“Meglio le norme statali, meno rigide”
Il resto d’Italia intraprende da oggi la strada già percorsa dall’Alto Adige grazie alla legge provinciale dell’8 maggio. E la Fase 2 del coronavirus comincia anche per commercio e gastronomia, come sottolinea l’Unione commercio dell’Alto Adige. In provincia di Bolzano tuttavia, ricorda l’associazione, a risultare valida è la normativa locale approvata due settimane fa in consiglio, con tutte le norme di sicurezza contenute, e non quella nazionale.
“Legge altoatesina troppo severa”
L’attenzione della rappresentanza di categoria di commercio, turismo e servizi si concentra sulle differenze tra i testi. In particolare, su quella che è ritenuta la “maggiore severità” della legge provinciale rispetto alle norme nazionali, un complesso insieme di cui fanno parte il decreto legge approvato dal consiglio dei ministri, il Dpcm (decreto del presidente del consiglio) di Conte e le linee guida per le Regioni.
“A oggi, le regole nazionali sono meno severe rispetto a quelle previste per l’Alto Adige - argomenta Philipp Moser, presidente dell’Unione -. Ora serve un adeguamento tempestivo. L’obiettivo deve essere riuscire a mantenere al minimo i costi per le aziende garantendo, allo stesso tempo, il rispetto di tutte le norme di sicurezza in ambito sanitario”. Lo strumento proposto è “un’ordinanza del presidente della giunta provinciale che entri immediatamente in vigore”.
Gli esempi non mancano. Le regole statali, continua l'Unione, prevedono alcune semplificazioni: nella gastronomia vale la distanza interpersonale di un metro (non due) e il personale di servizio non deve indossare mascherine FFP2. Nel commercio, al contrario, l’area della casse non necessita di dispositivi di protezione, ma sono sufficienti mascherine o visiere.
Estero, le restrizioni che cadono
Si esprime sull’allentamento in atto anche Assoimprenditori Alto Adige, che fa riferimento al venir meno di quelle restrizioni che possono facilitare la libera circolazione di merci e persone (mentre dal 3 giugno è attesa la riapertura delle frontiere con Ue e Svizzera, sperando che Austria e Germania decidano nello stesso senso). Lo fa con una sorta di vademecum che riportiamo nella scheda qui sotto.
“Per un’economia fortemente orientata all’export come quella altoatesina - commenta Federico Giudiceandrea, presidente dell’associazione - si tratta di un ulteriore importante passo in avanti che rende più semplici gli spostamenti all’estero per motivi di lavoro, così come avevamo chiesto sia a livello locale che a livello nazionale tramite Confindustria. Restiamo però in attesa di una soluzione europea”.