Economy | Statistiche

Cure alternative? No, grazie

Dati Istat: in netto calo il ricorso alle terapie non convenzionali anche in provincia, Trento e Bolzano restano comunque in testa alle classifiche.

Non molto tempo fa (il boom ci fu alla fine degli anni ’90) la cosiddetta prevenzione primaria, e cioè l’attenzione accorta al proprio stile di vita, costituiva la nuova frontiera del benessere di massa tout court. Omeopatia, fitoterapia, agopuntura, chiropratica non erano metodi utilizzati solo da qualche sofisticata signora dell’Upper East Side newyorkese ma avevano suscitato un vivo interesse in molte persone. Secondo un’indagine Istat erano quasi otto milioni gli italiani che nel 2005 adottavano le terapie alternative, si sono ridotti a meno di cinque nel 2013, l’8,2% contro più del 15% nel 2000, conseguenze inevitabili della solita crisi economica.

Anche a Trento e a Bolzano, dove tali pratiche sono state a lungo molto in voga (i due capoluoghi restano comunque fra i primi fruitori), tutto è cambiato: se nel 2005 in Trentino il 22% degli abitanti aveva provato almeno una volta un tipo di cura anti-convenzionale, nel 2013 la percentuale ha toccato il 13,4%. A Bolzano invece si è passati dal 33,5% al 20,9%, ma la città detiene ancora il primato; quasi il 21% della popolazione ha provato uno dei "blasonati" rimedi alternativi nel 2013. Le terapie omeopatiche rimangono le preferite (16,3%), seguono trattamenti manuali (6%), fitoterapia (4,2%) e agopuntura (2,9%). Per quanto riguarda gli anziani sopra i 65 anni favorevoli all’uso della medicina non convenzionale la percentuale è scesa dal 26% al 10,6%.