Society | Bilinguismo

Meno ore di tedesco, più socialità

Secondo il pedagogista Siegfried Baur è ormai dimostrato che il maggior numero di lezioni di seconda lingua non fa migliorare l'apprendimento. "Servono più contatti". L'intervento pubblicato su IL CRISTALLO:
  • La libertà dei genitori di iscrivere i propri figli/le proprie figlie nella scuola di loro scelta, come previsto dal terzo capoverso dell’articolo 19 dello Statuto di autonomia (D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670), ha creato di fatto classi bilingui/plurilingui forzate nelle scuole primarie con lingua   d’insegnamento   tedesca.  Nelle scuole primarie con lingua d’insegnamento italiana sono iscritti/iscritte nell’anno scolastico 2023, 1.519 alunni stranieri/alunne  straniere (24,7  per  cento della  popolazione  scolastica di riferimento) e nelle scuole primarie con lingua d’insegnamento tedesca 2.146 alunni stranieri/alunne straniere (10,4 per cento della popolazione scolastica di riferimento). Non esistono dati ufficiali sulla frequenza di alunni tedeschi nelle scuole primarie italiane e di alunni italiani nelle scuole primarie tedesche. Ci sono però dati forniti all’assessora alla scuola del Comune di Bolzano, Johanna Ramoser, competente di fatto per gli edifici scolastici di proprietà del Comune, da alcuni/alcune dirigenti scolastici di scuole primarie di Bolzano che documenterebbero che per esempio nelle scuole primarie tedesche a Gries gli alunni/le alunne di madre lingua tedesca sarebbero scesi nel 2023 al 36 per cento del totale e alla scuola primaria Goethe e ad Aslago non si supererebbe il 40 per cento (cfr. Alto Adige del 17 marzo 2023). La situazione sarebbe peggiorata con le iscrizioni per l’anno scolastico 2024/2025 in quanto alla  scuola  di Gries  e  alle Goethe  si  scenderebbe al  30  per cento  di alunni/alunne di madre lingua tedesca, mentre ad Aslago e San Quirino la percentuale sarebbe tra il 30 e il 40 per cento, alle Pestalozzi addirittura solo del 20 per cento.

    Questi dati, notevoli, riguarderebbero soprattutto la città di Bolzano e sarebbero dovuti anche al fatto che sempre più genitori di lingua italiana opterebbero per l’iscrizione dei propri figli/delle proprie figlie nelle scuole tedesche dei comuni vicini. Nell’anno scolastico in corso sarebbero venticinque i bambini/le bambine che frequentano le scuole di Appiano, Frangarto, Settequerce e Terlano, una sorta di emigrazione scolastica, anche se ancora abbastanza contenuta.

    Finora nessun insegnante della provincia di Bolzano ha formulato la richiesta di ricorrere alla commissione paritetica per evidenti ragioni pedagogiche e di tutela dei diritti del bambino

    Non bisogna meravigliarsi, dunque, data l’accentuazione del problema, che alcuni esponenti della SVP chiedano l’applicazione della norma di attuazione 301 del 15 luglio 1988, approvata all’epoca con scopo evidente di tutela etnica. In sintesi, questa norma prevede una commissione paritetica composta da quattro esperti per decidere se un bambino/una bambina o alunno/alunna non di madre lingua tedesca o italiana, per il quale i genitori hanno optato per la frequenza nella scuola d’infanzia, primaria o secondaria dell’altro gruppo linguistico, possa per inadeguata conoscenza della lingua d’insegna-mento e a tutela dell’efficienza della scuola essere allontanato/allontanata e iscritto/iscritta d’ufficio nella scuola del proprio gruppo linguistico. Questa norma finora, in trentacinque anni, non è mai stata applicata. Ciò è dovuto anche al fatto che la norma prevede una motivata richiesta degli/delle insegnanti di ogni ordine e grado al proprio superiore. Finora nessun/nessuna insegnante della provincia di Bolzano ha formulato una tale richiesta per evidenti ragioni pedagogiche e di tutela dei diritti del bambino/della bambina e dell’alunno/della alunna. Sono comunque già iniziati a Bolzano da parte di alcuni/alcune dirigenti delle scuole primarie tedesche colloqui informali con genitori di bambini italiani al fine di chiarire le difficoltà connesse a una tale scelta. Non ha tutti i torti, però, il vicepresidente Galateo, quando sull’Alto Adige del 28 febbraio 2024 (p. 15) afferma: “I colloqui […] hanno carattere informale. […] Anche volendo, comunque dalla  scuola  tedesca non possono  mandare  via nessuno.  Per rendere operativa la commissione paritetica serve la nomina dei rappresentanti italiani che non è mai stata fatta e per ora non ho intenzione di fare”. La scelta deve per forza essere una scelta di politica linguistica responsabile.

