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Una questione di umanità

L’avvocato Fabio Valcanover (Radicali) sull’approvazione della riforma del sistema carcerario da parte del governo. “Non è uno svuota-carceri, inutile scandalizzarsi”.
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Foto: upi

Venerdì scorso (16 marzo) il Consiglio dei ministri ha approvato una riforma del sistema carcerario che estenderà la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere per i detenuti che hanno un residuo di pena fino a 4 anni, ma sempre dopo la valutazione del magistrato di sorveglianza. Una possibilità che tuttavia non sarà estesa ai detenuti al 41bis per reati di mafia e quelli per reati di terrorismo. Obiettivo della riforma, ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando, è quello di facilitare il reinserimento nella società delle persone condannate e di rendere migliori le condizioni di vita di chi già si trova fra le mura del carcere. 

Va detto che il decreto, che aveva già incassato il via libera lo scorso 22 dicembre, era poi passato all’esame delle commissioni Giustizia di Camera e Senato per riceverne il parere non vincolante. Dopo che le commissioni hanno elaborato alcune osservazioni il governo ha quindi riesaminato il documento non accogliendo tutte le osservazioni ma apportando altre piccole modifiche, motivo per cui il testo della norma è stato inviato di nuovo al Parlamento.

Altamente improbabile, tuttavia, che le commissioni si riuniscano prima dell’insediamento della nuova legislatura, il 23 marzo. L’esecutivo  dovrà quindi decidere se inviare il decreto alle prossime commissioni che avranno tempo per l’esame fino a giugno, ovvero fino alla scadenza della delega approvata dal Parlamento, oppure se chiamare in causa la commissione speciale, che ha il compito di analizzare i provvedimenti urgenti. 

“Il decreto - spiega a salto.bz Fabio Valcanover, avvocato del foro di Trento ed esponente dei radicali - è stato anticipato da una sentenza della Corte Costituzionale dei primi di marzo che applica lo stesso principio previsto da questa riforma, dunque non comprendo chi si scandalizza per il via libera del governo”. La levata di scudi è arrivata da Lega e 5 stelle, per Matteo Salvini si tratta di una norma “salva-ladri”, mentre per il grillino Alfonso Bonafede, indicato dal M5s come papabile “candidato” per il ministero della Giustizia, si tratta di un provvedimento che “mina alla base il principio della certezza della pena”.

Si tratta di misure che danno un margine di umanità maggiore nell’esecuzione della pena, nella speranza che tale pena persegua la finalità costituzionale laddove possibile, ovvero quella del reinserimento della persona nella società e permetta di evitare la recidiva, che ha costi economici giganteschi per lo Stato

Per Valcanover non si tratta di una norma svuota-carceri ma di prendere atto che le strutture penitenziarie non sono l’unico modo di affrontare la pena, “Attraverso questa norma si intende ‘rivitalizzare’ la funzione giurisdizionale, di dare ai magistrati di sorveglianza pieni poteri relativamente a reati meno gravi. Essi avranno il compito di valutare, caso per caso, nel contraddittorio delle parti, tra accusa e difesa, se il detenuto ha diritto a misure alternative, dunque checché se ne dica non sussiste alcun automatismo”.

Fra le altre cose la norma mette in rilievo il diritto del detenuto a essere assegnato a un istituto prossimo alla residenza della famiglia “fatta salva l'esistenza di specifici motivi contrari” e consente l’uso delle tecnologie informatiche nel carcere, posta elettronica, ad esempio, o Skype, “si tratta di misure che danno un margine di umanità maggiore nell’esecuzione della pena, nella speranza che tale pena persegua la finalità costituzionale laddove possibile, ovvero quella del reinserimento della persona nella società e permetta di evitare la recidiva, che ha costi economici giganteschi per lo Stato: perseguimento di reati che vuol dire processi, che vuol dire ancora carceri, in sostanza soldi buttati. L’espiazione della pena deve essere utile a non commettere ulteriori reati”, così Valcanover. In Italia, aveva evidenziato anche il Guardasigilli Orlando, “spendiamo quasi 3 miliardi l’anno per il trattamento dei detenuti, ma abbiamo una delle recidive più alte d’Europa”.

Restano insolute questioni rilevanti come quelle che afferiscono alla sfera dell’affettività, “una delle componenti più importanti dello sviluppo umano e che comprende anche la sessualità - sottolinea infine l'avvocato trentino -, senza affetti un ingresso nel consesso civile, che sia consono alle aspettative della collettività, diventa inevitabilmente molto complicato”.