Politics | Ulli Mair e gli italiani

Un Sudtirolo libero per tutti i gruppi linguistici

Alla vigilia del congresso del partito, abbiamo chiesto a Ulli Mair quale ruolo potrebbe avere il gruppo linguistico italiano all’interno della visione di un “Libero Stato” propagata dai “Blau”.

Avete iscritti al partito di madrelingua italiana?

Non molti, ma specialmente negli ultimi mesi notiamo un interesse crescente da parte degli italiani locali verso il nostro partito.

Uno dei vostri temi forti è la proposta di un "Libero Stato del Sudtirolo". Un progetto così ambizioso ha ovviamente bisogno anche del sostegno degli italiani residenti qui. Come pensate di conquistarli?

Ha perfettamente ragione, si tratta di un tema forte, di un progetto ambizioso, che offre la possibilità di far crescere insieme i tre gruppi etnici. Se l'autonomia ha già aperto la strada in questo senso, lo Stato Libero potrebbe creare la possibilità di sviluppare una identità comune oltre i nazionalismi.

Finora il Sudtirolo ha costruito il proprio modello di successo su una chiara demarcazione degli ambiti di pertinenza politica e linguistica. Ma per arrivare all'indipendenza questa impostazione dovrebbe forse essere superata. È possibile immaginarsi addirittura una svolta "interetnica" del vostro partito? Nel prossimo congresso il tema verrà almeno sfiorato?

Quando abbiamo deciso di seguire questo modello, nato all’inizio come semplice visione, eravamo consci di avere davanti un percorso molto lungo, certo non privo di ostacoli e dubbi. Mentre lo statuto di Autonomia, al quale noi riconosciamo di aver portato ad una pacifica convivenza, si basa su concetti ben precisi, lo Stato Libero potrebbe superare certi limiti. Non bisogna dimenticare che lo statuto di Autonomia lo abbiamo soltanto perché non siamo italiani. Però io noto una certa evoluzione: se in origine lo statuto è stato congegnato per tutelare le minoranze etniche, adesso disponiamo di uno strumento in grado di preservare un certo equilibrio. Più di una svolta "interetnica" immagino davvero un’identità comune, nella quale si possano riconoscere tutti: tedeschi, italiani e ladini - cioe' tutti i sudtirolesi. Comunque questa discussione assumerà sempre più peso, in futuro.

Il vostro elettorato di riferimento è prevalentemente tedesco e molto forte in periferia, dove praticamente gli italiani sono una minoranza poco significativa. Pensa che questo elettorato sarebbe favorevole a un maggiore coinvolgimento degli italiani nella progettazione di un Sudtirolo futuro?

Certo, sono assolutamente convinta di questo. Il Sudtirolo del 2014 non è quello del 1914, del 1945, del 1972 o del 1992. Il mondo sta cambiando, gli stati nazionali che abbiamo ereditato dal Novecento andranno a sparire e l'attuale Unione Europea non è in grado di rispondere alle esigenze della gente. Accontenta i poteri forti, salva le banche e trascura gli interessi del semplice cittadino. Questo, a prescindere dall'appartenenza etnica, cerca rifugio nel suo piccolo mondo, non nel grande, poco trasparente e distante.

Come pensate di affrontare il tema dell'eredità del passato riguardo ad argomenti di forte impatto identitario (monumenti, toponomastica, ecc.)?

La storia è storia e come tale non deve essere cancellata. Bisogna spiegare specialmente ai giovani quale sia stato il significato di certi monumenti dell'era fascista. Mi rifiuto di credere che la maggioranza di lingua italiana voglia conservare i monumenti in quanto espressione di tale periodo. Mi aspetto però che in futuro non ci siano mai più manifestazioni nazionalistiche davanti a questi monumenti e che essi vengano visti veramente come testimonianze di un tempo definitivamente passato. In realtà ritengo che siano gli italiani quelli che ci rimettono di più, se non sono in grado di lasciarsi alle spalle il periodo del colonialismo e dell’imperialismo fascista. Per quanto riguarda la toponomastica, la nostra proposta è nota. La soluzione potrebbe essere quella basata sulle indicazioni dell'ONU, ovvero la soluzione percentuale. Mi preme sottolineare che la toponomastica è in prima lineauna questione culturale e che il bilinguismo deve essere distinto dal binomismo.

Senza ovviamente scendere nei dettagli della sua vita privata, lei coltiva rapporti sociali o culturali col mondo di lingua italiana? Potrebbe indicarci quali aspetti di questo mondo potrebbero risultare attraenti anche per i sudtirolesi di lingua tedesca?

Sono convinta che per ogni persona radicata nella propria identità l'apertura verso un'altra identità sia una richezza ed un rafforzamento 
personale. Questa esperienza la sto vivendo in quanto il mio compagno è di lingua italiana, anche se nato e cresciuto nella nostra Provincia. Adesso frequento molta più persone di lingua italiana. Le cose imposte non portano mai a buon fine, è sul piano emotivo che possiamo crescere insieme. Io sarò sempre "tedesca", ma ho imparato che il Sudtirolo moderno deve includere tutti. Se tutti sono disposti a dare il proprio contributo, possiamo diventare veramente un Libero Stato e con ciò superare revanscismi e discordanze. Attenzione però: per raggiungere questo risultato dobbiamo fare ancora molti sforzi e sacrifici.