Domenikon 1943
I crimini di guerra italiani non sono mai stati portati in modo soddisfacente alla attenzione del pubblico, e in Italia non c'é mai stato un processo serio di rielaborazione storica riguardo a queste vicende. Anzi, si puó effettivamente sostenere che vi é stata una massiccia rimozione e una sistematica sottovalutazione della gravitá di tali crimini.
Nel 1940 Mussolini dichiara guerra allo Stato sovrano della Grecia, aggredendo militarmente un paese che all'Italia non aveva fatto assolutamente nulla. Dunque l'attacco dell'Italia alla Grecia fu una aggressione militare totalmente ingiustificata. Il regio esercito venne puntualmente e clamorosamente sconfitto dai greci, e ció richiese il sostegno militare tedesco per poter conseguire la occupazione del paese. L'occupazione italiana in Grecia si caratterizzó per numerose atrocitá commesse dalle unitá militari italiane.
Nel febbraio del 1943 nel villaggio di Domenikon, in Tessaglia, in risposta ad un attacco partigiano greco nei confronti dell'occupante esercito italiano, i militari italiani della 24° Divisione di fanteria "Pinerolo" compiono il sistematico rastrellamento di tutti i maschi di etá compresa tra i 14 e gli 80 anni. In tutto vengono rastrellati oltre 150 civili greci. Verranno tutti fucilati. Soltanto 30 giorni dopo l'eccidio di Domenikon, a Tsaritsani, vengono trucidati 60 civili greci.
Questo eccidio commesso dagli italiani a Domenikon é del tutto identico a quello commesso dalla Wehrmacht alle fosse Ardeatine. Non vi é alcuna differenza. Come mai di Domenikon (e di innumerevoli altre stragi dai contenuti spesso irripetibili commesse dagli italiani) non sentiamo mai parlare ? La risposta a questa domanda é semplice, dura e chiara: gli italiani hanno sempre odiosamente giocato a fare le vittime anche quando erano carnefici. Quindi non si tratta solo di massiccia e sistematica rimozione del passato, ma anche di una ipocrita e falsissima inversione di respondabilitá. L'Italia fascista si rese colpevole di inauditi crimini di guerra uguali a quelli commessi dall'alleato tedesco. La pressoché totale assenza di rielaborazione storica di tali crimini (commessi non solo in Grecia ma anche in Slovenia e Croazia) deriva da una persistente grave immaturitá di consapevolezza storica.
La prova evidente di tale grave immaturitá (oltre che connivenza) la possiamo rilevare proprio a Bolzano dove i relitti fascisti sono ancora sempre tenacemente difesi e tutelati. Tali monumenti fascisti della nostra cittá, quindi, non costituiscono solo una magnificazione del regime fascista in termini ideologici, ma conemporaneamente anche una magnificazione dei delitti che tale regime commise. Crimini mai rielaborati, ma al contrario sempre repressi nel contesto di una odiosa ipocrisia e di una infantile auto-assoluzione del tutto intollerabile. Quindi questi monumenti fascisti sono oggi anche dei monumenti al persistente e inossidabile rifiuto a voler ammettere e rielaborare tali inauditi crimini e a rompere la connivenza con quell'abominevole passato.