Bacher dà l'addio al calcio

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Ora si dedicherà alla famiglia, ma il calcio non lo abbandonerà dato che sarà uno dei responsabili dei giovani del Südtirol. Michael Bacher, partito dalla formazione biancorossa per poi girare diverse squadre del nord Italia tra serie C e D, ha appeso gli scarpini al chiodo.
SALTO: Michael, a 37 anni, al termine della stagione da poco conclusasi che l’ha vista raggiungere con la sua squadra, il Gherdeina, la promozione in Eccellenza, ha dato l’addio al calcio: come mai?
Michael Bacher: Ho un problema fisico ad entrambi i tendini d’Achille, in particolare il destro, che mi tiro avanti da diversi anni, e con il tempo è peggiorato e questo non mi permetteva di divertirmi più e dopo ogni partita per qualche giorni non camminavo bene. Mi sono operato dieci anni fa, per qualche tempo è andata bene, ma negli ultimi 4-5 anni ho sofferto tantissimo e negli ultimi mesi era un disastro: giocavo nonostante riuscissi ad allenarmi davvero poco.
Cosa le ha dato il calcio?
E’ stata tutta la mia vita, gli amici, le esperienze in giro per il Nord Italia: il calcio ti dà delle emozioni particolari. Ovvio adesso fra qualche mese mi nasce la seconda figlia (il primogenito ha 3 anni nda) e tutto questo mi ha dato un’ulteriore spinta per dire basta sperando di riuscire a giocare con la piccola di più rispetto a quanto fatto con il primo.
Sarà un futuro senza calcio il suo?
Al contrario: ho l’accordo con il Südtirol per il ruolo di responsabile tecnico per i giovani talenti dall’Under 11 all’Under 14.
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Qual è stato il momento più bello e quale il più brutto della carriera?
Il più bello la vittoria del campionato di C2 con il Südtirol. E poi, ma me sono reso conto solo dopo, l’aver giocato gli Europei U17 con la maglia della Nazionale. Di momenti brutti fortunatamente ne ho vissuti pochi a parte gli infortuni: direi che la retrocessione, l’unica della mia carriera, in Eccellenza con la Virtus Bolzano è stata una bella botta.
A proposito di Nazionale U17 chi è arrivato poi in serie A dei suoi vecchi compagni?
De Silvestri del Bologna è sicuramente quello che ha fatto più carriera:, c’erano tanti talenti in quella squadra ma nessuno, tranne lui, è riuscito a raggiungere e a mantenere certi livelli.
Dei compagni con cui ha giocato, con chi è diventato ed è ancora amico?
Quelli con cui sono partito: Cia, il mio migliore amico, poi Fink, Fischnaller e Kiem. Pure Scavone, anche se lo sento un po’ meno degli altri, ha girato tanto anche lui e ci siamo un po’ persi di vista. E poi tanti altri che non sono dell’Alto Adige. Mi fa enormemente piacere tornare al Südtirol per ritrovare Fink.
Il rimpianto? Quando sono andato via dal Südtirol speravo e sembrava che potessi fare una carriera più importante: purtroppo le scelte fatte e gli infortuni non me lo hanno permesso
Qual è l’allenatore che si sente ringraziare particolarmente?
Alfredo Sebastiani: abbiamo fatto tanti anni insieme, in particolare quelli con gli Allievi Nazionali del Südtirol che mi hanno permesso di fare il salto in prima squadra e poi abbiamo vinto la C2. L’ ho ritrovato qualche anno fa poi alla Virtus Bolzano: è un allenatore che mi ha dato davvero tanto.
Qualche rimpianto per la sua carriera?
Ne ho. Quando sono andato via dal Südtirol speravo e sembrava che potessi fare una carriera più importante di quella che ho fatto. Rimpianti per le scelte fatte, la Cremonese non è stata probabilmente quella più azzeccata e poi gli infortuni hanno fatto il resto. Avrei potuto firmare per l’Entella che poi è andata in B dalla C2, ma alla fine complessivamente sono contento di quello che ho fatto.
Qual è il giocatore più forte con il quale ha giocato?
A livello di talento Cia: l’ho visto crescere da quando sono arrivato al Südtirol a 14 anni fino adesso, da allora talenti così non si sono più visti in Alto Adige. Uno poi fortissimo, con cui ho giocato in Nazionale è Russotto: a quei tempi ha esordito in A con il Napoli, poi si un po’perso (gioca con il Siracusa, neopromosso in serie C nda).
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