Politics | Lotta all’evasione

Tutti contrari alla tassazione sui bonifici esteri

Una norma vista come vessatoria, che considera tutti i cittadini alla stregua di potenziali evasori e che inoltre accresce la burocrazia, limitando la circolazione del denaro. Il provvedimento sta suscitando molte proteste. Anche in Sudtirolo.

Chiunque abbia ricevuto un bonifico dall’estero già lo saprà. A partire dal primo febbraio, il governo Letta – che nel frattempo si è dissolto – fece entrare in vigore un provvedimento basato sul prelievo del 20% dai bonifici in arrivo dall’estero e indirizzati ai conti correnti italiani. Si tratta di una ritenuta d’acconto automatica, pensata per ridurre il fenomeno dell’evasione fiscale. Con una spiacevole particolarità: spetta cioè al contribuente dimostrare che le somme versate non sono di natura “reddituale”, potendo così eventualmente usufruire di un rimborso solo nel caso il denaro sia la restituzione di un prestito o una donazione.

L’introduzione del provvedimento ha già scatenato in Italia molte proteste, soprattutto da parte dei consumatori. A queste si aggiungono quelle dei partiti sudtirolesi (Süd-Tiroler Freiheit, Freiheitlichen, Bürger Union). Inclusa la “governativa” Svp.

L’Eurodeputato Herbert Dorfmann ha commentato: “Questa norma è totalmente assurda e incompatibile con uno Stato di diritto. Qui in pratica si presuppone che tutto il denaro proveniente dell’estero sia frutto di evasione fiscale. Il cittadino ha l’onere di dimostrare che non è così”. Anche se dietro i flussi globali di denaro si può effettivamente nascondere l’evasione – così Dorfmann –, occorre che gli Stati adottino norme di controllo standardizzate, cercando tuttavia di non rendere le operazioni bancarie più complesse o tortuose per i cittadini, finendo inoltre per limitare la circolazione del denaro. “Con questa tassazione lo Stato italiano fa però un passo nella direzione opposta”, afferma Dorfmann. E conclude: “Trovo particolarmente assurdo che l’Agenzia delle Entrate, che ha introdotto questo sistema con una circolare, lo giustifichi con un regolamento europeo.  Se così fosse, tutti gli Stati membri, avrebbero dovuto introdurre queste misure. Comunque solleverò la questione nei prossimi giorni in Parlamento e chiederò alla Commissione europea se la circolare dell’Agenzia delle Entrate sia compatibile con le norme comunitarie”.