Politics | Integrazione

“Basta speculare sui rom”

Luigi Gallo interviene sulla decisione politicamente trasversale di bocciare la microarea per i nomadi a Piè di Virgolo e di approvare quella nella zona di viale Trento.

La microarea destinata ai nomadi a Piè di Virgolo non si farà, la proposta dell’assessore Chiara Pasquali non ha infatti passato il vaglio della commissione urbanistica comunale riunitasi ieri per discutere sul tema. Voto contrario è stato espresso dalla compagine di Fratelli d’Italia e della SVP le cui obiezioni – snocciolate dal presidente della commissione urbanistica Georg Mayr – hanno riguardato in particolare la stretta adiacenza al centro storico e all’areale ferroviario - che attende di essere riqualificato -; e la presenza nella zona di uno dei pochi distributori di Gpl della città. Resistenze si sono riscontrate anche all’interno del PD, Primo Schönsberg ha infatti dichiarato che l’area deve rimanere libera per l’eventuale edificazione di nuove infrastrutture. L’unico favorevole al progetto di Piè di Virgolo è stato Guido Margheri di Sel.

Posto che la gestione dei campi rom è un punto dolente per qualsiasi amministrazione, di cosa parliamo quando parliamo di microaree? “Le microaree sono nate proprio per superare il concetto dei campi nomadi – spiega l’assessore comunale Luigi Gallo -, che non mettono d’accordo nemmeno gli stessi rom e sinti, i quali non hanno alcuna intenzione di farsi chiudere in zone vastissime sotto costante controllo. Queste superfici sono state oggetto di uno studio, di rilevanza nazionale, effettuato ormai dieci anni fa dalla fondazione Michelucci di Firenze per conto del comune di Bolzano; i dati emersi indicavano la necessità di considerare diverse tipologie abitative per soddisfare le varie esigenze. Le microaree si sono rivelate essere una soluzione virtuosa perché possono ospitare un unico nucleo familiare, seppur allargato, magari di 20-25 membri, in cui sussiste già una certa coesione sociale; si evita in tal modo il problema dei grandi campi e delle forme di convivenza fra persone che spesso non hanno nulla in comune”.

Malgrado il no di Fdi e Robert Oberrauch, è stata invece approvata la trasformazione urbanistica della zona di viale Trento - Ferrovie e Anas permettendo dal momento che ci sono diversi viadotti intorno alla superficie – ancora identificata incresciosamente come “area cani” oltre che zona per opere e impianti pubblici. Lì vive “provvisoriamente” dal 2009 una famiglia di sinti, i Gabrielli, “che sono a Bolzano da secoli – precisa Gallo -, che hanno accettato le regole e si sono messi in gioco per cercare di uscire da una condizione di marginalità sociale. La zona non è ancora considerata, appunto, microarea ma mi auguro ora che almeno su questo terreno si possa intervenire sebbene nemmeno questa sia una soluzione entusiasmante. Il progetto iniziale, infatti, prevedeva un’azione più seria e definitiva ma poi purtroppo ci siamo ridotti a cercare dei luoghi alternativi non propriamente adeguati”.

Confutazioni ragionevoli, dunque, quelle trasversalmente espresse o reiterato (e spesso arbitrario) pregiudizio nei confronti di un’intera comunità su cui una certa politica, visti anche i recenti fatti di Roma, tende a speculare? “Qualunque cosa si faccia in questo settore si viene attaccati – incalza l’assessore -, il pregiudizio di fondo, della destra in particolare oltre che di alcuni esponenti della SVP, è innegabile. Non risolvere questo tipo di questioni fa comodo a molti, ci vuole uno scatto d’orgoglio da parte della politica, almeno di quella democratica, che deve trovare necessariamente soluzioni per tutti i cittadini, anche per quelli che subiscono una serie di preconcetti atavici, così si elimina finalmente un argomento costantemente strumentalizzato dalla destra per le sue propagande elettorali”.

Oggetto della discordia è stata soprattutto la cifra di 300mila euro stanziata dal Comune per attrezzare l’eventuale microarea. “Parliamo di 25-30 persone che avrebbero tutti i requisiti di anzianità di residenza e di reddito per accedere a un alloggio popolare. Se volessero usufruirne dovremmo fornirne a quel punto almeno sei, secondo gli standard che abbiamo. Quanto costerebbero sei alloggi popolari rispetto a una microarea? Io penso che una giunta democratica dovrebbe risolvere queste situazioni per toglierle una volta per tutte dal tavolo della retorica”, così Gallo.