  • Siegfried Baur: Il pedagogista ritiene che la strada dell'aumento delle ore di tedesco non abbia funzionato.

    Ma quali sono le ragioni di questa crescente iscrizione di alunni/alunne di madre lingua italiana nelle scuole tedesche? E quali sono le ragioni della sfiducia di molti genitori italiani riguardo al fatto che i loro figli/le loro figlie non possano apprendere adeguatamente la lingua seconda tedesco nella pro-pria scuola?

    Per rispondere a questa domanda bisogna fare riferimento brevemente alle riforme inerenti all’insegnamento/apprendimento della seconda lingua tedesca nelle scuole italiane degli ultimi decenni. A partire dall’anno scolastico 2003/2004 viene garantito, da parte dell’intendenza scolastica italiana, un approccio alla lingua e cultura tedesche in tutte le sezioni delle scuole dell’infanzia italiana della provincia anche con l’aiuto dei genitori e delle loro associazioni. Sulla base delle possibilità offerte dalla legge provinciale n. 12/2000 sull’autonomia delle istituzioni scolastiche, che prevede la possibilità di ridurre o aumentare l’orario settimanale di singole materie fino a un massimo del 15 per cento, viene lanciato a livello di scuola primaria e secondaria il progetto “sezioni trilingui” con l’insegnamento veicolare di parti di materie in lingua tedesca e di una materia in lingua inglese. Questa nuova opportunità incontra il favore dei genitori, tanto che l’iniziativa riesce a coprire quasi tutte le scuole italiane dell’Alto Adige. Il termine “insegnamento veicolare” viene poi sostituito con la dizione CLIL (Content and Language Integrated Learning). La lingua non è più solo oggetto dell’insegnamento ma viene utilizzata anche per apprendere in modo integrato dei contenuti accuratamente scelti (cfr. Baur 2008, pp. 358 ss.). Ciò significa che nelle scuole primarie ita-liane l’insegnamento della seconda lingua tedesca viene aumentato di 323 ore all’anno e quello di inglese di 221 ore rispetto alle scuole primarie tedesche. Questi aumenti di ore d’insegnamento sono stati accompagnati da progetti di formazione e aggiornamento dei docenti e dall’elaborazione di nuovi materiali didattici interattivi.

    In considerazione di questo potenziamento quantitativo e qualitativo della lingua seconda tedesca nelle scuole italiane ci si poteva attendere un deciso miglioramento delle competenze degli alunni/delle alunne dei vari gradi di suola. Due ricerche scientifiche, purtroppo, comprovano il contrario. La seconda ricerca Kolipsi del 2014/2015, sempre effettuata dall’Eurac, pre-sentata nel 2017 (cfr. Abel 2017) delude le speranze di risultati decisamente migliori rispetto alla prima ricerca del 2007/2008. Le competenze in L2 tedesco degli alunni/delle alunne delle quarte classi delle scuole superiori italiane per quanto riguarda le competenze della lettura e scrittura non sono aumentate, ma sono scese di una percentuale notevole.

    Al livello A1/A2 del quadro comune europeo delle lingue, quello più basso, si ferma il 45,7 per cento degli alunni/delle alunne rispetto al 29,1 per cento di sette anni prima. Al livello B1 si ferma il 34,5 per cento rispetto al 50,2 per cento di sette anni prima, mentre i livelli B2 e C1 vengono raggiunti nelle due ricerche da quasi la stessa percentuale di alunni/alunne rispettivamente al 14 per cento e al 6 per cento.

    La situazione delle competenze linguistiche non è migliore tra gli studenti delle quarte classi della scuola secondaria superiore tedesca. 

    La situazione delle competenze linguistiche non è migliore tra gli studenti delle quarte classi della scuola secondaria superiore tedesca. Rispetto al 3 per cento del livello A1/A2 nel 2007/2008 il 20,4 per cento si ferma a questo livello nel 2014/15. I risultati aumentano a livello B1 dal 46 per cento al 52 per cento, ma scendono per il livello B2, obiettivo previsto alla fine della scuola secondaria superiore dalle linee guida, dal 41,1 per cento al 21,7 per cento. Anche al livello C1 le competenze scendono dal 9,9 per cento al 5,9 per cento.

