Una mummia sotto la lente di Eurac
Ha vissuto tra l’VIII e il VI secolo a.C. ed è riuscito con tutta probabilità a tagliare il traguardo dei 50 anni, una cosa niente male e affatto scontata se consideriamo il periodo. È quanto emerso dallo studio della mummia egizia conservata in un deposito del Museo Civico Archeologico di Bologna, che verrà presto restaurata e riproposta al pubblico nell’ambito di un progetto di conservazione e valorizzazione in collaborazione dei Musei Civici di Mantova e che ha visto inoltre anche la compartecipazione dei ricercatori di Eurac Research. Lo studio è stato affidato a un team interdisciplinare posto sotto la direzione scientifica dell’Egittologa del Museo di Bologna e composto da studiosi e studiose provenienti, oltre che dall’istituto per lo studio delle mummie di Bolzano, dal Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.
“Il nostro lavoro è cominciato poco prima lo scoppio della pandemia, a fine gennaio 2020 - spiega a salto.bz la ricercatrice di Eurac Research Alice Paladin -. Abbiamo partecipato attivamente alla fase di acquisizione delle immagini TAC eseguite all’ospedale Policlinico di Sant’Orsola a Bologna. Per l’occasione il mio collega Marco Samadelli, ha realizzato una struttura per trasportare la mummia in totale sicurezza, con l’obiettivo inoltre di proteggere in primis il reperto stesso da eventuali contaminazioni esterne ma anche l’ambiente ospedaliero, dal momento che è stato utilizzato un macchinario impiegato per esaminare i pazienti”.
Una volta ottenuti i risultati è stata proprio la dottoressa Paladin, in sinergia con gli altri membri del team, a ricostruire il profilo biologico e paleopatologico della mummia: “Era un uomo morto in etá matura per l’epoca, cioè tra i 50 e 55 anni, alto circa un metro e sessanta, e i dati paleopatologici suggeriscono che ha condotto una vita tutto sommato agiata. Abbiamo quindi studiato le malattie che lo afflissero in vita, tuttavia - aggiunge la ricercatrice - non è stato possibile stabilire le cause del decesso.
La mummia, ribattezzata Sudario Rosso per via del pregiato bendaggio nel quale è stata avvolta, subirà un processo di restauro molto particolare: “All’interno del Museo Civico Archeologico di Bologna è stata creata una sorta di vetrina attorno al laboratorio di restauro che consente al pubblico di assistere ad alcune parti dell’intervento di restauro. Sarà un'occasione unica per scoprire cosa si cela dietro le quinte.” rivela Paladin.
Al restauro tessile si potrà assistere durante gli orari di apertura del museo nei giorni 16-18 giugno, 12-16 luglio, 30 agosto-3 settembre 2021. Al termine dei lavori, la mummia Sudario Rosso verrà affidato per i prossimi cinque anni ai Musei Civici di Mantova ed esposta poi nella collezione egiziana Giuseppe Acerbi a Palazzo San Sebastiano.