una famiglia belga, ed è proprio in Belgio che inizia a giocare a calcio. I suoi scoprono insieme a lui quanto sia forte e talentuoso con la palla ai piedi, e Daouda, giovanissimo, viene messo sotto la lente d’ingrandimento dagli scout di diverse squadre. Dopo un breve passaggio dal Club Brugge viene acquistato dalla Sampdoria che a sua volta lo rivende alla Juventus, squadra con la quale esordisce anche in Serie A il 29 luglio 2020 nella partita persa per 2-0 contro il Cagliari. Nel 2021 viene girato in prestito allo Standard Liegi, in Belgio totalizza un totale di 5 presenze e 201 minuti giocati, ma poi cambia tutto. Un giorno, racconta, durante l’allenamento continuava a perdere l’equilibrio e a sentire la mancanza di forza mentre tirava o correva, è stato quindi portato in ospedale per fare dei controlli. Quando la mattina dopo si sveglia, cerca di andare in bagno ma cade e da quel momento non sente più nulla, dice. Gli esami sono chiari: a Daouda viene diagnosticata la Sindrome di Guillan-Barrè, che è una patologia autoimmune che colpisce il sistema nervoso periferico. Questa sindrome colpisce prima gli arti inferiori per poi risalire fino a colpire il diaframma, il muscolo della respirazione, quindi Daouda ad un certo punto non riesce più a respirare senza supporto. Il giovane talento racconta della sua paura di morire - eventualità che con questa malattia si verifica intorno all’ 1-2% dei casi – perché vede persone intorno a lui perdere la vita quando la sindrome si espande fino al cuore. Per un periodo aleggia anche a la preoccupazione che Daouda non possa mai più camminare, fino a che un giorno, la malattia inizia a regredire e quando il ragazzo si sveglia inizia nuovamente a sentire i suoi piedi. Dopo di che inizia un lunghissimo periodo di riabilitazione in cui lui, come un bambino dice, deve ricominciare ad imparare a camminare. Le possibilità di tornare a giocare come professionista sono molto poche, viste la casistica della malattia, ma lui non molla e dopo 512 giorni di inattività ritorna in campo con la Juventus Next Gen in Serie C e adesso è pronto a riprendersi la sua rivincita sul campo con la maglia biancorossa. . Peeters probabilmente non recupererà in tempo da un lieve infortunio, ma domenica la squadra affronta la prima partita del campionato di Serie B contro lo Spezia al Druso, con inizio alle 18

salto.bz: Com’è stato il primo impatto arrivando qui?

Daouda Peeters: Dopo aver sentito il direttore sportivo Paolo Bravo ho parlato con Hans Nicolussi Caviglia, che è stato in prestito qui l’anno scorso e mi ha dato che si era trovato molto bene. Il suo parere ha quindi facilitato la mia scelta. E anche la mia impressione è molto positiva.

Cosa significa venire da un ambiente così importante come quello della Juventus?

La Juve è una grandissima società in cui si imparano tante cose da grandi giocatori e allenatori. Ma anche arrivando qua ho visto grande professionalità, un centro sportivo fantastico, assolutamente a livello delle grandi squadre in Italia e c’è a disposizione tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Come è stato debuttare in Serie A con la maglia bianconera.

E' stata davvero un'emozione unica, dopo un’annata di tanti sacrifici e allenamenti poter entrare in campo e giocare per 20 minuti insieme a tanti grandi giocatori è stato di sicuro il momento più bello di tutta la mia carriera. Tra l’altro sono anche il primo belga ad aver mai giocato per la Juve e quindi anche questa è una grande soddisfazione che porto dentro di me.

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Daouda Peeters "La Juve è una grandissima società in cui si imparano tante cose da grandi giocatori e allenatori" Foto: (C) FC Juventus

 

Lei è stato colto all’improvviso da una grave neuropatia. Come è andata?

Quando ero in Belgio, in prestito dalla Juve, Dopo un allenamento ho sentito una mancanza di equilibrio e mancanza di forze nel tiro e nella corsa, quindi mi hanno portato all’ospedale per fare dei controlli. Quando la mattina dopo mi sono alzato per andare in bagno sono caduto a terra e non sentivo più niente dalla pancia fino ai piedi. Dopo alcuni controlli ho scoperto di essere paralizzato dall’anca fino ai piedi, un batterio aveva attaccato i miei nervi. È stato davvero molto difficile, anche perchè essendo una malattia neurologica non c’è possibilità di un intervento ma bisogna attendere la guarigione con le medicine. Soprattutto ricominciare a camminare e a correre mi è costato tanta fatica, oltretutto ho perso anche tanto la coordinazione. Ho fatto una strada molto lunga e in salita ma adesso sono felice di essere tornato e voglio dimostrare di essere pronto.

Come è arrivato in Italia?

Come sapete io sono nato in Guinea e a sei anni sono stato adottato dalla mia famiglia in Belgio, dove ho iniziato a dare i primi calci a un pallone. Ho fatto tutte le giovanili in Belgio e poi nel 2018 sono passato alla Sampdoria che mi ha acquistato dal Club Brugge. Nel gennaio del 2019 poi sono stato acquistato dalla Juventus, però sono rimasto in prestito alla Sampdoria fino alla fine della stagione. Dalla Juve poi sono stato ceduto in prestito allo Standard Liegi per poi ritornare in Italia durante il mio infortunio. Quest’anno ovviamente sono qui al Südtirol e non vedo l’ora di misurarmi nuovamente in campo, per la prima volta in Serie B. Tra Italia e Belgio le differenze sono molte, la gente italiana è molto più aperta di quella belga, si esce anche di più. Mi sono adattato velocemente e devo dire che mi piace molto stare qui. Però sono sempre molto contento di tornare in Belgio, dove vive tutta la mia famiglia, dato che qui vivo con la mia ragazza.

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Daouda Peeters: "Il mio giocatore preferito nel mio ruolo è sicuramente Sergio Busquets" Foto Salto Simon Bolognini

 

Quali sono i giocatori che l’hanno ispirata di più quando eri ragazzo?

Il mio giocatore preferito nel mio ruolo è sicuramente Sergio Busquets, poi sicuramente Ronaldo e Messi che come a tutti mi hanno sempre affascinato e fatto appassionare a questo fantastico sport.

Ha delle altre passioni oltre al calcio?

Generalmente sono molto appassionato di sport, mi piace molto camminare e penso che qui sono assolutamente nel posto giusto per farlo. Poi con la mia ragazza ho scoperto una nuova passione, quella per gli scacchi e ci gioco molto spesso.

Per la squadra sarà difficile sarà ripetere la scorsa stagione. Cosa si aspetta?

Mi sono subito inserito bene sin dal primo giorno quando il capitano ha organizzato una cena con tutti i nuovi arrivati. Io conoscevo già Pecorino, che come me viene dalla Juve, però anche con gli altri mi sono trovato subito molto bene, penso che abbiamo la mentalità giusta per fare bene.