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Alla gogna i Nestbeschmutzer 2.0

Il Dolomiten richiama all'ordine i membri dell'Osservatorio faunistico provinciale rei di aver dato parere negativo agli abbattimenti. Il mondo al contrario abita qui.
Wolf im Walde
Foto: jggrz

Non c’è solo il mondo al contrario del generale Vannacci, c’è anche il mondo al contrario del Dolomiten che, in un lungo articolo uscito oggi, ha deciso di mettere alla gogna i componenti dell’Osservatorio faunistico provinciale, rei di “essersi allineati” alle posizioni di Ispra sul no alla richiesta di prelievo di 6 lupi avanzata dalla Provincia. Grande articolo, grandi foto con volti, nomi e cognomi. Giusto per non sbagliarsi se li incontrate per strada.

Di fatto i “Nestbeschmutzer” 2.0 serviti su un piatto d’argento, termine odioso con cui negli anni Sessanta si bollavano gli irregolari che si ribellavano all’ideologia asfittica del maso e della piccola patria. O stai con la Svp e il Bauernbund, o sei contro la Heimat. Tertium non datur. L’idea che dei tecnici possano ragionare da tecnici, con la propria testa senza allinearsi a chicchessia, non esiste. Sarebbe un insopportabile e oltraggioso affronto all’ordine voluto da dio. L’idea che cinque tecnici, quattro dei quali sudtirolesi, magari pure dipendenti provinciali, possano bocciare la linea della giunta sulla gestione del lupo, è un fatto inconcepibile. Per definizione, nella testa di gente come il freiheitliche Andreas Leiter Reber, un tecnico deve accodarsi alle decisioni della politica, uccidendo la propria dignità. Professionale e personale. Dunque, grazie di cuore a Dominik Trenkwalder, Lothar Gerstgasser, Eva Ladurner, Renato Sascor e Barbara Franzetti per aver dimostrato il contrario. Per aver dimostrato che un altro mondo è possibile, e che non è il mondo storto del Dolomiten. Per aver ribadito, una volta di più, che l’approccio adottato dalla Provincia in tema di gestione dei grandi carnivori non può produrre che dossier irricevibili. Tanto a livello scientifico per la povertà dei dati tecnici prodotti, quanto a livello di cornice legislativa di riferimento.

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L’Osservatorio faunistico provinciale – così come ha fatto Ispra - ha semplicemente ricordato a Kompatscher e Schuler quali sono i criteri di applicazione della Direttiva Habitat per gli abbattimenti in deroga così come specificati nel Documento di orientamento pubblicato dalla Commissione europea nell’ottobre del 2021. Ovvero che la prevenzione va fatta anche se non garantisce risultati certi, anche se comporta “cambiamenti nelle abitudini” e anche se implica disagi e costi aggiuntivi. La politica di Bolzano è stata invece quella di evocare lo “stato soddisfacente di conservazione” del lupo a livello regionale parassitando spudoratamente i 29 branchi presenti in Trentino e il lavoro decennale fatto dalla Provincia di Trento sul piano della prevenzione. Da questo punto di vista i dati sono impietosi: tra il 2013 – anno di comparsa del lupo in Trentino – e il 2021 a sud di Salorno sono state finanziate 917 opere di prevenzione (nell’88% dei casi recinzioni elettrificate) mentre in Alto Adige non solo si è iniziato tardissimo, nel 2018, ma in quattro anni, cioè fino al 2022, le opere di prevenzione finanziate sono state appena 43, tra cui 35 recinzioni elettrificate. Come si fa davanti a numeri del genere a dare parere positivo al prelievo di lupi in deroga? Dati, appunto. Roba da tecnici. Seri. Non chiacchiere ideologiche di una politica ostaggio del mondo rurale e che ha trovato inaspettatamente una solida sponda nei Fratelli d’Italia, quelli che un tempo evocavano la schiena dritta e che oggi fanno a gara con i cugini della Lega per accreditarsi agl’occhi della Svp come gli alleati più docili e affidabili. Il mondo al contrario, evidentemente, abita qui.