Trasformare l'economia
-
In linea con il tema di quest’anno “play_ground” alla terza edizione della Bolzano Art Weeks, il progetto A Place to B(Z) ha organizzato un evento chiamato “Community Play” che ha avuto luogo nell’areale dietro alla stazione ferroviaria di Bolzano. Lo spazio a lungo inutilizzato in via del Macello 59 è attualmente chiuso al pubblico, ma dopo un grande lavoro da parte di varie associazioni, il comune ne ha consentito l’apertura per questa occasione. Tante iniziative locali, artisti, designer e abitanti di Bolzano vi si sono ritrovati per rivitalizzarlo e mostrare l'immenso potenziale che presenta. Insieme, i partecipanti hanno creato uno spazio, accessibile e non commerciale, di cultura e socialità. Anche se solo per una giornata, Community Play prefigurava una trasformazione della città incentrata sui bisogni degli abitanti, anziché sul profitto.
-
In questo contesto, il progetto di tesi in Design Eco-Sociale ‘Oikos’ ha presentato l’installazione ‘Intrecciati’. Ispirandosi alla danza dell'Albero di Maggio o Maibaum, tradizionalmente realizzata all’inizio della primavera, quest’oggetto interattivo invita a celebrare la vita non solo a maggio, ma tutto l'anno. I partecipanti si riuniscono intorno a questo palo, si aggrappano ai nastri attaccati alla cima e danzano intorno ad esso, passando sopra e sotto i nastri degli altri. C’è però una differenza fondamentale. Nella tradizionale danza ci sono regole molto definite che coordinano i movimenti dei partecipanti per ottenere una treccia “perfetta”. In questa reinterpretazione invece, gli individui possono muoversi liberamente, in qualsiasi direzione e a qualsiasi ritmo, a condizione di non mollare il proprio nastro e di prendersi cura degli altri partecipanti (non farli cadere per terra, non destabilizzare la struttura, ecc.). Alla fine della canzone il risultato è una treccia forte ed eterogenea, ogni volta diversa.
Questa caotica e divertente azione di tessitura collettiva è una metafora della nostra esistenza interconnessa (con altri esseri, umani e non, da cui dipendiamo) e delle negoziazioni quotidiane che ne derivano. Rappresenta come, attraverso la collaborazione, la cura e la convivialità, si possano creare sistemi resilienti. Lo scopo di questa installazione è: permettere alle persone di sperimentare con il corpo cosa implica essere liberi ma interdipendenti, di come ognuno abbia la sua individualità e i propri interessi, ma allo stesso tempo faccia parte di una rete. Deve perciò mantenere l’equilibrio con le altre persone e rispettare i loro intenti. Un’idea astratta che però diventa tangibile in questa danza collettiva, in cui se una parte tira troppo in una direzione, il palo rischia di cadere.
L’economia di mercato che oggi impera, soprattutto nel Nord Globale, sta facendo proprio questo. Sta tirando troppo - dalle persone e dall’ambiente - in una direzione lineare verso un punto nell’infinito, il cosiddetto “progresso”. Ma il tempo della natura non è lineare, è circolare. Se si continua a spingere in “avanti” - sfruttando senza rispettare i tempi per la riproduzione sociale, il benessere, i cicli di rigenerazione delle risorse e di assorbimento dei rifiuti - si paleserà il rischio di collasso che mette in pericolo la sostenibilità della vita. Se l'economia è stata originariamente concepita per prendersi cura della casa e dei suoi abitanti, adesso sembra che faccia esattamente il contrario a livello globale. È necessario riprendere in mano le redini di questo strumento che si è perso nell’astrazione del denaro che ha perso di vista la sua funzione quotidiana di mantenere ed espandere la vita. Essa è diventata un mezzo per un fine diverso: generare profitto. Quindi è sempre a rischio, perché prima o poi arriverà un momento in cui l'accumulo non avverrà sostenendo la vita, ma negandola o distruggendo la vita stessa.
Siccome la vita delle persone è organizzata intorno agli orari di lavoro e ai luoghi che generano profitto, il resto del tempo e spazio necessario per mantenere il benessere sono costretti ad adattarsi alle esigenze della produzione. Da una parte, la riflessione del tempo è presente nella simbologia dell’oggetto che ha 12 strisce di stoffa, che dall’alto sembrano le lancette dell’orologio, per rappresentare il mondo occidentale e l’innato desiderio di organizzare il tempo. Inoltre, essa ricorda anche la contraddizione del tempo lineare del “progresso” con il tempo circolare della natura. Dall’altro lato, il ragionamento sullo spazio è rappresentato dai colori delle stoffe, che simboleggiano gli elementi del contesto ecologico da cui dipendiamo: terra, acqua, fuoco e aria; verde, blu, rosso e bianco.
Un altro messaggio che vuole trasmettere l’installazione è che è possibile cambiare le regole del gioco. In questo caso, si rinuncia alla competizione e al centro rimangono la collaborazione e la gioia come struttura portante. Questo è di vitale importanza quando si propongono trasformazioni sistemiche che facciano spazio e tempo per la cura e per i beni comuni, come si spera succeda all’areale ferroviario in via del Macello.
In conclusione, proporrei a voi lettori una riflessione. Ci sono tante metafore per parlare delle problematiche attuali, come il classico gatto che si morde la coda o la ruota di un criceto che corre fino a sfiancarsi. È invece molto più difficile trovare immagini che descrivano soluzioni, che ci offrano direzioni concrete verso le quali muoversi. Vi invito a commentare quali cambiamenti vorreste vedere nel posto dove abitate o nel mondo in generale. E se volete fare un esercizio di creatività, pensare anche a quali metafore potrebbero rappresentare quelle realtà che proponete.
Vuoi che vengano affrontati temi specifici nei prossimi articoli? Commenta qui sotto o scrivi un'e-mail a [email protected] per proporre argomenti, porre domande o condividere storie. Questo progetto cerca di promuovere una conversazione con e tra i lettori!