Algoritmo discrezionale
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È davvero curioso: a ogni femminicidio, a ogni episodio mediaticamente spendibile di violenza maschile contro le donne segue un'ondata di informazioni scabrose a puro scopo di clickbait. Si analizza ogni aspetto della vita della vittima, si cerca di capire, di trovare quei dettagli che differenziano vittima e carnefice da noi stessə. Si cerca disperatamente un indizio che "quella cosa lì" a noi non succederà mai. Nel fare questo si ignorano il diritto alla riservatezza, ma soprattutto la dignità della donna e di chi le sta vicino. Tant'è che per questo fenomeno esiste addirittura una parola: vittimizzazione secondaria. Oltre a subire o aver subito direttamente la violenza maschile, la donna si trova (poco importa se viva o uccisa) a rivivere la violenza, la propria intimità violata e a subire il giudizio intrinseco di una società patriarcale (un po' se l'è cercata, doveva lasciarlo/denunciare, "se segui le regole non ti può succedere”).
Una delle prime misure per combattere il fenomeno della violenza di genere e della vittimizzazione secondaria è l'informazione: un'informazione riguardo a servizi esistenti per le donne. Seguono poi la formazione a chi in questo ambito lavora, la prevenzione per ragazzə... a portata di tuttə. Inoltre, ci sono iniziative più fruibili, meno costose e comunque occasioni per riflessione e scambio, parlo di eventi di sensibilizzazione.
Proprio giovedì 19 ottobre il Consorzio Lavoratori Studenti (CLS) mi ha invitata a parlare alla conferenza “Riconoscere e prevenire la violenza di genere”. Si tratta di una conferenza gratuita e aperta a tuttə e che auspica “insieme possiamo mettere fine alla violenza di genere”. Ovvio che CLS decide di pubblicizzare l'evento sui social media per portarlo a conoscenza a più persone possibile.
Arriviamo alla curiosità alla quale accennavo inizialmente: l'algoritmo blocca la sponsorizzazione del post perché lo ritiene un contenuto sensibile. Sì, avete proprio letto bene: lo stesso algoritmo che permette una condivisione indiscriminata della violenza di genere (dall'ultimo dettaglio di un femminicidio, stupro di gruppo, alla condivisione di contenuti esplicitamente misogini e sessisti), proprio quell'algoritmo blocca un invito alla prevenzione.
Rileggendo quanto scritto forse ho già trovato la risposta alla mia perplessità. Ero partita dal presupposto che la lotta alla violenza di genere fosse un impegno condiviso e il rispetto dei diritti umani condivisibile da tuttə. Ho trascurato, invece, il fatto che c'è chi semplicemente è indifferente. E poi c'è chi ne trae profitto, ad esempio chi si nutre di click e like. Ne raccoglie di più la notizia che una donna violentata aveva bevuto o un invito a riconoscere e prevenire la violenza di genere?Lo vedremo giovedì 19 ottobre alle ore 18.30 presso gli uffici di CLS in Via Roma 9/B a Bolzano. Personalmente resto convinta che la partecipazione ad un’iniziativa come questa possa essere un primo passo concreto per ogni persona che vuole comprendere e contrastare il fenomeno della violenza di genere. Resto fiduciosa che nonostante la mancata sponsorizzazione sui social media giovedì ci saranno numerose persone interessate ad approfondire un fenomeno che ci riguarda tuttə!