Environment | SALTO GESPRÄCH

“La crisi climatica non va in vacanza”

Silvia Pomella, sedicenne attivista di Fridays For Future Southtyrol. Non sopporta le ingiustizie e ha carisma da vendere. La lotta per il clima ai tempi del coronavirus.
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Foto: Silvia Pomella

Silvia Pomella vive a Cortaccia, nella Bassa Atesina, frequenta il Liceo Pascoli con indirizzo delle scienze umane internazionale e suona il pianoforte. A febbraio 2019 durante la prima manifestazione di Fridays For Future locale ha tenuto il suo primo discorso e da quella volta ha deciso di fare qualcosa di concreto per il futuro dell’ambiente. La paura per il cambiamento climatico, la lotta contro le ingiustizie del mondo e la voglia di far sentire la propria voce l’hanno resa parte del comitato del movimento, che durante il lockdown non si è fermato. Martedì scorso, con lo slogan #treateverycrisis, ha manifestato silenziosamente in piazza Magnago a Bolzano per sottolineare di trattare anche la crisi climatica come una vera e propria crisi e quindi di agire ora.

salto.bz: Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’attivismo?

Silvia Pomella: Da sempre mi interessa il mondo dell’attivismo e quello della politica, quest'ultima mi affascina perché credo sia il mezzo attraverso il quale si possano abbattere le ingiustizie. Mi sono sempre sentita obbligata a impegnarmi per le persone meno fortunate di me e che avevano meno privilegi di me. Lotto con e per queste persone, perché trovo ingiusto che io abbia tanti diritti e privilegi quando altre ragazze non li hanno. Mi dà una bella sensazione potermi impegnare attivamente per i valori e le idee in cui credo.

Quando è iniziata la tua esperienza con Fridays For Future Southtyrol?

È iniziata esattamente a febbraio del 2019, con la prima manifestazione. Non facevo parte del team ma mi sono lanciata e ho tenuto un discorso in piazza, lì ho deciso che volevo esserci in prima persona perché il tema dei cambiamenti climatici mi è stato sempre molto a cuore. Ho sempre avuto tanta paura per l’ambiente e grande ansia quando pensavo al mio futuro. Allora mi sono detta che era meglio fare qualcosa di concreto. Entrare nel comitato di Fridays For Future mi ha fatta sentire più calma con me stessa, perché ho capito che facevo qualcosa per il mio di futuro.

Mi sono resa conto che l’età non era un limite. ‘Se ce la fa lei (Greta Thunberg) ce la posso fare anche io’, mi sono detta.

Da chi o da cosa hai tratto ispirazione per abbracciare questa causa?

Sicuramente mi ha ispirato molto l’ambiente famigliare, perché sono cresciuta in una famiglia molto aperta e bilingue. Quindi conosco bene il mondo italiano e quello tedesco e questo mi ha aiutata molto perché mi ha dato una visione sulla società a 360 gradi. Anche mia sorella è particolarmente vicina al tema dei cambiamenti climatici e mi ha influenzata. Poi quando ho visto Greta Thunberg che aveva la mia età e che stava facendo una cosa così grande, quello mi ha dato una spinta in più perché mi sono resa conto che l’età non era un limite. ‘Se ce la fa lei ce la posso fare anche io’, mi sono detta.

Cosa significa per te essere un’attivista e fare attivismo per il clima?

Questa è sempre una domanda difficile perché non mi sono mai detta ‘io sono un’attivista e questo è quello che faccio’. Con il tempo, piuttosto, è nato questo ruolo. Per me significa lottare in prima fila contro quelle che sono le ingiustizie del mondo, da quelle sociali a quelle che riguardano i cambiamenti climatici. Infatti si parla proprio di ‘ingiustizia climatica’. Per me vuol dire non tacere, usare la mia voce per lottare per le cose in cui credo. Fin da piccola non mi è mai piaciuto stare zitta e non esprimere la mia opinione. Per me significa usare questo privilegio per porre l’attenzione su questioni che toccano persone in tutto il mondo. In Alto Adige siamo molto fortunati perché da qui non vediamo direttamente le conseguenze drastiche del cambiamento climatico. Poi di Fridays For Future mi piace il fatto di potermi battere per il futuro insieme ai miei coetanei, siamo tantissimi. Trovare persone simili a me, che condividevano la stessa causa, è stato bellissimo, l’attivismo è anche una questione di comunità, di lottare per valori comuni.

Nella vita di tutti i giorni che significato ha essere attivista?

Ovviamente la mia quotidianità è cambiata molto, perché fare attivissimo è solo una parte del lavoro, l’altra è fatta di piccole cose che riguardano appunto la vita di tutti i giorni. Io cerco sempre nel mio ambiente, a scuola e con gli amici di parlare e di sensibilizzarli sui temi che difendo. L’attivismo non è solo scendere in piazza, urlare e andarsene a casa a non fare niente. L’attivismo comprende tante altre cose che spesso non vengono viste, come confrontarsi con gli altri, sedersi e fare discussioni scomode anche con gente che ti sta vicino e non la pensa come te. Bisogna fare piccole azioni ogni giorno che concretizzino l’idea e il motivo per cui si lotta sulle strade.

L’attivismo non è solo scendere in piazza, urlare e andarsene a casa a non fare niente

I protagonisti di Fridays For Future sono soprattutto i giovani. Cosa smuove un ragazzo a impegnarsi per una causa così gusta?

