Autonomia sotto attacco? Nulla di nuovo

In questi giorni in merito al presunto attacco all’autonomia in corso a Roma abbiamo chi getta benzina sul fuoco (Riz, Peterlini, Durnwalder, il giornale Dolomiten) e invece chi il fuoco cerca di spegnerlo pompando acqua (Kompatscher ed Achammer).
Della seconda categoria fa parte anche il senatore Francesco Palermo che, da noi contattato, ci ha detto di temere che anche in questo caso si tratti di “scaramucce interne alla SVP”.
“E sì che non c’è nulla di nuovo” si affretta a precisare Palermo, ricordando che le medesime dinamiche si registrarono la scorsa estate quando ci fu la prima approvazione in Senato per la riforma costituzionale.
Tutto fumo allora? Il fuoco in realtà non esiste?
Palermo conviene. E precisa.
“Qualche preoccupazione c’è, ma in realtà gli attacchi ‘centralisti’ che la SVP sta cercando di arginare in tutti i modi si stanno già verificando già da diversi anni a questa parte, vigente la costituzione attuale. E va anche detto che possiamo sempre contare sulla protezione che giunge dalla clausola di salvaguardia.”
Ma siamo proprio sicuri che non esista una nuova deriva centralista da parte di Renzi? Qualche segnale sembra esserci. Palermo non nega nello specifico ma come spesso accade allarga poi il discorso.
“Non esiste che primo ministro non sia centralista nel nostro paese. Si tratta di un problema legato ad una cultura che non c’è.”
Ma da qualche tempo e a più riprese circolano dei peones che periodicamente fanno la sparata sulla riorganizzazione dell’Italia in macroregioni. Raba da far tremare i polsi, insomma. Ma anche a questo proposito Palermo tende a sminuire (“queste cose ci sono sempre state”), ricordando la botte di ferro che garantisce la provincia di Bolzano.
“L’accordo in vigore è una vera benedizione, una manna per la SVP. Hanno ottenuto davvero tantissimo in una fase di questo genere. abbiamo corso davvero il pericolo di essere ‘piallati’.”
Il senatore ci tiene a ricordare i due piani su sui si è sempre mossa la politica della SVP.
Il primo astratto e teorico (“non bisogna compromettersi con nessuno”), con il passaggio successivo (e impraticabile) verso l’autodeterminazione. E il secondo, concreto pragmatico e sempre praticato dalla Stella Alpina nella sua storia parlamentare ("fare accordi con chiunque, fosse pure il diavolo, le desse quello che chiede"). “Quel chiunque è il potente del momento, e nessun altro” ricorda cinicamente Palermo.
E le macroregioni? Solo davvero solo fumo o in un cassetto di Renzi questa faccenda c’è, in attesa che si verifichino le condizioni per metterla in gioco?
Palermo annuisce (“c’è da tempo e non solo nel cassetto di Renzi”), precisando però che spesso viene utilizzata come slogan.
"Anche qui va distinto il piano dello slogan politico e quello concreto. Che molte regioni possano mettere in comune tutta una serie di cose, come peraltro stiamo facendo anche noi sul piano dell’Euregio, è non solo sacrosanto ma anche un necessario sviluppo nella società moderna. Certe cose non conoscono confini regionali. Questo però non significa dover necessariamente cambiare i confini amministrativi e non significa mettere in moto un’azione unilaterale. Anche perché non funzionerebbe, sia dal punto di vista costituzionale che internazionale".
E allora?
“Il tema c’è, lo ripeto, ma è esattamente della stessa natura dell’Egregio”.
Quindi si tratta una cosa ‘buona e giusta’?
“Sì, a meno che non si dica che l’’Euregio va bene solo perché è fatto appunto con quelli ‘giusti’".
Insomma: dal punto di vista pratico quello che conta sono le sinergie tra i territori e si tratta di un tema che vale per tutti. Al di là dei facili slogan e delle boutade.
“E in campagna elettorale succede davvero di tutto; ma anche questa è una cosa che sappiamo bene”, conclude Palermo.