La Chiesa confessi che Dio non esiste
Ärgert dich dein Auge, so reiß es aus, ärgert dich deine Hand, so hau sie ab, ärgert dich deine Zunge, so schneide sie ab, und ärgert dich deine Vernunft, so werde katholisch.
Heinrich Heine a Karl August Varnhagen von Ense, 19 ottobre 1827
A ogni catastrofe naturale, terremoto maremoto o uragano che sia, l’intera gerarchia ecclesiastica dal papa in giù esorta i fedeli alla preghiera per le povere anime innocenti vittime del cataclisma. Come se l’evento non avesse a che fare col Dio della loro fede. E alla domanda come può un Dio onnipotente onnisciente e infinitamente misericordioso permettere che accadano simili disastri, i prelati teologi esegeti biblici della Chiesa Cattolica danno luogo a uno spettacolo pirotecnico di assurdità logiche così colossali che nemmeno un’overdose di LSD riuscirebbe mai a procurarci.
Prescindendo dalle spiegazioni che ricorrono da un lato al concetto (se così si può dire di una simile nefandezza intellettuale) di punizione divina riconducibile al peccato originale, per cui anche i bambini morirebbero a milioni perché Adamo ed Eva mangiarono dall’albero della conoscenza, e dall’altro al mistero della fede, che equivale all’ammissione di non possedere uno straccio di pensiero argomentato, vale la pena soffermarsi sulla seguente.
Le catastrofi naturali sarebbero frutto della materialità e quindi limitatezza della natura, il cui divenire è determinato da leggi fisiche universali che scandiscono il susseguirsi dei fenomeni secondo il principio di necessità, ovvero inevitabilmente. La limitatezza dell’universo si manifesterebbe dunque anche in forma di eventi imprevedibili e distruttivi, che però risulterebbero necessari e inevitabili in relazione alla totalità del creato. Come dire, questo è il migliore dei mondi possibili, meglio di così Dio non poteva fare. Pertanto, nella visione del mondo cristiana, e su questo in perfetta sintonia con l’Islam, Dio onnipotente avrebbe creato dal nulla l’intero universo (la cui parte a noi visibile è composta da centinaia di miliardi di galassie ognuna composta da centinaia di miliardi di stelle), ma sarebbe incapace di evitare un evento scaturito dalla frattura della crosta terrestre di un pianeta microscopico anche solo al confronto con la Via Lattea. Vale a dire, un Dio onnipotente ma al tempo stesso impotente di fronte a un fenomeno naturale infinitesimale se paragonato alla totalità dell’esistente. Oltretutto, affermando la creazione dal nulla da parte di un Dio onnipotente e onnisciente, risulterebbe del tutto impossibile che un evento naturale, come appunto un terremoto o maremoto, avesse luogo senza o contro la volontà del sommo creatore. Come ben si vede, l’apoteosi della contraddizione.
Dopo più di tre secoli siamo ancora qui a doverci occupare di una Chiesa che non solo continua a professare una dottrina così intrisa di macrocosmiche assurdità che al confronto il libro dei tarocchi sembra un manuale di logica formale, ma che si erge pure a depositaria della Verità Assoluta.
Chi poi volesse fare riferimento alla Bibbia troverà innumerevoli passi in cui l’onnipotenza divina si manifesta mediante prodigiosi eventi miracolosi, determinati per l’appunto proprio dalla sospensione delle leggi naturali per intervento e volontà di Dio (peraltro quasi sempre per sterminare i nemici del popolo ebraico o punire chi non si sottomette ciecamente al suo culto). Quindi, per citare solo uno i questi passi (ma si potrebbe stilare una lista di svariate cartelle), Dio avrebbe fermato il sole in cielo per permettere a Giosuè di proseguire lo sterminio degli amorrei a Gàbaon (Giosuè X), ma non sarebbe in grado di fermare un maremoto che in pochi minuti spazza via migliaia di vite innocenti. Droga pesante.
