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A Bolzano pazienti fotografati e umiliati

Un tirocinante all’Ospedale di Bolzano racconta la sua esperienza negativa avvenuta nel reparto di geriatria. Aggiornamento: la Procura ha intanto deciso di aprire un'indagine.

Aggiornamento: Il Corriere dell’Alto Adige ha ripreso domenica (23 marzo) la notizia data da salto.bz informando che il direttore del Comprensorio sanitario di Bolzano, dott. Umberto Tait, ha manifestato l’interesse ad andare fino in fondo rivolgendosi alla Procura di Bolzano, che intanto ha aperto un fascicolo sulla vicenda. “Non è la prima volta che il reparto di geriatria viene preso di mira – si legge nell’articolo del Corriere –, in passato c’erano state diverse lettere che avevano criticato l’operato del personale. A questo punto la direzione ha deciso di vederci chiaro”.

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Ricordate lo spot involontariamente girato da Luis Durnwalder quando venne ricoverato in seguito a un infarto? Un conto però è osservare una struttura in un certo senso dall’alto, quando tutti si prodigano e offrono le prestazioni migliori perché i riflettori dei media sono puntati in quel momento su quanto sta accadendo; altra cosa, invece, quando l’osservatore è “solo” un tirocinante di una scuola professionale che aspira a diventare assistente socio sanitario.

Marco Rossi (nome di fantasia) ha 19 anni e frequenta (anzi frequentava) il corso per la formazione degli OSS presso la scuola Levinas di Bolzano. Il corso annuale, organizzato secondo il metodo duale, prevede che vengano svolti due tirocini in strutture ospedaliere o case di riposo della provincia. Marco fu assegnato al reparto di geriatria del nosocomio bolzanino, e quello che racconta è davvero poco edificante. In particolare è stato un episodio, avvenuto una mattina quando il personale riceve le consegne, ad averlo molto turbato. “Eravamo riuniti per ricevere le consegne – ricorda – quando un’operatrice ha cominciato a mostrare in giro la fotografia di un degente nudo e colto in un momento d’intimità. Si trattava per di più di un malato di Alzheimer, quindi una persona indifesa. Io sono stato colpito molto negativamente dalla reazione dei colleghi. Alcuni ridevano”.

Turbato da quanto aveva appena visto, Marco si è recato dal Capo Sala per denunciare il fatto. La denuncia però non solo non è stata accolta con l’attenzione che meritava, ma ha suscitato una reazione estremamente contrariata da parte del responsabile. Che da quel giorno ha cominciato a prendere di mira il praticante, sottoponendolo a un regime di mobbing instaurato poi anche da altri operatori del reparto.

“La mia vita là dentro è diventata sempre più difficile”, racconta ancora Marco. “Venivo ripreso continuamente, anche con estrema durezza. Ricordo che un giorno, mi stavo appena apprestando ad accudire un anziano, venni sgridato in modo brutale alla presenza della persona da assistere, che intanto stava lì, senza abiti, ad aspettare”.

Una situazione insostenibile, che ha portato Marco a lasciare la scuola. “Quello che ho visto mi ha disgustato”, concude. “E’ molto triste osservare episodi come quelli ai quali ho assistito io. Sono sintomi di un degrado che stride in modo fortissimo con le finalità che dovrebbero essere messe al primo posto in una struttura di questo tipo”.