Politics | strage di Pyros

“Non doveva succedere”

Oggi a Bolzano il presidio per condannare la strage di migranti a Pyros. Presente l’attivista Nawal Soufi, rimasta in contatto con le persone a bordo fino alla tragedia.
Strage Pyros
Foto: Twitter

Alle ore 16 di oggi, 17 giugno, in piazzale Langer (lato parco, area sportiva) si terrà il presidio “Non doveva succedere” organizzato dall’associazione Bozen Solidale per condannare l’ennesima strage nelle acque europee, dove centinaia di persone hanno perso la vita a causa dei soccorsi colpevolmente negati da parte delle autorità greche.

Sarà presente anche l’attivista Nawal Soufi, rimasta in contatto telefonico con le persone presenti sull’imbarcazione fino alla tragedia, e che interverrà alle 17.30 all’interno dell’evento “No Borders - Dalla violenza dei confini alla costruzione di territori solidali”, organizzato all'interno della Volxsfesta di Radio Tandem.

“Sembra certo che i morti supereranno i 366 della strage di Lampedusa nel 2012. Non possiamo continuare ad esprimere la nostra indignazione solo via social network, è importante incontrarsi e spezzare la calma apparente di una società sempre più indifferente e concorde con politiche razziste e xenofobe”, scrive Bozen Solidale.

La vicenda

Martedì 13 giugno, qualche ora prima dell’alba, la guardia costiera italiana stava avvisando quella greca che a circa 80 miglia da Pylos, nel Peloponneso, un peschereccio con a bordo 750 persone stava naufragando. Già da diverse ore l’imbarcazione era monitorata dalla ong Alarm Phone e da Nawal Soufi, contattata da alcune persone a bordo che chiedevano aiuto e impegnata a gestire da lontano una situazione di totale panico.

La situazione all’interno era nota alle autorità italiane, greche e maltesi: nell’imbarcazione c’erano già 6 cadaveri, compresi quelli di due bambini, le scorte di cibo e acqua erano finite da cinque giorni e le tensioni e il panico a bordo stavano crescendo.

La barca viene nel frattempo intercettata anche da un aereo di Frontex, che monitora la situazione ma non attiva materialmente i soccorsi. 

Alle due e trenta del mattino di ieri il peschereccio si rovescia. Le operazioni di salvataggio iniziano solo nel corso della mattinata, nonostante la presenza a poca distanza di un’imbarcazione della guardia costiera greca. Molte persone, soprattutto donne e bambini, rimangono intrappolate dentro la stiva.

Le autorità greche hanno successivamente diffuso una nota stampa in cui sostenevano che le persone avrebbero rifiutato il soccorso e il peschereccio sarebbe stato diretto verso l’Italia.

Attraverso un post su Facebook, Nawal Soufi ricostruisce le ultime ore drammatiche che hanno preceduto la tragedia, smentendo la versione ufficiale delle autorità greche.

 “In data 13 giugno 2023, nelle prime ore del mattino, i migranti a bordo di una barca carica di 750 persone mi hanno contattata comunicandomi la loro difficile situazione. Dopo cinque giorni di viaggio, l’acqua era finita, il conducente dell’imbarcazione li aveva abbandonati in mare aperto e c’erano anche sei cadaveri a bordo. I migranti non sapevano esattamente dove si trovassero, ma grazie alla posizione istantanea del telefono Turaya, ho potuto ottenere la loro posizione esatta e ho allertato le autorità competenti.
Tuttavia la situazione si è complicata quando una nave si è avvicinata all’imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a buttare bottiglie d’acqua. I migranti si sono sentiti in forte pericolo, poiché temevano che le corde potessero far capovolgere la barca e che le risse a bordo per ottenere l’acqua potessero causare il naufragio. Per questo motivo, si sono leggermente allontanati dalla nave per evitare un naufragio sicuro.
Durante la notte, la situazione a bordo dell’imbarcazione è diventata ancora più drammatica: i migranti erano confusi e non capivano se quella fosse un’operazione di soccorso o un modo per mettere le loro vite ancora più in pericolo. Io sono rimasta in contatto con loro fino alle 23:00 ore greche, cercando di rassicurarli e di aiutarli a trovare una soluzione. Per tutto il tempo mi hanno chiesto cosa avrebbero dovuto fare e io continuavo a dire che i soccorsi greci sarebbero arrivati. In questa ultima chiamata, l’uomo con cui parlavo mi ha espressamente detto: “Sento che questa sarà la nostra ultima notte in vita“. Quando i migranti si sono leggermente allontanati dalla nave, non c’era alcuna intenzione di continuare il viaggio verso l’Italia, perché non avrebbero saputo navigare per arrivare in acque italiane, poiché mancava il vero conducente della barca e continuavano a chiedere cosa fare. Avevano assolutamente bisogno di aiuto nelle acque dove si trovavano e se mi avessero espresso la volontà di voler continuare il viaggio verso l’Italia avrei ovviamente mandato un aggiornamento a Malta, Grecia e Italia, ma i migranti non hanno mai detto nulla di simile. 
È mai possibile che la fuga dei migranti dallo stato di pericolo in cui si trovavano sia stata interpretata dalle autorità greche come fuga dal soccorso? Queste sono domande a cui io non posso rispondere, ma posso testimoniare che queste persone hanno sempre chiesto di essere salvate da qualsiasi Paese.
Questa è l’ultima posizione esatta mandata dal telefono Turaya e comunicata a Malta, Grecia e Italia. 
Posizione delle ore 15.10, ora greca. 
Lat N 036 Deg 008’059.660″ Lon E 021 Deg 002’009.749″  
Per tutto il pomeriggio e fino alle 23:00 non ho fatto altro che tranquillizzare le persone che chiamavano dalla barca, spiegando loro che le autorità competenti avevano la posizione della barca da molte ore e che sicuramente i soccorsi sarebbero arrivati. L’unica cosa che dovevano fare era gestire lo stato di panico a bordo”.

 

A poche settimane dal naufragio di Cutro, assistiamo ad un’altra strage per omissione di soccorso, ancora più grave di quella avvenuta a Lampedusa nel 2012: i morti accertati sono 78, ma si contano almeno 568 dispersi. Solamente 104 sono le persone tratte in salvo. I bambini, rinchiusi nella stiva della barca inghiottita dal mare, sarebbero stati almeno un centinaio secondo i racconti dei sopravvissuti.