Culture | Teatro

"Le mie connessioni con Frida"

L'attrice Anika Schluderbacher racconta le sensazioni provate con lo spettacolo dedicata alla grande artista latinoamericana. 
“Frida Connessioni di una vita”
Foto: Anika Schluderbacher
Qualche settimana fa al Meteo Beach Bar di Merano si è tenuta una rassegna interamente dedicata al Sud America intitolata "Al Sur Mirando”. La rassegna nasce grazie agli operatori del Coworking della Memoria per il Sud America, il cui impegno è quello di abbattere le distanze culturali e riflettere sulle diverse esperienze dell’esistere. 
A Merano si sono visti i Mata Bicho, che hanno trasportato il pubblico verso un'esperienza musicale travolgente e contagiosa. I membri del gruppo sono tutti musicisti professionisti con influenze musicali differenti e, per questo, in grado di spaziare tra vari generi, creando un repertorio unico che si appropria dei linguaggi culturali dell’America Latina. 
Quindi è stata la volta dello spettacolo teatrale chiamato “Frida Connessioni di una vita”
Ispirato ad una delle figure più influenti del panorama artistico del XX sec, la performance ha unito insieme teatro e musica, arricchendo il tutto con scenografie originali ed accurate. Lo spettacolo è stato realizzato da Renato Sclaunich alla narrazione, Anika Schluderbacher alla recitazione, Francesca Cavallaro e Domenico Laratta alla musica e alla recitazione, ed infine Daniela Armani, coinvolta come pittrice e scenografa. Abbiamo quindi deciso di dare voce ad una delle attrici dello spettacolo, Anika Schluderbacher, la quale ha espresso tutta la sua arte in una performance profonda e pungente. 
  
 “Frida Connessioni di una vita”
“Frida Connessioni di una vita”: L'artista Cult ispira oltre con la sua arte, anche tramite la sua biografia, personalità e un look inimitabile. | Foto: Anika Schluderbacher
 
Salto.bz: Come si è sentita nel recitare la parte di un personaggio così particolare come Frida Kahlo?
 
Anika Schluderbacher: Frida Kahlo fa parte di una cerchia di personaggi femminili che mi hanno sempre stimolata a riflettere e con cui mi sono confrontata per crescere come donna. Non è l'unica. Ne ho diverse. 
Quindi direi che alcuni aspetti di lei mi hanno ispirata e ho cercato di interpretare alcuni di essi, quelli che sentivo più vicini a me. Questa scelta mi ha aiutata a selezionare cosa interpretare di lei, senza sentirmi addosso una responsabilità che poteva essere troppo più grande di me nel suo insieme. 
  
Dev’essere difficile immergersi totalmente in una performance del genere; quali sono le più grandi paure che emergono poco prima di andare in scena?
  
Ogni spettacolo per me deve significare qualcosa e questo richiede cura e consapevolezza del messaggio che si vuole trasmettere, ancora prima del risultato finale. Prima di andare in scena riporto a me questo pensiero, per ritrovare un equilibrio emotivo e concentrarmi sul trasmettere al pubblico ciò che già durante la costruzione e le prove si è scelto di fare, dall'intenzione alla parola al gesto. Più ci si concentra e si trova questo stato mentale più le inevitabile paure di affrontare un live non svaniscono, ma trovano un posto di secondo piano. Poi è anche vero che c'è un detto che l’agitazione portata dallo spettacolo, quella positiva per intenderci, aiuta sempre. Favorisce lo stare in guardia se dovesse succedere qualcosa durante lo spettacolo dal vivo e vi assicuro che può accadere! 
 
Si può anche decidere di rivisitarlo, dargli un'altra chiave di lettura, trasformarlo completamente, in quel caso dev'essere chiaro il perché e il senso di rispetto verso quella motivazione diventa ancora più grande. 
  
Qual è la più grande differenza che c’è nell’interpretare personaggi inventati, rispetto a personaggi realmente esistiti?
 
Forse il confronto con ciò che il pubblico potrebbe già conoscere di un personaggio realmente esistito e anche il senso di rispetto verso l'autenticità della vita di quel personaggio. Si può anche decidere di rivisitarlo, dargli un'altra chiave di lettura, trasformarlo completamente, in quel caso dev'essere chiaro il perché e il senso di rispetto verso quella motivazione diventa ancora più grande. 
Con un personaggio inventato diventa più libera l'interpretazione ma la chiave di lettura dev'essere sempre molto chiara. 
  
E’ stato difficile, per lei, connettersi con l’interiorità di Frida e come ci si prepara ad una performance del genere? 
  
Mi è capitato più volte di interpretare figure femminili che mi affascinavano (Natalia Ginzburg, Joyce Lussu, Edie Sedgwick) ma non ho mai pensato di volerle imitare. Si cercano delle connessioni sceniche, di gesto, di intenzioni, di costume, per avvicinare il contesto ma il mio intento non è mai l'imitazione. Purtroppo o per fortuna alcuni aspetti della vita di Frida Kahlo riguardano anche la mia vita: le sfide di salute e i continui ricoveri, le battaglie da superare, gli amori e le passioni forti, la voglia di esprimersi al di fuori di certe regole, le rivoluzioni, trovare costantemente un modo di comunicare che sia mio al di là dei rischi e delle visioni altrui. Queste sono state le mie connessioni. La preparazione mia consiste nello scegliere cosa dichiarare di mio personale nella mia fusione con il personaggio o quale sperimentazione in prova può diventare utile ad avvicinarsi al personaggio o al messaggio da voler trasmettere. 
 
 “Frida Connessioni di una vita”
“Frida Connessioni di una vita”: Una performance al aperto colma di colori ed emozioni. | Foto: Anika Schluderbacher
 
Qual è stata la sua più grande soddisfazione dopo lo spettacolo? 
 
Aver superato un black out dell'impianto elettrico a metà spettacolo (ride, ndr) Ma la più grande è stata la risposta emotiva dell'autore Renato Sclaunich e del pubblico, comprese due donne arrivate al locale vestite come Frida che si sono complimentate con noi. 
 
Quanto è importante, nel mondo del teatro e in uno spettacolo di questa portata, avere intorno persone che amano il proprio lavoro?
 
È fondamentale! E non parlo solo dei colleghi attori. La squadra comprende molte più persone: coloro che ti chiedono di realizzarlo e che ti sostengono, chi lo scrive, chi si prende del tempo per assistere alle prove e darti dei feedback, tecnici e fonici che ti facciano sentire protetta, coloro che sanno valorizzare e che riconoscono anche il lato economico del nostro lavoro, e chiunque ami riflettere con te della messa in scena per nuove crescite o spunti interessanti. Tutte queste persone sono fondamentali.  
  
Quanto c’è di Frida in Anika e quanto, invece, è stato difficile colmare le differenze tra lei e il personaggio che ha interpretato? 
  
Qualcosa l'ho già accennata prima delle mie connessioni con lei. Potrei dichiarare qualcosa delle mie resistenze nei suoi confronti invece. Ammiro in lei l'amore incondizionato per Diego Rivera, con tutte le vicissitudini e elaborazioni che si sono concessi entrambi nel mezzo. Io potrei dire di aver avuto alcuni amori molto forti ma per tre o quattro Diego Rivera! Quindi ho dovuto concentrarmi nel pensiero di un unico grande compagno, mecenate, migliore amico...che "non è mai stato suo marito", per dirla con parole sue. E poi la sua sicurezza nell'arte che professava, io mi sono sempre messa troppo in discussione e ancora lo faccio.