Ora, se vivessimo agli albori del 17⁰ secolo la confutazione dell’esistenza di Dio alla luce della forza ciecamente distruttiva della natura apparirebbe come una conquista dirompente del pensiero filosofico razionale. Poiché ci troviamo invece agli albori del terzo millennio, varrebbe la pena rammentare che un grande filosofo come Pierre Bayle e uno grandissimo come Baruch Spinoza, in pieno 17⁰ secolo, demolirono la Teodicea (ovvero la giustificazione teologica di Dio di fronte al male) senza possibilità di appello. Spinoza, che nella sua Etica esordisce con la prova ontologica di Dio per poi portare l’idea di un Dio personale e trascendente a sistematica e irreversibile confutazione, scrisse:
Ma si direbbe che questo cercar di mostrare che la natura non fa nulla invano (cioè nulla che non sia utile agli umani) è riuscito a mostrare soltanto che la stessa follia che è negli umani è anche nella natura e in Dio. Vediamo un po’ a qual punto la cosa è arrivata. Fra i tanti vantaggi offerti dalla natura, [i credenti] hanno dovuto trovare non poche cose svantaggiose, quali tempeste, terremoti, malattie eccetera, e hanno stabilito che questo si verifica perché Dio è irato a causa di offese a lui recate dagli umani o di scorrettezze commesse nel culto; e sebbene l’esperienza quotidiana affermi a gran voce e mostri con infiniti esempi che fortune e sfortune toccano nella stessa maniera e indistintamente ai pii e agli empi, [i credenti] non hanno dimesso il pregiudizio ormai inveterato. (Baruch Spinoza, Ethica, Parte I, Appendice)
La religione offre indubbiamente un insieme di credenze confortanti cui aggrapparsi nel momento della disperazione, ma a che prezzo? Al prezzo di abbracciare una menzogna manifesta? È una scelta.
Ebbene, dopo più di tre secoli siamo ancora qui a doverci occupare di una Chiesa che non solo continua a professare una dottrina così intrisa di macrocosmiche assurdità che al confronto il libro dei tarocchi sembra un manuale di logica formale, ma che si erge pure a depositaria della Verità Assoluta, legittimata a intervenire nel dibattito pubblico su tutti i temi etici più rilevanti e imponendo l’insegnamento delle sue deliranti superstizioni (peccato originale, immacolata concezione, transustanziazione ovvero trasformazione effettiva del pane nel corpo di Cristo, trinità, ecc.) perfino nelle nostre scuole. Come se un pezzo di società si fosse fermato al sistema tolemaico.
Certo è innegabile che il sentimento religioso nasca dai nostri bisogni più profondi, su questo Ludwig Feuerbach scrisse opere monumentali. Dipendiamo da una natura che solo in minima parte sottostà al nostro controllo. Siamo consapevoli della nostra mortalità. E almeno che non si muoia da giovani, prima o poi ognuno di noi è confrontato con la perdita e il lutto. La religione offre indubbiamente un insieme di credenze confortanti cui aggrapparsi nel momento della disperazione, ma a che prezzo? Al prezzo di abbracciare una menzogna manifesta? È una scelta. Com’è una scelta rimanere fedeli al nostro raziocinio, frutto di milioni di anni di evoluzione, e fissare la verità negli occhi anche quando ci mostra il suo volto più terribile. Senza abbassare lo sguardo. E con la fronte ben alta.
Credere in un dio non è una
Credere in un dio non è una scelta. E' un accadimento di fede. E come tale si pone su un piano diverso. Ben lo spiega Ara Norenzayan nel suo libro "grandi dei". Raziocinio e sentimento religioso non possono coesistere. Non a caso le chiese sono più frequentate da donne, che sono più portate per l' esoterico.
Per strillare, hai strillato
Per strillare, hai strillato bene. Ma alcuni dettagli teologici te li devi ripassare. L'immaculata conceptio non dovrebbe nulla aver a che fare con superstizione o delirio. È un semplice dogma, credo non faccia male a nessuno. Che poi, se uno non crede al peccato originale dovrebbe addirittura essere convinto dell'Immacolata concezione. :)
In reply to Per strillare, hai strillato by Christoph Moar
Immaculata conceptio dato che
Immaculata conceptio dato che il marito era in viaggio: che bella scusa.
Oppure ha fatto la fecondazione assistita.