I segnali del rallentamento
Tutto ok? Non proprio. Sulla provincia di Bolzano si addensano le nubi del rallentamento internazionale. È quanto rimarca l’Afi-Ipl nell’ultimo barometro estivo. Pur considerando la tendenza alla crescita dell’economia europea fino a metà 2019 e il clima di fiducia ancora presente, l’istituto di promozione dei lavoratori altoatesini elenca i segnali che a proprio giudizio indicano una prossima inversione di rotta. Sono l’export in calo e “il crollo” delle presenze turistiche nella prima parte dell’anno. Al quadro negativo si aggiunge la perdita di acquisto reale dei salari che nel 2017, l’anno nero per gli stipendi sudtirolesi, stata del 3,5%.
Alla luce dei dati dati recenti le previsioni di crescita del Pil locale per il 2019 - Ipl: +1,4%; Astat: +1,6%; Ire: +1,3% - appaiono piuttosto ottimistiche
Sebbene ci siano numerosi fattori positivi, nota Afi-Ipl, come il tasso di occupazione “ai massimi livelli (74,1%)” o quello di disoccupazione “al 2,9%, per l’istituto esistono tuttavia anche “le avvisaglie del rallentamento”: “Le esportazioni altoatesine - si legge - sono in calo da 4 trimestri e le presenze turistiche hanno subito un netto crollo nei primi 5 mesi dell’anno, -5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (mentre oggi Astat comunica l’aumento degli arrivi del 3,3%, a quota 37,3 milioni, nel 2018 sul 2017, ndr)”.
Le esportazioni sono in calo da 4 trimestri e le presenze turistiche hanno subito un crollo nei primi 5 mesi dell’anno, -5,2%. Il rallentamento dovrebbe riflettersi anche sull’Alto Adige
Anche se con un certo ritardo, continua l’analisi, “il rallentamento congiunturale internazionale dovrebbe quindi riflettersi anche sull’Alto Adige”. Pertanto in base ai dati recenti “le previsioni di crescita del Pil formulate dai tre istituti di ricerca o statistica locali per il 2019 - Ipl: +1,4%; Astat: +1,6%; Ire: +1,3% - appaiono dunque piuttosto ottimistiche”.
Si conferma poi il problema del divario tra prezzi e salari: l’inflazione a Bolzano è costantemente al di sopra del valore nazionale e il costo della vita “supera del 21-23%” il dato complessivo italiano.
Guardando infine ai salari del privato (in media superiori del 7% al valore nazionale) il loro andamento dal 2010 al 2017 è stato per l’Afi-Ipl “al di sotto del tasso d’inflazione, nonostante una produttività del lavoro in aumento”. Particolarmente pesante è stato il 2017, con una perdita reale del -3,5% (considerando solo i full time è stato del -2,8%). Ma il problema è analogo nel settore pubblico.