Assoimprenditori: "stiamo bene, ma vanno abbandonate le vecchie categorie"

La zavorra del sistema Italia è un problema serio ma le aziende altoatesine, nonostante tutto, sono in buona salute.
Ne è convinto il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan, che ha presentato presso la sede di via Macello il bilancio sociale dell'associazione di categoria.
Pan non ha nascosto le difficoltà legate alla crisi che permane, ma ha rivendicato la capacità di reagire manifestata dalle aziende altoatesine. La presentazione del bilancio sociale 2013 è anche stata occasione per ribadire il ruolo cruciale che l'imprenditoria rappresenta nel sistema economico altoatesino. Ma il presidente Pan ha usato toni decisi nel segnalare che è ora venuto il momento di abbandonare le categorie del passato. "Non ha più senso parlare di piccole e grandi imprese" ha detto, ricordando che in un ottica europea "anche le più grandi aziende altoatesine di fatto sono di piccole dimensioni".
Ha anche detto che non si deve più pensare in termini di Arbeitgeber ed Arbeitnehmer, tedeschi ed italiani, città e periferia. Per Pan vanno identificate nuove ed inclusive categorie di pensiero nell'ottica di un fare rete che deve diventare la regola, intendendo un'economia unica riportata alla sua radice etimologica: una casa in cui tutti abitano. Guardando oltre ai muri e mettendo in primo piano la persona, abbandonando gli inutili antagonismi. E lavorando con serenità insieme a politica, parti sociali e settore pubblico.
"Le nuove categorie devono innestare nuovi processi", ha proseguito Pan sciorinando i dati lusinghieri in termini di valore aggiunto ottenuti dal comparto produttivo altoatesino, in grado di competere con Austria e Germania.
Le aziende altoatesine sono competitive a livello internazionale e non esportano solo i loro prodotti, ha ricordato Pan, ma anche l'immagine della provincia di Bolzano.
Assoimprenditori ha anche messo in evidenza il suo sostanziale contributo non solo all'occupazione tout court, bensì all'occupazione di qualità.
Rilanciando nuovamente l'appello a pensare all'economia come un processo in rapido movimento, in cui tutti devono sentirsi protagonisti.