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Foto: TSB
Culture | Avvenne domani

Giorni di lotta

I sei anni di Maurizio Scaparro alla guida del Teatro Stabile di Bolzano. Il grande regista è morto venerdì a Roma. Aveva 90 anni.

Maurizio Scaparro è morto venerdì a Roma all’età di 90 anni.

C’è una fotografia, tra quelle uscite ieri dal grande archivio dello Stabile di Bolzano e che corredano queste brevi note, nella quale si vede Maurizio Scaparro che parla ad alcuni giovani nella sala teatrale di Gries che fu la sua casa come regista e come direttore artistico del teatro bolzanino per ben sei stagioni, dal 1969 al 1975.

Quella foto mi tocca modo particolare perché tra quei ragazzi potrei esserci anch’io. Gli incontri col teatro di Scaparro restano nella mia memoria, e credo anche in quella di parecchi che furono liceali all’epoca, come la scoperta di un mondo nuovo ed affascinante: quello della parola che diventava emozione, ogni sera, su quel piccolo palcoscenico.

Quelli di Maurizio Scaparro a Bolzano furono anni pieni di grande impegno culturale, in un momento nel quale anche la città viveva cambiamenti profondi, mutamenti di assetti politici, partecipando, sia pur da lontano, ai contrasti e alle ribellioni che attraversavano tutto il paese. Il lavoro teatrale che Scaparro condusse a Bolzano in quegli anni non si chiamava certo fuori da quel clima e da quelle tensioni. Un teatro di impegno civile e politico come quello messo in scena con “Giorni di lotta con Di Vittorio”, ma anche una ricerca memorabile sulla condizione umana come quella portata sul palcoscenico con “Il Suicida” di Erdman o con il memorabile “Amleto” interpretato da un Pino Micol il cui tormento esistenziale è rimasto, non solo a Bolzano, nella memoria di molti.

Andavamo a vedere gli spettacoli di Maurizio Scaparro, noi giovani liceali e poi universitari, per cercare risposte a domande antiche attraverso le emozioni che quelle magistrali interpretazioni e quella regia asciutta, mai compiaciuta o ridondante, ci regalava.

Furono anni di grandi successi, a Bolzano e altrove, ma anche di forti tensioni, mentre all’orizzonte si palesava una crisi istituzionale che, qualche anno dopo l’addio di Scaparro allo Stabile, avrebbe rischiato seriamente di far affiggere sulla porta del teatro il cartello annunciante la chiusura definitiva. È significativo che a far girare in corso di questa storia e ad assicurare al teatro bolzanino una lunga e felice esistenza che dura ancor oggi, sia stato, assieme ad un Commissario liquidatore che di liquidare non ebbe nessuna voglia come Carlo Corazzola, un giovanissimo regista, Marco Bernardi, che di Scaparro era stato allievo.

Oggi, nel giorno in cui Maurizio Scaparro viene a mancare, è proprio Marco Bernardi a ricordarne con queste parole la figura: “Maurizio Scaparro è stato, dopo Strehler e con il coetaneo Luca Ronconi, uno dei padri del teatro italiano degli ultimi trent’anni del Novecento. Ha creduto con forza e passione in un teatro pubblico inteso come servizio, in un’idea di teatro che privilegiasse la parola, l’umanità, la dimensione politica e sociale tanto cara a chi aveva vissuto quegli anni con impegno civile prima ancora che artistico. Era un regista che privilegiava la chiarezza del testo, il ritmo, la recitazione asciutta, pulita ma non naturalistica”.

Naturalmente la vicenda artistica di Maurizio Scaparro, ed è proprio Bernardi nel suo breve ritratto a ricordarcelo, oltrepassa di gran lunga il pur ragguardevole periodo dell’esperienza bolzanina. Un lavoro appassionato che ha avuto i suoi punti fermi nella direzione artistica di vari teatri italiani, nella messa in scena di oltre sessanta spettacoli. Resta memorabile l’invenzione del carnevale teatrale di Venezia che riuscì a coinvolgere un pubblico enorme in un’operazione culturale di alto livello.

A Bolzano Scaparro è tornato diverse volte con i suoi spettacoli, accolti finalmente in un teatro grande e nuovo, ben diverso da quella piccola sala nella quale parlava a noi studenti liceali e alle cui modeste misure, lui grande teatrante, si era comunque saputo adattare per portare in scena il mondo, le emozioni, la fantasia.