Elezioni credibili, stampa credibile
Dunque, è proprio questione di settimane. Nel prossimo mese di ottobre, in pratica “dopodomani mattina”, nelle due province di questa regione si voterà per il rinnovo delle due giunte. La campagna elettorale appare già da un po’ strabica, a tratti distopica. E magari, vi torneremo.
Qui ci interessa, oggi, segnalare un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella espresso sabato scorso. Questo: “Una stampa credibile, sgombra da condizionamenti di poteri pubblici e privati, società editrici capaci di sostenere lo sforzo dell'innovazione e dell'allargamento della fruizione dei contenuti giornalistici attraverso i nuovi mezzi, sono strumenti importanti a tutela della democrazia. Questa consapevolezza deve saper guidare l'azione delle istituzioni”.
Il capo dello Stato - del quale abbiamo già ricordato analoghi interventi in passato, forti di autorevolezza, fermezza e purtroppo anche assolutamente necessari in questi tempi non facili per chi lavora nell’informazione – in questo caso si rivolgeva in particolare a due storiche testate giornalistiche del Mezzogiorno italiano. Ma alla vigilia, ad esempio, delle consultazioni elettorali in una delle regioni a statuto (e non solo) “speciale” queste stesse parole sono comunque la bussola alla quale affidarsi. Si dirà: qui i giornali sono numerosi (ma vediamo a quante proprietà fan riferimento), la tv pubblica Rai ha redazioni a Bolzano che confezionano notiziari nelle tre lingue istituzionali del Sudtirolo e anche a Trento c’è un gruppo di lavoro molto attivo.
L’Ansa, la principale agenzia di stampa italiana, sta svolgendo in regione con molta generosità il ruolo professionale che le è stato assegnato. E anche le emittenti private stan facendo di tutto. Tra i portali di informazione, Salto.bz è sempre più seguito, citato, quando serve criticato e questo è segno di vitalità crescente. Ma non è tutto oro quel che riluce (scusate la citazione, di solito le aborriamo) perché le giornaliste e i giornalisti che lavorano a tempo pieno sono in numero minore a quello che sarebbe necessario. L’accesso alla professione – il dato è nazionale – è sempre più difficile.
Ma non è tutto oro quel che riluce (scusate la citazione, di solito le aborriamo) perché le giornaliste e i giornalisti che lavorano a tempo pieno sono in numero minore a quello che sarebbe necessario. L’accesso alla professione – il dato è nazionale – è sempre più difficile.
Durante queste ultime settimane di campagna elettorale, che ciascuno di noi seguirà direttamente, o sul Web e, appunto, sui giornali, pensiamo un attimo (magari anche due o tre) a questo scenario. Dietro un articolo sulla carta stampata, sulla radio, in tv e - con le dovute cautele perché questo mezzo sfugge ancora a molte regole - sulla Rete c’è il lavoro di professionisti delle notizie. Che hanno superato o stanno per superare un severo esame obbligatorio per legge. E che lavorano con orari sempre più lunghi e ritmi sempre più serrati per garantire una informazione credibile, onesta e non condizionata.
Farlo sapendo che il presidente Mattarella è dalla nostra parte, è francamente importantissimo. Anzi, vitale. Proprio come la consapevolezza che i lettori, dopo averci letto e commentato, si fidino di noi. Noi lavoriamo per avere questa fiducia. E senza proclami. Salvo la vigilanza del nostro Ordine professionale e della Federazione nazionale della stampa, i nostri organi di garanzia.
Poi, giusto qualche riga ogni tanto su questa rubrichina, nella speranza che sia utile. A tutti.