Politics | Confinanti

Dipendenti provinciali: quelli di Belluno piangono

La legge di stabilità ne dimezza il numero ed allora loro scendono in piazza. Ma il destino appare segnato.

Così vicina e così lontana. 

Belluno è solo a poche decine di chilometri in linea d’aria da Bolzano e Trento, ma non è autonoma e quindi soggetta ai tagli radicali predisposti dal governo. E sì che i dipendenti della Provincia di Belluno non sono migliaia, come a Bolzano e Trento. 

La pietra tombale sul futuro delle province (con l’esclusione di quelle a statuto speciale) è contenuta in un emendamento alla legge di stabilità 2015 in cui si chiede - per l’appunto - alle Province di dimezzare il loro personale, destinato ad essere ricollocato in Comuni, Regioni o altri enti pubblici. 

Dunque di tratta di uno spostamento e non di un licenziamento. E allora dove sono i risparmi?
Per non parlare del fatto che la legge Delrio del 7 aprile 2014 riconosceva alla Provincia di Belluno, interamente montana, ‘competenze specifiche’.
Ebbene: niente da fare. 
 
I dipendenti di palazzo Piloni (la sede della Provincia di Belluno) hanno deciso di scendere in piazza e sono andati in delegazione a Roma dove - come riferisce il quotidiano locale Corriere delle Alpi - hanno ricevuto segnali contrastanti. Rassicurazioni dalle senatrici venete Laura Puppato e Rosanna Filippin e invece 'atteggiamenti indisponenti' da parte dai sottosegretari Gianclaudio Bressa (bellunese!) e Angelo Rughetti

A tremare in questi giorni sono soprattutto i dipendenti degli Iat, le Aziende di Promozione Turistica bellunese. 

Insomma un altro mondo. Alla rovescia. E solo sull’altro versante dell’alta Pusteria.