Mobilita questa fascia d’età perché saremo noi giovani che dovremo pagare tutte le conseguenze dei cambiamenti climatici che si sono già viste in questi anni, ma quelle più drastiche ci presenteranno il conto tra un paio di anni. E sarà proprio la nostra generazione che dovrà affrontarle. Per questo sono scesi in piazza così tanti giovani, è nata una grande paura per il futuro che forse generazioni più vecchie non hanno. Noi abbiamo tutto un futuro davanti, la nostra vita da vivere, i nostri sogni da realizzare e quindi per noi questa paura è molto più concreta perché c'è grande incertezza.

Quanto è attivo il movimento a livello locale?

FFF esiste in Alto Adige da inizio marzo dell’anno scorso. Fin da subito abbiamo fatto tante azioni come mercatini dell’usato, workshops, incontri, visione di documentari. Con il tempo abbiamo organizzato tante altre iniziative oltre agli scioperi. Non è facile trovarsi a 16 anni ad avere a un tratto tutto questo seguito. Ci sentiamo una grande responsabilità sulle spalle, soprattutto dopo le prime manifestazioni che hanno avuto un successo enorme. Ci hanno fatto capire che dovevamo mantenere alta l’attenzione che si era creata sul cambiamento climatico. Siamo un movimento fatto di giovani, ma vogliamo che ci sia una presa di coscienza dell’intera società, adulti e politici.

Qual è stato il risultato? Siete soddisfatti?

Da un determinato punto di vista sì, perché molte più persone hanno iniziato a parlare dei cambiamenti climatici, si leggono sempre più articoli sull'argomento che viene toccato inoltre molto di più anche in classe. Si nota che è diventato un tema ricorrente e che la gente si sta rendendo conto del problema. Questo ci rende molto orgogliosi. Sul fronte della politica la faccenda è più difficile, all’inizio ci siamo sentiti ascoltati ma adesso abbiamo avuto la conferma che i cambiamenti climatici sono stati di nuovo dimenticati.

Credi che in questo periodo di emergenza sanitaria la gente si sia scordata dell’emergenza climatica?

È ovvio che bisognava impiegare tutte le risorse possibili per affrontare la crisi sanitaria. Quello che ritengo sbagliato è che, passata la fase acuta dell'emergenza, non ci si sia posti l’obiettivo di ripartire in modo diverso. Questo nessuno lo ha fatto, tutti hanno cercato di ritornare il prima possibile alla normalità e alla quotidianità, che era il vero problema. Appare sprecata questa occasione per una ripartenza più ecosostenibile. Purtroppo ci siamo resi conto che la crisi climatica non è ancora vista da tutti come una vera e propria crisi. È già da anni ora di agire e quindi non si può aspettare il momento giusto per farlo. Fermare i cambiamenti climatici vuol dire prendere delle decisioni drastiche e difficili e per fare ciò ci vuole tanto coraggio e determinazione. Adesso c'era l’occasione per facilitare questo processo, per cambiare rotta verso un futuro più ecosostenibile, ma purtroppo abbiamo visto che la crisi climatica è stata totalmente dimenticata e questo ci rende molto tristi e arrabbiati.

Adesso, di nuovo, la crisi climatica non è più una priorità

Come è stato portato avanti l’attivismo in questo periodo?

Dall’inizio della quarantena ci siamo ritrovati in una realtà, come per tutti, quasi sconosciuta e quindi per noi è stato difficile trovare dei mezzi alternativi alle manifestazioni per arrivare alla società. Gli scioperi erano il mezzo più importante e il più efficace per farci sentire. Subito abbiamo iniziato a spostare i nostri incontri settimanali in videochiamata e ci siamo posti come obiettivo quello di rimanere attivi anche se distanti. Abbiamo convenuto di continuare in qualche modo, perché la crisi climatica non va in vacanza. Abbiamo iniziato a fare incontri aperti a tutti in videochiamata, come lo sciopero globale online, un open meeting visto che il 24 aprile è saltata la manifestazione ‘in presenza’. Il venerdì ognuno ci mandava le foto con il proprio cartellone e noi lo pubblicavamo, però ci mancava andare in piazza.

Come è nata l’idea del flash mob di martedì scorso a Bolzano? Qual era il vostro obiettivo?

Ci siamo fatti ispirare dai Fridays For Future Germany che hanno fatto un’azione a Berlino in cui hanno esposto davanti al Bundestag tanti cartelloni, ovviamente senza i manifestanti, per simboleggiare il fatto che ancora tante persone stanno lottando contro i cambiamenti climatici. Quindi, in piazza a Bolzano, abbiamo inscenato una manifestazione, silenziosa e statica, in cui c’erano al posto nostro dei cartelloni fatti da noi, e abbiamo scritto per terra con i gessi lo slogan Treat Every Crisis, ‘occupatevi di ogni crisi’.

Quali sono i programmi futuri e le prossime mosse di Fridays For Future Southtyrol?

Siamo ancora in un periodo di grande incertezza perché non sappiamo quando potremo riprendere con le manifestazioni, ma ci siamo comunque posti come obiettivo di rimanere attivi anche sui nostri account social pubblicando video delle piccole azioni di ognuno. In più ieri, 20 giugno, le Sardine di Bolzano ci hanno chiesto di aiutarli a raccogliere dei fondi per realtà culturali e associazioni che hanno sofferto durante questo periodo di crisi. Abbiamo valori comuni e vogliamo aiutare questa realtà, quindi siamo scesi in piazza per l’evento ‘#1000 piantine – Fotosintesi per la cultura’ per raccogliere offerte libere da dare in beneficenza.