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Considerazioni sullo spazio pubblico – parte I

Da Istanbul, Gezy Park, a Stoccarda, Stuttgart 21, approdando a Bolzano, parco della stazione, il tema degli spazi pubblici negli ultimi anni ha appassionato i cittadini.

L'ordinamento giuridico italiano prevede l'espropriazione per pubblica utilità, un provvedimento per cui l'amministrazione pubblica può acquisire, previo un indennizzo, la proprietà su un bene indipendentemente dalla volontà del suo proprietario. Tale concetto aiuta a definire lo spazio pubblico in quanto luogo su cui insiste la pubblica utilità.

Un'altra definizione di spazio pubblico può essere fatta elencando i fattori che vi insistono. Individuiamo le persone (che lo abitano), gli interessi pubblici e privati (che se lo contendono), il capitale (che ne determina l'assetto proprietario), le norme e le convenzioni sociali (che regolano l'interazione degli individui che vi soggiornano), completano il quadro le caratteristiche fisiche del luogo, l'orografia, il costruito, nonché i flussi di traffico.

Una certa tradizione romantica identifica l'origine dello spazio pubblico occidentale nell'agorà greca e successivamente nel foro romano. Questi luoghi erano sì aperti ai cittadini, tuttavia vi vigeva un ordine sociale che discriminava donne e schiavi che godevano di minori diritti e di conseguenza non avevano la possibilità di determinare le regole della vita pubblica.

Un altro archetipo occidentale in riferimento allo spazio pubblico è rappresentato dalla piazza del mercato della città medioevale. In questo caso, tuttavia, erano gli scambi economici a determinare gli assetti di potere per cui, coloro i quali avevano un maggiore peso economico, esercitavano un maggiore potere sullo spazio pubblico.

Le cose cambieranno nell'Ottocento con l'avvento della metropoli. Nella città mondo, in cui molteplici luoghi ed eventi coesistono contemporaneamente (non una, ma più piazze del mercato), sarà il Flaneur* che, passeggiando tra passages e boulevards**, farà propria la città intera. Tuttavia anche questa visione è parziale perché per quanto moderna (non contemporanea) contempla lo stile di vita del cittadino borghese bohémien, non di tutta la popolazione cittadina tra cui i tanti operai che abitavano le Mietskasernen.

D'altro canto sarà proprio l'Ottocento il secolo delle opere pubbliche, pensiamo a Central Park, alla New York Public Library, al Parco della Stazione altmanniano di Bolzano. Le trasformazioni urbane contemporanee talvolta prevedono la parziale o totale demolizione di tali luoghi. La rabbia dei cittadini è sì legata a un luogo frequentato, ma altrettanto alla forza simbolica legata all'abolizione, alla privatizzazione di un luogo centrale nelle loro città.

L'avvento di internet e delle comunicazioni multimediali, la crescente insicurezza dovuta a minacce reali o presunte hanno incrementato fenomeni quali le gated communities***. I centri commerciali, se unico luogo del commercio, isolano il cittadino e lo rendono un semplice consumatore, sovente dall'area cani al parco giochi telecamere e recinti limitano gli spazi separando gli utenti-consumatori.

Interessanti esperienze che tentano di rompere sia questi schemi sia la tendenza alla privatizzazione e parcellizzazione del suolo pubblico sono gli spazi usati dalle sottoculture urbane, dagli skater ai rom. Nella seconda parte di queste considerazioni, che verranno pubblicate in seguito, citeremo alcuni esempi.

 

*Flaneur, da C. Baudelaire, il gentiluomo che vaga per le vie cittadine
**Passagenwerk, Walter Benjamin
***Gated communities, comunità abitative chiuse da cancellate (gates) e protette da servizi di vigilanza privata

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alfred frei Sat, 08/20/2016 - 11:19

Dann gibt es noch die öffentlich-private Aneignung mittels Art. 55 , so geschehen mit dem Bozner Bahnhofpark, um die öffentliche Ordnung und Sauberkeit wieder herzustellen und dadurch die Burger in aller Ruhe einkaufen zu lassen.

Sat, 08/20/2016 - 11:19 Permalink