    Ma torniamo agli allievi/alle allieve della scuola italiana. La seconda ricerca, nelle quarte classi della scuola primaria italiana, i cui risultati sono stati pubblicati recentemente (cfr. provincia.bz.it/servizio di valutazione-italiano/sprachstan-dserhebnung.asp) e che riguarda le competenze in L2 tedesco nelle abilità della lettura e dell’ascolto, ossia nelle competenze passive, degli alunni/delle alunne delle quarte classi della scuola primaria, dava il seguente risultato: poco più della metà delle risposte corrette sono state date dal 56 per cento degli/delle alunni/e su un totale di 948 alunni/alunne di 73 classi. In termini semplici ciò significa che poco più della metà degli alunni/delle alunne (501 su 948) raggiunge poco più della metà delle risposte corrette (27 su 48). Dal questionario per i docenti risulta inoltre che la lezione frontale occupa ancora uno spazio del 62 per cento e il lavoro individuale il 67 per cento. Ciò pare incompatibile con l’approccio comunicativo dell’apprendimento di una lingua. Risulta inoltre dal questionario rivolto agli allievi/alle allieve che il 49 per cento non è per niente d’accordo che si studi il tedesco per parlare con altri bambini, che il 45 per cento pensi che parlare il tedesco non sia utile, che al 43 per cento non interessi quello che si impara in tedesco e infine che al 44 per cento la lingua tedesca non piaccia, che il 60,6 per cento non parli mai il tedesco fuori scuola, il 71,4 per cento mai nelle attività sportive e il 61,3 per cento mai al parco giochi. Se si confrontano questi risultati di competenza con una simile verifica effettuata nel 2017/2018 su 1.073 alunni/alunne delle quarte classi della scuola primaria in cui su trenta domande il 74,3 per cento risponde correttamente a poco più della metà delle domande, si ha la netta sensazione che le competenze in L2 tedesco (misurate solo parzialmente) siano calate negli ultimi dieci anni nonostante gli sforzi in termini quantitativi (aumento di ore) e qualitativi (miglioramento della formazione docenti e dei materiali didattici).

  • Studenti delle superiori: Le occasioni di incontro e confronto fra ragazzi di diversi gruppi linguistici sono saltuarie Foto: (c) pixabay

    In considerazione di quanto ricostruito finora, sembra comprensibile che un certo numero di genitori italiani, probabilmente di classi sociali medioalti, tagli corto e iscriva i propri figli/le proprie figlie nella scuola primaria tedesca. Sembra inoltre avere poca efficacia futura per un aumento delle competenze in L2 tedesco l’intenzione del vicepresidente della Giunta provinciale Galateo di assumere ulteriori docenti e introdurre misure di potenziamento della didattica. Tutto questo è già stato fatto negli ultimi trentacinque anni. Credere nella forza onni-guaritrice della didattica è un mito difficile da sradicare (cfr. Baur/Larcher 2011, pp.164 ss.). Che fare allora? O meglio in quale direzione volgere i pensieri?

    La situazione sociolinguistica e socioculturale si è evoluta negli ultimi decenni anche in Alto Adige – Sudtirolo verso una notevole varietà di situazioni. Oltre ai tre gruppi linguistici locali ora si trovano sul territorio numerose persone, oltre quarantamila in dati assoluti, provenienti dalle più diverse culture con lingue molto differenti. Ciò ha contribuito a creare una realtà scolastica sempre più eterogenea.

    È fuori dubbio che un’educazione al plurilinguismo possa favorire maggiormente contatti e vicinanza verso l’altro e facilitare la comprensione di culture quotidiane diverse. Sta di fatto però che l’aumento di competenza in lingua seconda, atteso e pronosticato da anni, non ha ancora raggiunto livelli generalmente soddisfacenti, forse neanche per l’inglese, anche se mancano in merito ricerche empiriche comparative, e che tutte le altre lingue e culture vengono spesso escluse dal campo percettivo. L’obiettivo delle linee guida di raggiungere all’esame di Stato alla fine della scuola secondaria di secondo grado in lingua seconda tedesco o italiano e in inglese il livello di competenza B2 del “Quadro di riferimento europeo delle lingue”, pare ancora essere molto lontano e di difficile realizzazione almeno per le scuole con lingua d’in-segnamento tedesca e italiana.

    Servono maggiori contatti tra scuole con lingua d’insegnamento diversa, come per esempio alla scuola Alexander Langer a Bolzano con due sezioni, italiana e tedesca, e numerose iniziative in comune. 

    In effetti, l’italiano e il tedesco per molti sono lingua straniera appresa con i metodi della didattica delle lingue straniere e non attraverso contatti mediati a livello scolastico ed extrascolastico con i parlanti l’altra lingua. La rispettiva altra lingua si apprende soprattutto al fine di una utilitaristica inclusione paritaria in ambienti amministrativi ed economici e meno come lingua della quotidianità per poter colloquiare con i vicini e per stabilire contatti con altri mondi di vita. Questo, però, allora è un “falso bilinguismo”, un bilinguismo che spogliato del suo reale fine comunicativo si presenta nudo, nella nudità dell’alienazione, del puro essere utilizzato.

