Society | Rievocazione

Il mio ricordo di Andreina Emeri

Dopo il dolore e la mancanza ho cercato di ricomporre i pezzi di vita vissuta assieme ad Andreina e ho cercato di ricostruire il percorso fatto con lei e con le altre compagne, attraverso episodi, sensazioni…tutti questi ricordi li ho assemblati con oro liquido.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.

È un’antica tecnica giapponese che mostra e nasconde le giunture, le esibisce e le trasforma in un pregio, ma ciò che salda i pezzi negli esseri umani non è oro liquido, è l’amore.

Quanto ci siamo volute bene e rispettate noi donne del Kollontai e dell’AIED. Come ci siamo volute conoscere profondamente! Andreina era tra noi: la trainante. Era molto bella: un portamento fiero e una curiosità per il sapere, che le faceva accendere gli occhi. Era donna che cercava di unire, di fare gruppo…di far famiglia, e di famiglie ne aveva tante!

La famiglia Emeri innanzitutto; era giustamente orgogliosa dei suoi figli e la sua era la Famiglia Emeri. Poi aveva la famiglia dei gatti, tanti gatti, forse 20, forse di più, che giocavano e figliavano nel suo giardino, la famiglia vegetale nel suo studio, invaso sì da carte e libri, ma anche da molte piante che lei curava con attenzione infinita. E la famiglia delle donne del Kollontai e dell’AIED, che sentivano la sua casa come un luogo buono di ritrovo, dove portavano anche i loro figli e i loro cani. Quando si entrava in quella casa si veniva investiti ogni volta dalla luce dell’intelligenza, della moralità, della speranza, dell’amicizia e dell’allegria. Aveva anche la famiglia delle donne che lei assisteva come avvocato, e alle quali sempre diceva “siate indipendenti finanziariamente, solo allora sarete libere di scegliere”.

Sempre nel fare Andreina non si fermava mai, c’era tanta passione nella sua vita. Ci si ritrovava il lunedì sera e l’argomento era l’AIED, ed i giovedì erano dedicati ai problemi femministi. Il desiderio e la fiducia di aprirsi e comunicare le proprie soggettività,  il divorzio come un diritto, l’aborto, quando il contraccettivo fallisce, che non deve essere scelta di clandestinità, la necessità che le donne debbano conoscere il proprio corpo e decidere quale contraccezione adottare, perché fare l’amore è bello e importante, è uno dei modi di dirsi che ci si vuole bene e perché l’amore non si fa solo perché si vogliono dei figli.

Tutto questo volevamo e lo volevamo tutte insieme.

Nei nostri cortei c’era fierezza – passione – esuberanza. Dimostravamo per affermare i diritti delle donne.

Così con Andreina capofila abbiamo cercato, e forse trovato, una collocazione politica e culturale, fatta di cultura democratica- antifascista – di sinistra – costruendo il femminismo – promuovendo movimenti spontanei – l’arcipelago verde ambientalista.

Perché allora non c’era nulla, ma non c’era deserto intorno a noi, il deserto che ora mi sembra purtroppo di vedere con molto dolore, per le tante eredità non raccolte e cannibalizzate.

Umbertina Bacchin ha detto di Andreina:

Per Andreina era sempre molto importante dire quello che sentiva, quello che pensava, quello che voleva fare…era importante pensare delle cose, volerle dire, volerle realizzare e realizzarle non solo per sè

Questi sono i miei ricordi. Ho voluto ricomporre i pezzettini di vita trascorsi insieme, per assemblarli oltre il ricordo; facendone esperienze di vita vissuta. Per noi è stato l’avvio ad una consapevolezza esistenziale, a chi è venuto dopo di noi spero resti, tra austerità e passione, una traccia che non si impolvera e che possa brillare sempre.