Society | Accoglienza

Sgombratori di ponti

Stretta sui bivacchi dei senzatetto sotto i ponti di Bolzano. L'assessore Repetto: “Non sono sgomberi”. Cirimbelli (SOS Bozen): “Uscire dall'emergenzialità”.
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Foto: Salto.bz

Ennesima pagina quantomeno controversa nella gestione dell'accoglienza a Bolzano. A pochi giorni dal funerale di Adan – il bambino curdo-iracheno respinto con la sua famiglia dalle strutture di accoglienza della Provincia e perciò costretto a dormire all'aperto nonostante fosse affetto da una grave patologia muscolare – nelle ultime ore i vigili urbani hanno perlustrato a tappetto i ponti cittadini, impedendo l'accesso ai giacigli sottostanti, onde evitare che vadano a dormirci persone senza fissa dimora nonché i migranti “fuori quota” che non possono accedere ai centri di accoglienza. Ponte Virgolo, ponte Druso – e il vicino ponte pedo-ciclabile, ribattezzato dagli ospiti notturni “residenza ponte giallo” – nonché ponte Resia sono stati resi inagibili: tolleranza zero verso le situazioni di potenziale insicurezza, annunciata a suo tempo dal sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi con la (discussa) posa dei blocchi di cemento sotto al viadotto dell'Autostrada del Brennero.

Mettere in sicurezza

“È facile dire che sono sgomberi, ma non sono sgomberi, si tratta di un'operazione di messa in sicurezza” tiene a sottolineare l'assessore alle politiche sociali Sandro Repetto, tenuto costantemente aggiornato dalla polizia municipale cittadina. “Abbiamo applicato la vecchia ordinanza del sindaco – spiega l'assessore – alcuni senza fissa dimora si erano inseriti in posizioni nelle quali mettevano a rischio la propria incolumità, per il pericolo rappresentato dai cavi dell'energia elettrica, condotte del gas e via dicendo” e rassicura: “Solo alcuni ponti sono stati protettii più a rischio”. “Alcuni interventi della polizia municipale non sono stati semplici, qualcuno si è arrabbiato” – ammette Repetto – “ma non casco dal pero, sono perfettamente a conoscenza dei numeri”. Secondo l'assessore bolzanino l'accoglienza in città “è un argomento difficile, un problema già di per sé”: “Stiamo cercando di ovviare, abbiamo in previsione di potenziare l'emergenza freddo, aumentando i posti per dormire entro Natale nonché i primi di gennaio. Non so se riusciremo a soddisfare tutta la domanda, la situazione è molto fluida, c'è pure un'ulteriore migrazione da Verona verso Bolzano alla ricerca di un posto al caldo...”

Bastava un SOS

Molte le domande aperte sul fronte delle associazioni di volontariato, che si adoperano notte e giorno per trovare soluzioni dignitose ai migranti che dormono al gelo: “Eravamo al corrente dell'ordinanza e abbiamo avuto notizia che ci sarebbe stata quest'operazione – racconta Karin Cirimbelli, volontaria e presidente di "SOS Bozen" – ma se i 10-11 posti letto dell'emergenza freddo vengono messi a disposizione solo sabato (oggi, ndr) perché procedere prima? Si è trattato di un'azione repentina, con i ragazzi che perdono i nervi”. “Il Comune e la Municipale sanno che stiamo dietro a questi ragazzi, hanno i nostri numeri di cellulare, cosa costa un colpo di telefono? Chiamateci, avvisateci, dateci prima modo di prepararli, di tranquillizzarli. Noi siamo qui”. Da parte dei volontari di SOS Bozen, totale disponibilità e massima collaborazione – pur nel rispetto reciproco: “Siamo collaborativi da tutti i punti di vista, già altre volte siamo venuti incontro alle esigenze dell'amministrazione, perché rendere tutto più complicato?” chiede Cirimbelli, che cita un esempio per così dire “virtuoso”: “Quando Ronchetti (comandante dei vigili urbani, ndr) ha chiesto una mano per spostare i ragazzi dal parco della Stazione occupato dal Mercatino di Natale, non ci siamo tirati indietro”. La presenza dei volontari è fondamentale affinché non esploda la rabbia dei giovani migranti, stanchi di vedersi portare via coperte e beni personali, “ma usciamo da questa costante emergenzialità: l'emergenza freddo ha chiuso a marzo, c'era tempo per organizzarsi”. E la fretta, si sa, è una cattiva consigliera.