Una giustizia civile lumaca?
Il 30 giugno 2014 il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro della Giustizia Andrea Orlando hanno presentato 12 punti da cui partire per la Riforma del sistema giudiziario italiano. Considerevoli passi avanti, tuttavia, finora stentano ancora a mostrarsi. Il settore della giustizia civile, per esempio, sembra ancora versare in una situazione instabile, specie per quel che riguarda le tempistiche dei processi, sempre più lunghi. Al 31 dicembre dello scorso anno, secondo quanto emerso da uno studio del ministero della Giustizia nei tribunali italiani, occorrono in media quasi tre anni (1.007 giorni per la precisione) per chiudere una lite in primo grado.
A Bolzano la durata media di un processo civile è di 635 giorni, 543 a Trento, 343 a Rovereto; il record negativo spetta a Matera con una media di 1.891 giorni. I numeri si riferiscono tuttavia solo ai procedimenti civili di “contenzioso puro” che sono i più complessi. Come riporta il quotidiano il Sole 24 ore dall'analisi sono esclusi i fallimenti e le esecuzioni e le cause non contenziose (come le separazioni consensuali e l’area della volontaria giurisdizione, che comprende, per esempio, le autorizzazioni per gli atti per le persone dichiarate incapaci). Calano invece i tempi per quanto riguarda le cause non “litigiose”, il processo dura in media 478 giorni (un anno e quattro mesi). Tempi lunghi anche nelle corti d’appello con le cause civili che durano in media due anni e dieci mesi (1.016 giorni al 31 dicembre 2015), mentre in Cassazione si superano i tre anni (1.222 giorni al 31 dicembre 2013). “Accade sovente, quindi - si legge nell’articolo - che le cause superino la 'durata ragionevole' di sei anni (tre in primo grado, due in appello e uno in Cassazione), prevista dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che producano, a loro volta, altro contenzioso per ottenere i rimborsi previsti dalla legge Pinto (89 del 2001); che pure è calato, per effetto degli ‘argini’ messi negli ultimi anni, che hanno reso più oneroso e complesso fare ricorso”.
Fra le ragioni di questa lentezza nei processi c’è la carenza del personale amministrativo. A fine 2015 - ha ricordato recentemente Orlando - il personale era quasi il 20% in meno, ma a metà 2016 la carenza è salita al 21%. Solo sei tribunali su 140 hanno le piante organiche complete (anzi, registrano “esuberi”), mentre in 15 sedi le scoperture superano il 30%, con il picco di Bolzano che si avvicina al 50.
L’arretrato è però in continuo calo: nell’ambito del contenzioso puro in tribunale si è passati da 2,4 milioni di processi pendenti nel 2009 a meno di 1,6 milioni a fine 2015. Una riduzione dovuta soprattutto al calo della litigiosità: in alcuni casi viene arginata dalla mediazione e da altre procedure alternative di risoluzione delle controversie e in altri casi dall’aumento dei costi per avviare i processi. Fa la sua parte, nel recupero dell’efficienza, anche il processo telematico, partito due anni fa. La scorsa settimana, inoltre, è stato approvato in commissione Giustizia alla Camera “un emendamento (inserito nel decreto legge che proroga il processo amministrativo telematico) che promette l’assunzione di mille nuovi amministrativi, che si aggiungerebbero al personale già approdato nei tribunali con le procedure di mobilità”. Attende ancora di partire invece la riforma complessiva della giustizia civile, veicolata dalla legge delega già approvata alla Camera e da marzo in attesa di iniziare l’esame al Senato.