Politics | Femminismo

L'addio a Mariasilvia Spolato

A Bolzano il funerale della matematica padovana, prima donna a dichiararsi omosessuale in Italia, pioniera del movimento femminista e LGBT, morta dopo una vita in strada.
ultima-mariasilvia-spolato.jpg
Foto: ilManifesto

Una rosa bianca avvolta in una pagina di parole crociate. Si sono svolti ieri presso il cimitero comunale di Oltrisarco a Bolzano i funerali laici di Mariasilvia Spolato, insegnante di matematica e militante femminista che per prima in Italia fece pubblicamente coming-out, sfilando alle manifestazioni dell'8 marzo 1972 in piazza Navona a Roma con il cartello “Liberazione omosessuale”. L'immagine della attivista padovana – colonna portante del movimento delle donne e di emancipazione di gay e lesbiche, autrice di un manuale di matematica e del libro I movimenti omosessuali di liberazione – fu pubblicata da Panorama e le costerà il posto di insegnante, licenziata dalla scuola pubblica con la motivazione di essere “indegna” all'insegnamento. Si è spenta all'età di 83 anni in una casa di riposo di Bolzano, dopo una vita passata “ai margini”, senza fissa dimora, dormendo sui treni. Nel capoluogo altoatesino molte e molti ricordano Spolato “clochard”, in piazza Walther o in biblioteca, coi borsoni colmi di libri e riviste e la Settimana enigmistica. Ma in pochi conoscevano la sua storia, di lotte e sofferenze, di discriminazione e di scritti.

Tra i tanti che le hanno reso omaggio al funerale, fra musica e poesia, rappresentanti di Centaurus e Gaylib, del mondo sindacale e della sinistra bolzanina, le responsabili e operatrici della casa di riposo “Villa Armonia”, l'ex-assessora Mimma Battisti e la direttrice della ASSB Liliana Di Fede, il giornalista dell'Alto Adige Luca Fregona che ha scritto una delle pagine più belle del giornalismo altoatesino rivelando la storia (dimenticata) di Mariasilvia Spolato. Una storia che commuove l'Italia, ricordandoci – in tempi di stigmatizzazione e rifiuto della diversità – quanto sia facile finire nell'oblio, emarginati e isolati dalla società, e cadere nella spirale dell'abbandono.

La lezione di Spolato

Quando si perde una persona amata, un lavoro, la famiglia, una casa, quando si è vittime del pregiudizio e ci viene tolta la dignità – è facile lasciarsi andare, “abbandonarsi”: abbandonare il mondo e farsi abbandonare da esso. Non pensiamo sia qualcosa di lontano da noi: solitudine, fallimento, discriminazioni, povertà possono toccare chiunque, anche chi cerca di distogliere lo sguardo dalla povertà, eliminandola dalla vista, dalle piazze, dai parchi del “degrado”. Il capitalismo e il patriarcato combattuti da Spolato ci hanno abituato a un mondo diviso tra vincitori e perdenti, ma chi decide quanti “meritano” di stare tra i primi? La lezione di Mariasilvia, che pagò sulla sua pelle le conseguenze della “sconfitta”, insegna quanto sia labile (e stupido) il confine tra persone “normali” e non, il giudizio sulla base del nostro aspetto o di scelte “non convenzionali”, e perciò a sentirci libere e liberi di essere ciò che siamo e vogliamo, al di là di ogni ideologia omologante. È un'ultima e preziosa lezione, dalla insegnante di matematica che scelse la libertà.