    L’obiettivo pedagogico, invece, è quello di riuscire ad agire linguisticamente nella realtà dell’altra cultura secondo le regole di questa cultura. È un mettersi in gioco su un palcoscenico molto più complesso di quello che si può trovare nella propria area culturale e questa sfida non toglie nulla, ma arricchisce e favorisce la comunicazione e la cooperazione creativa e costruttiva tra persone di diverse lingue e culture che diventerà sempre più la normalità.

    Servono maggiori contatti tra scuole con lingua d’insegnamento diversa (cfr. Baur/Kofler 2012), come per esempio alla scuola Alexander Langer a Bolzano con due sezioni, italiana e tedesca, e numerose iniziative in comune. Servono sperimentazioni di classi bilingui volontarie nelle scuole di ogni ordine e grado. Servono iniziative potenziate di gemellaggi tra scuole tedesche e italiane sul territorio, promosse dai tre istituti pedagogici a partire dal 1992, ma sempre finanziati col contagocce e ora in declino (cfr. Baur, 1997; Baur, 2012). Servono iniziative pubbliche e private per favorire contatti diretti tra bambini/bambine, giovani di lingua madre tedesca, italiana e anche di altre culture. Serve una volontà politica per finanziare varie iniziative per una cultura del contatto, cultura che pone le basi all’interesse per la lingua e cultura dell’altro.

  • Autore e Bibliografia

    Siegfried Baur è professore ordinario di Pedagogia generale e Pedagogia sociale presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano. Il contributo è stato scritto da Baur per il numero della rivista IL CRISTALLO fresco di stampa. 

    Bibliografia

    Abel A./Vettori C., KOLIPSI II.Gli studenti altoatesini e la seconda lingua: indagine linguistica e psicosociale. / Die Südtiroler SchülerInnen und die Zweitsprache: eine linguistische und sozialpsychologische Untersuchung, 2017http://webfol-der.eurac.edu/EURAC/ Publications/Institutes/autonomies/commul/Ko-lipsi_II_2017.pdf

    Baur S., Prospettive e nuovi aspetti nel ventunesimo secolo, in: Baur, S./Mezzalira, G./ Pichler, W.: La lingua degli altri. Aspetti della politica linguistica e scolastica in Alto Adige – Südtirol dal 1945 ad oggi, Franco Angeli, Milano 2008

    Baur S./Larcher D., Fit für Europa. Erfahrungen mit Mehrsprachigkeit in Südtirol, edizioni alphabeta, Merano 2011

    Baur S., Brücken schlagen – Klassenpartnerschaften/Creare ponti – Gemellaggi tra classi/ Crié liams – Barac danter tlasses, Folio Buchbüro, Wien/Bozen 1997, a c. d.

    Baur S./Kofler D., Tocca a te! Studie zur Förderung der kommunikativen Kompe-tenz in der Zweitsprache in schulischen Kontaktsituationen, alphabeta Verlag, Meran 2012

    Baur S., Austauschpädagogik und Austauscherfahrung, Schneider Verlag, Bal-tmannsweiler 2012, a c. d.

"Sembra inoltre avere poca efficacia futura per un aumento delle competenze in L2 tedesco l’intenzione del vicepresidente della Giunta provinciale Galateo di assumere ulteriori docenti e introdurre misure di potenziamento della didattica. Tutto questo è già stato fatto negli ultimi trentacinque anni."

⬆️ Ha preso nota, Sig. Galateo?

Wed, 06/19/2024 - 09:47 Permalink

Risulta inoltre dal questionario rivolto agli allievi/alle allieve che :
- 49 % non è per niente d’accordo che si studi il tedesco per parlare con altri bambini,
- 45 % pensi che parlare il tedesco non sia utile,
- al 43 % non interessi quello che si impara in tedesco,
- al 44 % la lingua tedesca non piaccia,
- 60,6 % non parli mai il tedesco fuori scuola,
- 71,4 % mai nelle attività sportive
- 61,3 % mai al parco giochi.

⬆️ Qua invece i problemi iniziano in famiglia, a mio modesto avviso e la scuola ci può fare ben poco.

Wed, 06/19/2024 - 10:10 Permalink

Corcordo con diverse considerazioni dell'autore. Segnalo però che alcuni dati riportati relativi alla ricerca nelle classi quarte della scuola primaria non sono corretti. Ad esempio dai questionari somministrati alle bambine e ai bambini emerge chiaramente che il tedesco é una lingua che piace e che interessa. I dati corretti si trovano nel rapporto provinciale a pagina 25 al seguente link:
https://www.provincia.bz.it/servizio-valutazione-italiano/downloads/Ler…

Wed, 06/19/2024 - 14:38 Permalink