Politics | Gastbeitrag

Un buon compromesso

La legge sulla Democrazia diretta è da salvare. Ecco perché.
Mani
Foto: upi

In Consiglio Provinciale è intenzione della SVP stravolgere all'ultimo momento il progetto ci legge sulla Democrazia diretta. Ci siamo quasi, la prima settimana di luglio la nuova legge sulla Democrazia diretta messa a punto dal trio Magdalena Amhof, Brigitte Foppa e Sepp Noggler approderà in consiglio provinciale per l'approvazione.

La legge nata dopo diversi incontri con la popolazione e le associazioni interessate, sarebbe di per sé un buon compromesso certamente migliorabile e accettabile, fra la legge presentata dai Freiheitlichen, la proposta avanzata per ben 5 volte da Iniziativa per più Democrazia e la legge voluta dalla SVP nel 2013 e poi bocciata da un referendum confermativo l'anno dopo. Però alcuni bastoni fra le ruote che qualche consigliere SVP vorrebbe inserire, mettono in forse alcuni aspetti del testo frutto di tanto, lungo lavoro. Qualcosa evidentemente disturba o sarebbe meglio dire spaventa l'SVP. D'altra parte se la proposta di Iniziativa per più Democrazia è sta bocciata per ben 5 volte, non si può dire dovuta a semplice sordità politica, ma piuttosto a paura nei confronti della popolazione, che è bene non si intrometta troppo da vicino al lavoro della politica.

Qualcosa evidentemente disturba o sarebbe meglio dire spaventa l'SVP

L'esito del referendum sul finanziamento dell'aeroporto ha fatto salire alle stelle la paura dei nostri amministratori, che non si sono accorti che invece è stata una fortuna. Una tale spesa bocciata dai cittadini, avrebbe senza dubbio influito sui risultati elettorali del prossimo ottobre. Ad ognuno il proprio compito, sembrerebbe essere il motto, chi fa le leggi e chi le subisce, meglio se passivamente. Se non fosse che la Costituzione italiana all'art. 1 recita: - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione - e quindi in ogni attività politica l'ultima parola spetta al popolo che ha un ruolo attivo nella declinazione della Democrazia. Ovviamente la Democrazia diretta può essere vista come un controllo popolare dell'attività del legislatore e che questo possa dar fastidio è comprensibile, per chi è abituato a sentirsi con le mani libere, forte del voto che gli ha dato quell'incarico. D'altra parte le numerose norme ad personam e leggi dispendiose e talvolta inutili, gli scandali, ecc., hanno minato la fiducia popolare sulla Democrazia rappresentativa che sembra qui toccare i propri limiti.

L'infallibilità degli amministratori è pura chimera e la stima è riservata ad alcuni ma non a tutti. Si sente sempre più il bisogno di far fare alla Democrazia un ulteriore passo avanti. Affiancare alla Democrazia rappresentativa la Democrazia diretta con strumenti agili per la sua praticabilità. Democrazia rappresentativa e Democrazia diretta non sono antagoniste ma piuttosto complementari. Il legislatore sapendo che il suo lavoro è contestabile, si regola di conseguenza e in anticipo. Inoltre non è detto che un provvedimento sottoposto a referendum venga sempre cancellato, in Svizzera si e no un 30% dei referendum popolari sono vinti. Così come sarà impossibile che qualcuno impugni ogni provvedimento legislativo che esca dal Consiglio Provinciale. 

I rappresentanti politici dovrebbero ora abbandonare le paure e affrontare la Democrazia col coraggio che dimostrano in campagna elettorale

Organizzare la raccolta di firme preliminare e l'informazione necessaria ai fini del voto è un lavoro immane che solo gruppi ben organizzati sono in grado di portare a termine. Altra paura sono i costi. Ogni forma di organizzazione politica ha i suoi costi, le monarchie e le dittature costano e anche la Democrazia rappresentativa ha i suoi oneri, si tratta di aggiungere sacrifici irrinunciabili per ottenere una Democrazia piena con un ruolo attivo per i cittadini. Un ruolo attivo chiesto a gran voce da 28 anni dai cittadini di questa terra. I rappresentanti politici dovrebbero ora abbandonare le paure e affrontare la Democrazia col coraggio che dimostrano in campagna elettorale.