Society | Intervista

“Al servizio delle famiglie”

Conclusa l’Estate Ragazzi 2022, Silvia Vergani, attuale coordinatrice del progetto estivo del Comune, racconta gli aspetti ludici e organizzativi dell’iniziativa locale.
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Foto: (c) Privat

“La prima volta che ho lavorato con l’Estate Ragazzi è stato subito aver conseguito la Maturità, l’ho fatto come animatrice, direttamente a contatto con i partecipanti”. Esordisce così Silvia Vergani che da più di vent’anni, si occupa di organizzare e coordinare l’attività estiva dell’Ufficio Scuola e del Tempo libero del Comune di Bolzano. Il servizio, rivolto alle famiglie del capoluogo ormai dagli anni ’80, si è concluso con successo anche quest’anno. Ecco quali sono, secondo Vergani, i punti di forza e quelli da migliorare del mondo dell’Estate Ragazzi.

 

Salto.bz: Vergani, quest’anno, dopo le limitazioni dettate dal Covid, siete finalmente ripartiti al completo. Com’è andata l’organizzazione del progetto?

Silvia Vergani: Come tutti gli anni, anche quest'anno le famiglie dei circa 1200 partecipanti iscritti, tra Estate Bambini e Ragazzi, hanno potuto scegliere a quali delle 5 settimane proposte far partecipare i propri figli. Insieme ai bambini, tra giugno e luglio sono tornati nei nostri ‘centri ludici’ anche gli esperti delle varie attività sportive e musicali da svolgere, che durante l’emergenza covid non hanno potuto contribuire allo svolgimento del progetto. Complessivamente, quindi, possiamo dire di essere ripartiti al 100%.

L’Estate Ragazzi è da sempre un servizio rivolto principalmente ai residenti del Comune di Bolzano che sono tenuti a contribuire con il 50% della quota d’iscrizione.

Com’è strutturato il progetto e dove vengono svolte le attività dei partecipanti?

Il nostro non è un servizio estivo come quello offerto da altre associazione, il luogo principale di svolgimento delle attività è vincolato alla scuola di appartenenza del partecipante. I nostri centri ludici non sono altro che le scuole messe a disposizione delle famiglie durante la pausa estiva. Fin dalla prima edizione, infatti, l’Estate Ragazzi è stata pensata come un servizio rivolto principalmente ai residenti del Comune di Bolzano che sono tenuti a contribuire con il 50% della quota d’iscrizione. Il tutto nasce come un servizio dato alla comunità e alla cittadinanza del capoluogo. Inoltre, vengono organizzate diverse uscite sull’intero territorio provinciale, dal lido alla montagna.

E Lei si occupa di coordinare i diversi gruppi?

Esattamente. Io mi occupo dell’organizzazione sia interna che esterna alle scuole. Per ottimizzare le risorse, programmo gli spostamenti con i mezzi e gli interventi dei vari esperti provenienti dalle diverse associazioni sportive.

In questi 20 anni saranno sicuramente cambiate delle cose...

Una grande novità c’è stata nel 2019, quando l’attività è stata esternalizzata alle associazioni. Il comune, come ente pubblico, si è ritrovato impossibilitato ad assumere il personale. L’avvio dell’iniziativa doveva passare attraverso delle associazioni, che erano comunque già ben consolidate sul territorio.

Mentre sul piano sociale?

Nel corso di questi 20 anni è cambiato certamente il tessuto sociale. Pensiamo al fenomeno della migrazione: l’Estate Ragazzi credo possa essere per molti partecipanti con background migratorio un’opportunità per socializzare, provare nuove attività con degli esperti e integrarsi nella società.
Ci impegnano a creare ambienti inclusivi e interculturali che si declinano concretamente nei progetti sportivi e musicali.

Ci impegnamo a creare ambienti inclusivi e interculturali che si declinano concretamente nei progetti sportivi e musicali.

Quali sono le maggiori esigenze richieste dalle famiglie?

Non sono poche le famiglie che richiedono al Comune di aumentare la proposta estiva, ampliando il nostro progetto anche nel mese di agosto. Negli anni è aumentata la richiesta ma, ad oggi, è difficile si riesca ad ampliare l’offerta, l’organizzazione non è semplice e i costi non sono bassi. Per questo il Comune ha sempre cercato di sostenere le iniziative delle altre associazioni, permettendo alle famiglie di ricevere una copertura dell’intero periodo estivo e consentendo ai bambini la partecipazione a più attività differenti.

Per concludere: quali sono, secondo lei, gli aspetti assolutamente da migliorare?

Penso ci sia ancora da lavorare sull’inclusione dei partecipanti portatori di handicap. Ogni associazione ha cercato di attivarsi per formare il proprio personale, ma non è sempre facile avere un’idea chiara delle esigenze dei bambini prima di conoscerli dal vivo, inoltre i contesti cambiano di giorno in giorno.
Quello dell’inclusione è un tema delicato su cui si sta lavorando molto tramite la formazione del personale, con esperti e associazioni esterne, ma c'è anche margine di miglioramento e ne siamo consapevoli.