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Il Dl Sicurezza è legge

Striscioni e fischi della Lega in Senato prima del voto di fiducia. Ma arriva il via libera dell'Aula. Unterberger (Svp): “Norma giusta, basta con la becera propaganda”.
Senato, Dl sicurezza
Foto: upi

Con 153 voti favorevoli, 2 contrari e 4 astensioni il Senato ha approvato nella serata di ieri (18 dicembre) il decreto Sicurezza, su cui l’esecutivo Conte aveva posto la questione di fiducia. Il provvedimento viene ora convertito in legge. Il centrodestra non ha partecipato al voto. E non sono mancate le tensioni. Durante la discussione generale la Lega è tornata a protestare - dopo i tumulti di giovedì - contro l’abolizione dei cosiddetti decreti Salvini, con cartelli e striscioni, fischi e cori.

Il Dl Sicurezza interviene in materia di immigrazione, daspo urbano per i violenti, contrasto all’utilizzo distorto del web e disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Con il via libera di Palazzo Madama vengono cancellati di fatto i decreti voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader della Lega, nel 2018. Già la scorsa estate, peraltro, la Corte costituzionale aveva bocciato parte del testo del primo decreto salviniano dichiarando illegittimo lo stop all’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo.

 

“Umanità ristabilita”

 

Durante il suo intervento in Aula la presidente del gruppo per le Autonomie Julia Unterberger loda il decreto legge messo a punto dalla responsabile del dicastero dell’Interno Luciana Lamorgese: “Con l’estensione del daspo urbano per gli spacciatori anche in assenza di una condanna definitiva, con l’inasprimento delle norme per i soggetti coinvolti in una rissa e con le misure per una gestione più efficace dei fenomeni migratori, questo provvedimento va nella direzione di una maggiore sicurezza per tutti i cittadini. Proprio per questo - aggiunge la senatrice della Svp - è importante aver superato le norme più critiche dei decreti Salvini, che hanno catapultato nell’invisibilità migliaia di persone, rendendole facili prede della criminalità organizzata sempre alla ricerca di manovalanza a basso costo”.

 

Non va dimenticato, insiste Unterberger, che quelle norme “erano in palese contrasto con gli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia sulle operazioni di soccorso e salvataggio in mare, tanto che il Presidente della Repubblica scrisse al Parlamento per sottolinearne le criticità dal punto di vista costituzionale. Finalmente si ripristinano i piccoli centri per l’integrazione e l’accoglienza, si torna a parlare di formazione professionale, di apprendimento della lingua italiana, di assistenza sanitaria. Per l’Italia che ha accordi con appena quattro Paesi per il rimpatrio dei migranti non ci può essere altra strada che governare il fenomeno”.

La stilettata è contro la facile retorica: “I delinquenti vanno perseguiti con forza e rigore, esattamente come fa questo provvedimento che inasprisce le sanzioni per i reati di strada, ma allo stesso tempo è inaccettabile che passi l’equazione tra immigrazione e delinquenza. I dati lo dicono chiaramente: non dobbiamo mai dimenticare che gli immigrati sono soprattutto persone che lavorano nei nostri ristoranti, si prendono cura dei nostri anziani e pagano, come tutti, tasse e contributi”. E infine: “Questo provvedimento ha il merito di ripristinare principi di umanità e di civiltà giuridica. Speriamo quindi diventi l’inizio di un nuovo percorso, in cui la questione non sia più un elemento di becera propaganda, ma un tema da affrontare con intelligenza e rispetto della sua complessità”, così Unterberger.