129 anni di carcere
Era attesa per oggi, 17 marzo, la sentenza al processo d’appello, in corso a Bolzano, a carico di 63 imputati vicini all’area anarchica già condannati in primo grado, a novembre 2020, nell’ambito dell’inchiesta per i disordini del Brennero, avvenuti lo scorso 8 maggio 2016. Gli scontri con le forze dell’ordine erano avvenuti nell’ambito delle manifestazioni di protesta (che hanno coinvolto ampie fette diversificate della popolazione civile) che si sono susseguite al Brennero contro il governo austriaco che all’epoca ambiva a costruire un muro anti migranti.
La sentenza di primo grado emessa dal giudice Walter Pelino ammontava a un totale di 166 anni. In quell'occasione era stata contestata la sussistenza del reato di devastazione e saccheggio, invocato dal pm Andrea Sacchetti, derubricato in sede di condanna a danneggiamento aggravato.
Per l’udienza di oggi sono state attivate imponenti misure di sicurezza: chiuso il parcheggio di piazza Tribunale e il transito lungo via Duca d’Aosta, blindatissima Piazza Tribunale. Con la prescrizione di alcuni reati minori, il giudice ha condannato i manifestanti a un totale di 129 anni, 1 mese e 20 giorni. Dieci sono stati invece gli imputati assolti per non aver commesso il fatto. Le pene vanno da un minimo di 5 mesi e 10 giorni a un massimo di 5 anni e 1 mese, inflitta a Giulio Berdusco. Condanna più leggera per Massimo Passamani, storico esponente anarchico di Rovereto, che è passato dai sei anni ricevuti in primo grado a 4 anni e 10 mesi.
La Corte d’appello ha infine confermato l’inconsistenza del reato di devastazione e saccheggio, rigettando così le richieste avanzate dal Pubblico Ministero, che sul tema aveva deciso di fare ricorso.